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Programma: “La Via dei Borghi 2018”

Il progetto nato dalla sinergia tra le associazioni Kalabria Experience e Il Giardino di Morgana, che ha trovato successivamente l’appoggio delle varie amministrazioni e associazioni coinvolte è articolato su 8 tappe tutte in periodi di scarsa affluenza turistica nell’area pedemontana e collinare dell’Aspromonte orientale. Il progetto mira a una destagionalizzazione del flusso turistico attraverso una fruizione del territorio con approccio ecocompatibile.

La via dei borghi si avvarrà dei patrocini della Città Metropolitana di Reggio, dei comuni di Motta, Condofuri, Bova, Staiti, Sant’Agata del Bianco, Condojanni, Sant’Ilario dello Jonio e di numerose Pro -Loco come: Motta San Giovanni, Brancaleone, Bruzzano Zeffirio, Staiti, Bovalino, e Mammola.

Comincia il viaggio…

25 MARZO: Bova “La domenica delle Palme” (RINVIATA CAUSA MALTEMPO AL 10 GIUGNO)

L’antica Chora di Vùa sarà la protagonista di questa tappa tra miti ancestrale ed una storia tutta da scoprire tra i suoi vicoli ed i suoi monumenti pieni di testimonianze importantissime di un passato illustre per quella che viene considerata la capitale dell’Area Grecanica e che la storia ci indica come antica sede vescovile. Quest’escursione ci permetterà di conoscere meglio la storia di Bova dalla preistoria passando per la mescolanza di popoli e lingue che nei secoli si sono avvicendati per giungere fino ai giorni nostri.

 

6 MAGGIO: Amendolea “Il Castello dei Ruffo” e  Gallicianò “Il borgo dei Greci di Calabria”

Questa tappa mira al cuore dell’Area Grecanica, al cuore del gigante d’argento che si dipana nel letto del torrente Amendolea. Sarà un viaggio affascinante che ci condurrà alla riscoperta dei borghi di Amendolea, con la visita delle chiese e dei ruderi del Castello.

Il nostro viaggio proseguirà poi a Gallicianò, l’acropoli dei Greci di Calabria dove il greco è ancora una lingua viva, dove il tempo pare si sia fermato, dove potremo apprezzare numerose testimonianze del passato che ancora raccontano di Grecità e di una Calabria che sa stupire.

 

15 APRILE: Motta San Giovanni “Il castello di Santo Niceto”

Sarà un itinerario alla scoperta della storia del territorio di Motta San Giovanni e non solo anche di pagine di storia che interessano l’intero bacino del Mediterraneo. Partiremo dal castello di Santo Niceto, una delle fortezze che costituivano la catena difensiva della città di Reggio con i suoi affacci sullo Stretto e sull’ Etna e poi ci dirigeremo verso Lazzaro alla scoperta dell’ Antiquarium dove tra i tanti reperti vengono custodite le tracce della legione che Ottaviano Augusto volle fondare nell’ area dello Stretto. Questo viaggio troverà conclusione presso il sito archeologico di Lazzaro che ci permetterà di conoscere meglio una pagina d storia romana scritta alle nostre latitudini.

20 MAGGIO: Bruzzano Vetere – S. Maria di Tridetti – Brancaleone Vetus “La valle degli Armeni”

Un viaggio dalle caratteristiche emozionali, che da Rocca Armenia di Bruzzano Vetere attraverserà i confini primordiali di popoli antichi e di testimonianze del passato ancora tangibili dai segni evidenti di Rocca Armenia, dello straordinario Arco dei Principi di Carafa e del Monastero degli Agostiniani

Un viaggio attraverso l’archeologia, che attraverserà anche l’antica Abbazia di Santa Maria di Tridetti (Monumento Bizantino dell’ XI° secolo) con le sue architetture complesse ma dai connotati pregevoli

Proseguiremo poi verso il Parco Archeologico di Brancaleone Vetus, 310mt slm, un borgo intriso di storia e caratterizzato da insediamenti rupestri risalenti al V-VI° sec. D.C. dove panorami mozzafiato, ci regaleranno panorami unici a 360°  e sull’intera “Valle degli Armeni”.

 

23 SETTEMBRE: Placanica ” Tra cielo e mare”

Un borgo Medievale affascinante, unico e caratteristico. L’abitato originario risale al XII secolo e sorge su una collina tra la fiumara Precariti ed il torrente Càstore o Fiorello. Scopriremo infatti la storia e le vicissitudini di questo borgo con il Suo Convento dei Padri Domenicani, Il castello feudale, la torre di guardia a pianta circolare e le caratteristiche vie del rione San Leonardo, la chiesa di San Basilio Magno, dove tra le tante opere spicca una tela di San Gennaro datata al 1600, un Tabernacolo di presumibile scuola Gaginesca, ed un Busto ligneo raffigurante Sant’ Emidio patrono del Paese, e tante altri scorci e testimonianze dell’antichità.

14 OTTOBRE: Bovalino Superiore “Tra storia e religiosità” e Condojanni “Il Castello”

Un viaggio in uno dei borghi poco conosciuti dell’area Locridea che conserva numerosi tesori tutti da scoprire e riscoprire, per comprendere l’anima più intima di questo luogo intriso di storie e leggende, dove il suo castello, la chiesa dell’Immacolata con il suo museo non lasceranno spazio alla noia. Bovalino ha anche dato i natali al Beato Camillo Costanzo dove sarà possibile visitare la sua caratteristica Casa Museo.

Il viaggio proseguirà alla volta di Condojanni (frazione del comune di Sant’Ilario) un borgo fantastico dalle caratteristiche medievali particolari, dove a spiccare in alto sulla sua rupe la torre Saracena o dei Saraceni e le antiche mura fortificate. Tra vicoli e panorami sulla vallata e sul mare che offrono al visitatore scenari indelebili.

 

28 OTTOBRE: MuSaBa “Il Museo delle Meraviglie” e Mammola “Il borgo dei Mulini”

Il MuSaBa è situato  nella vallata del Torbido a sud-est del centro abitato di Mammola.  L’area copre una superficie di 7 ettari, di cui parte si trova in prossimità  dell’alveo del torrente Torbido. MUSABA Parco Museo All’aperto , un parco laboratorio produttivo creato dagli artisti  NIK SPATARI e HISKE MAAS, che dal 1969 decidono di lavorare  ad un progetto globale che contempli la produzione dell’arte nell’ insieme di uno specifico contesto, con specifici punti di riferimenti storici e identitari.

Paese di origini contadine, aveva una sussistenza basata sull’allevamento di bestiame, sui prodotti correlati e sull’agricoltura, il borgo è arroccato sulle falde di una catena montuosa, contrafforte del Monte Limina (Parco nazionale dell’Aspromonte) e del Monte Seduto (Catena delle Serre). Il paese conserva l’impianto medievale contraddistinto da abitazioni raccolte attorno a numerose piazzette. I palazzi (De Gregorio, Ferrari) risalenti all’epoca feudale, Del Pozzo, Florimo, Spina, Piccolo, a “Gellario” dei Barillaro (di epoca più recente). Vi sono poi edifici religiosi: la chiesa Matrice (XII secolo) la chiesa della SS. Annunziata, quella della Madonna del Carmine e di San Filippo Neri (XVI secolo) Oltre ai Mulini che qui sono l’emblema di un popolo da secoli dedito all’agricoltura.

18 NOVEMBRE: Sant’Agata del Bianco “Il paese di Saverio Strati”

Un itinerario ricco di storia, dai Palmenti di Pietra alla letteratura del noto scrittore Calabrese Saverio Strati che ci accompagnerà per le vie del borgo attraverso le sue parole. Caratteristiche sono le sue piazzette, il “Museo delle cose perdute” e la “via delle porte pinte”, un opera d’arte urbana che caratterizza questo borgo dai contorni davvero caratteristici e unici.

 

COME PARTECIPARE?

BASTERA’ TELEFONARE ALMENO 3 GIORNI PRIMA DELLA DATA STABILITA AI NUMERI: 347-0844564 (Carmine) OPPURE 348-9308724 (Domenico)  si prega di fornire i propri dati anagrafici ai fini assicurativi (Nome e Cognome)

Le attività si auto-sostengono così come i costi delle trasferte a cura dei partecipanti ed hanno una quota di partecipazione che varia a seconda dei servizi offerti (ES. quota assicurativa, organizzazione, degustazione, ingressi musei, chiese, altro…)

(eventuali dettagli delle attività previste verranno comunicati anticipatamente 10 giorni prima di ogni uscita-evento) ATTRAVERSO I NOSTRI CANALI DI INFORMAZIONE UFFICIALI FACEBOOK:

La partecipazione è libera e aperta a tutti senza limiti di età o di numero.

IL PROGRAMMA POTRA’ SUBIRE DELLE VARIAZIONI CHE SARANNO COMUNICATE PER TEMPO ATTRAVERSO LE NOSTRE PAGINE FACEBOOK UFFICIALI:  KALABRIA EXPERIENCE  e ASSOCIAZIONE  IL GIARDINO DI MORGANA

 

IL PROGETTO SI AVVALE DEL PRESTIGIOSO  PATROCINIO MORALE:

CON IL PATROCINIO MORALE DEI COMUNI:

LA FATTIVA COLLABORAZIONE DELLE PRO-LOCO:

LA COLLABORAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI:

SI RINGRAZIANO I MEDIA PARTNERS:

 

SCARICA IL PROGRAMMA:

 

 

 

 

Conferenza Stampa di presentazione del Progetto “La Via dei Borghi”

E’ indetta per sabato 17 Marzo alle 15.30 presso la delegazione comunale di Condofuri Marina la conferenza di presentazione del progetto “LA VIA DEI BORGHI”.
Il progetto nato dalla sinergia tra le Associazioni Kalabria Experience e Il Giardino di Morgana si articolerà in un calendario di 8 escursioni suddivise in due gruppi intervallati dal periodo estivo e finalizzato a permettere una fruizione dei borghi in periodi di scarsa affluenza turistica.
Il progetto articolato su più tappe, tutte in periodi di scarsa affluenza turistica nell’area pedemontana e collinare dell’Aspromonte orientale, mira a permettere una destagionalizzazione del flusso turistico attraverso una fruizione del territorio con approccio ecocompatibile.
Il turismo lento e la comprensione dei luoghi permetteranno una maggiore conoscenza nel territorio di residenza (nel caso di residenti) o di destinazione (nel caso di non residenti) nei fruitori del progetto, che indirettamente diverranno ambasciatori del territorio visitato attraverso varie forme, come ad esempio la condivisione social di riproduzioni fotografiche e video dei posti visitati che verrà opportunamente incentivata dagli organizzatori.
Saranno tanti i luoghi identitari della fascia ionica reggina meta della Via dei Borghi e tante le associazioni e gli enti coinvolti nei vari appuntamenti.
L’unica indiscrezione filtrata al momento è la tappa di partenza che sarà il 25 marzo a Bova in occasione della processione delle palme, tutti gli altri dettagli verranno esposti in sede di conferenza sabato 17 Marzo alle 15.30

La via dei Borghi. In collaborazione con l’Associazione Culturale il giardino di Morgana

La via dei borghi è un progetto nato dalla sinergia tra le associazioni Kalabria Experience e Il Giardino di Morgana. Il progetto si articola in un calendario di 8 (otto) escursioni suddivise in due gruppi intervallati dal periodo estivo e finalizzato a permettere una fruizione dei borghi in periodi di scarsa affluenza turistica.

Il progetto articolato su più tappe, tutte in periodi di scarsa affluenza turistica nell’area pedemontana e collinare dell’Aspromonte orientale, mira a permettere una destagionalizzazione del flusso turistico attraverso una fruizione del territorio con approccio ecocompatibile.

Il turismo lento e la comprensione dei luoghi permetteranno una maggiore conoscenza nel territorio di residenza (nel caso di residenti) o di destinazione (nel caso di non residenti) nei fruitori del progetto, che indirettamente, diverranno ambasciatori del territorio visitato, attraverso varie forme come ad esempio la condivisione social di riproduzioni fotografiche e video dei posti visitati che verrà opportunamente incentivata dagli organizzatori.

Saranno tanti i luoghi identitari della fascia ionica reggina meta della Via dei Borghi e tante le associazioni e gli enti coinvolti nei vari appuntamenti.

Non resta che attendere le date ufficiali di questo nuovo anno che vi porterà a scoprire i borghi e le meraviglie nascoste del territorio!

Ferruzzano (RC); Il bosco di Rùdina, un patrimonio da preservare e tutelare.

Tutti voi che ci seguite e ci leggete quotidianamente, sapete quanto sia importante per noi diffondere la cultura ambientalista del rispetto della natura, della cultura dei luoghi e delle bio-diversità esistente. Ebbene abbiamo deciso di parlarvi del Bosco di Rùdina che si trova a Ferruzzano un bosco delle meraviglie che nasconde segreti incredibili.

Ci siamo affidati a degli studi condotti sul caso specifico ed abbiamo estrapolato le fonti più importanti per farvi capire quanto sia importante  conoscere i vari aspetti che caratterizzano quest’isola alle pendici pre-aspromontane sul versante jonico reggino.

Il Bosco di Rùdina è localizzato nella fascia collinare del versante ionico della provincia di Reggio Calabria, a quote comprese tra i 200 e i 400 m. s.l.m. (Fig. 1). Il bosco si rinviene a poca distanza dal centro abitato di Ferruzzano, sui versanti con prevalente esposizione a settentrione che digradano verso l’ampio alveo della Fiumara La Verde. Sotto il profilo amministrativo il bosco rientra nel comune di Ferruzzano, ma l’area cartografata è più vasta e interessa anche i comuni di Caraffa del Bianco e Sant’Agata del Bianco. Il Bosco di Rùdina ha un notevole interesse naturalistico soprattutto per la diversificata vegetazione forestale, nel complesso ben conservata, condizione che si rinviene raramente sul versante ionico calabrese. Per salvaguardare questo particolare biotopo esso è stato designato come Sito di Importanza Comunitaria (S.I.C.) nell’ambito del progetto Bioitaly.

GEOLOGIA E GEOMORFOLOGIA (Progetto Phytos.I.S. Aa cura del Dott. Antonio Costantini
Commissario Liquidatore ARSSA)

Il territorio esaminato è caratterizzato da substrati geologici di natura sedimentaria che possono
essere fatti risalire al Miocene medio-inferiore. Le principali unità geo-litologiche osservate sono le
seguenti (Cassa per il Mezzogiorno, 1971)- Argille nerastre-grigie o policrome, spesso di aspetto caotico, denominate “argille scagliose”. Esse si presentano con intercalazioni, anche considerevoli, di arenarie brune a grana fine, contorte e suddivise in blocchi di forme allungate e piatte. Occupano prevalentemente una superficie che circonda la località Rocca del Carruso. Presentano scarsa resistenza all’erosione e, quando impregnate d’acqua, tendono a dar luogo a movimenti franosi (colate di fango).

-Siltiti grigie in strati sottili, generalmente con frequenti intercalazioni sabbiose. Sono diffuse, oltre che nei pressi della già citata Rocca del Carruso, anche in località Cerasa e presso Fontana dei Frati. Presentano una moderata resistenza all’erosione e una permeabilità da bassa a media.

– Arenarie quarzose con locali intercalazioni di argille marnose rossastre o di siltiti grigi
Costituiscono il complesso più diffuso all’interno della superficie cartografata, comprendendo l’intero Bosco di Rùdina ed una larga fascia situata ad Est del paese di Ferruzzano. Questo complesso presenta una resistenza all’erosione piuttosto elevata, eccetto nelle zone di più intensa fratturazione; la permeabilità è notevole.

Arenarie, generalmente grossolane e massicce, talora con concrezioni, localmente
con piccoli ciottoli, dotate di elevata resistenza all’erosione ed elevata permeabilità. Nell’area
cartografata sono significativamente presenti solo ad Est della Rocca del Carruso, dove
costituiscono una stretta fascia che si snoda in direzione Nord-Sud.

– Detriti di frana, i quali occupano soprattutto le zone vallive.
Sebbene questa descrizione dei complessi litologici sia in accordo anche con la loro disposizione stratigrafica – infatti, nella norma, le rocce che si trovano sotto le argille scagliose sono, in ordine discendente, siltiti-calcari duri – areniti – l’area di Ferruzzano rappresenta una notevole eccezione, poiché in essa si osserva la presenza di grandi affioramenti di rocce arenacee circondati da argille policrome. Pertanto, la massa di Ferruzzano sembra essere stata, un tempo, una intercalazione di materiale sabbioso tra le argille, poiché vi sono argille policrome sopra e sotto di essa; parte delle argille che appaiono superiormente sono ben stratificate e gli strati sabbiosi questione passano superiormente a siltiti e ad argille (Davies, 1962).

GEODINAMICA DEL TERRITORIO

Il territorio di Ferruzzano rientra nell’area sismica definita “versante ionico aspromontano”. Si tratta di un’area di minore importanza, inserita fra le due principali aree sismiche calabresi: la Piana di Gioia Tauro e lo Stretto di Messina (Bottari et al 1982). Nel 1907, un disastroso terremoto sconvolse l’intero centro abitato. Appena 70 anni dopo, nel 1978, una nuova scossa di magnitudo 4.6, pari al VII grado della scala MSK (Medvedev, Sponheuer, Karnik) interessò Ferruzzano insieme a Palizzi, Roccaforte del Greco, Bova e Staiti. Il paese di Ferruzzano fu quello maggiormente colpito, sia come conseguenza del primo che del secondo evento sismico, ma è interessante osservare che, sebbene l’ultimo sisma abbia avuto un’intensità di 7° MSK, i danni riportati agli edifici sono confrontabili con quelli determinati da un sisma di 8° MSK. L’amplificazione dell’effetto della scossa sismica è dovuto alle peculiari condizioni geologico-strutturali, morfologiche e di stabilità di versante che interessano il comprensorio di Ferruzzano. In particolare, si rileva un importante “effetto di picco”, legato alla posizione sommitale dei paesi; la presenza di strati di rocce “soffici” sovrapposte su substrati rigidi; la presenza di sottili strati di detriti. Ferruzzano, fra l’altro, presenta le peggioricondizioni di stabilità rispetto ai centri abitati limitrofi (Bottari et al., l.c.).8 Tutte le formazioni del Miocene inferiore appaiono, in zona, intensamente interessate da faglie. Le stesse argille assumono aspetto caotico proprio a causa della combinazione di faglie e scivolamenti. Il versante con pendenza in direzione Nord-Est, ai piedi del paese di Ferruzzano, è interessato da un importante movimento franoso, in prevalenza di tipo “scorrimento-colata”, ma anche di tipo “valanga di detrito”. Quest’ultima tipologia si osserva anche al di sotto di Bruzzano vecchio, sul versante con pendenza in direzione Sud (Sorriso-Valvo, 1994).

VICISSITUDINI STORICHE (a cura di Orlando Sculli)

Verso la metà dell’VIII sec. a.C., l’ateniese Teocle convinse calcidesi, megaresi e dori a tentare la colonizzazione di parte della Sicilia. I calcidesi fondarono Naxos, i megaresi Megara Iblea, i dori
discriminati tentarono il ritorno in patria, ma arrivati allo Zefirio (Capo Bruzzano) fondarono una piccola colonia (Müller, 1855). Pochi anni dopo, Archia di Corinto, guidando una spedizione di coloni della sua città verso la Sicilia (dove fondò Siracusa) e passando dallo Zefirio si fece guidare, per la sua impresa, dai dori che abbandonarono la piccola colonia. Mezzo secolo dopo all’incirca, nel 685 a.C., coloni greci provenienti dalla Locride Opunzia (od Ozolia) fondarono nei pressi di Capo Bruzzano, Locri Epizephiri che abbandonarono quattro anni dopo, spostandosi verso l’attuale piana di Locri, con l’aiuto dei siracusani (Strabone, 1988). Durante il periodo ellenico, romano e bizantino, l’attuale territorio di
Ferruzzano fu intensamente coltivato a vite, come attestano i circa 200 palmenti scavati nella roccia
disseminati ovunque. I reticoli di strade presenti in alcune contrade testimoniano la centuriazione
romana o bizantina in aree vocate alla viticoltura. Sicuramente la produzione di vino della zona era
destinata all’esportazione in terre lontane, anche nel tardo antico e durante il dominio di Bisanzio, come attestano le numerose croci bizantine impresse su alcuni palmenti. A partire dal IX secolo, dopo la conquista della Sicilia, gli arabi cominciarono a funestare la Calabria con attacchi12 continui e il territorio attorno a Capo Bruzzano fu sottoposto a scorrerie e brevi occupazioni. Nella primavera del 925, gli arabi occuparono e devastarono Bruzzano, guidati da Abu Ahmad Gafar Ibn Ubayd (Amari, 1935). La contrada S. Domenica, ricadente attualmente nel comune di Ferruzzano, dove vi sono segni di un insediamento ellenico, ospitava allora Bruzzano; la vicina contrada Schiavone ricorda l’acquartieramento in zona dell’esercito arabo, rinforzato allora da mercenari croati e dalmati,
chiamati all’epoca appunto schiavoni.

Una leggenda popolare, comune a Bruzzano e a Ferruzzano, indica che allora la popolazione si divise; mentre una parte restò nell’area, un’altra raggiunse la collina, su cui poi sorse Ferruzzano, che all’epoca mantenne il nome dello stesso Bruzzano. Infatti secondo il grande glottologo tedesco G. Rohlfs, che tanto amò ed onorò la Calabria con la sua opera, Ferruzzano non significa altro che Bruzzano, derivando il proprio nome dal passaggio intermedio di Fruzzano (Rohlfs, 1974). Bruzzano invece, secondo lo studioso tedesco, deriva il suo nome da quello di qualche famiglia romana (forse i Bruto), che possedevano qualche villa rustica in zona. A riprova di quanto ipotizzato da Rohlfs, riportiamo una interrogazione del principe di Salerno della famiglia del re Carlo I D’Angiò, del 1276, con cui chiedeva al giustiziere di Calabria quali fossero i territori forniti di porti ed ebbe in risposta che un porto era ubicato nel feudo di Giovanni De Brayda di Alba, signore della terra di Bruzzano Vetere e un altro nel territorio della contea di Bruzzano, pertanto Ferruzzano, di cui era signore Pietro Ruffo (Accademia Pontiana, 1968). Già a partire dal 1328, Ferruzzano perse il nome di Bruzzano e divenne Casale di Bruzzano Vetere, fino alle leggi eversive della feudalità, volute da Giuseppe Bonaparte nel 1806. Tra i casali di Bruzzano, ne esisteva un altro, chiamato Roseto (da un nome bizantino che sarà stato Ródanon). Il luogo dove esso sorgeva ricade ora nel comune di Ferruzzano e ce lo ricorda il Bosco di Rùdina, che contiene al suo interno una ventina di misteriosi palmenti (12 sono stati documentati). Proprio sul feudo di Rodano ci fu un contenzioso fra Giovanni De Brayda di Alba e Filippo Balderi, signore di Policore, il cui territorio era appartenuto a Bruzzano Vetere (cfr. Registri Angioini, vol. XIII, Registro n. 308, pg. 284). Il problema fu risolto con un matrimonio, ma ciò dimostra che Roseto ricadeva sul confine del territorio di Bruzzano e Samo (Policore, come allora veniva chiamato), dove ora si sviluppa il Bosco di Rùdina. Tale località era stata distrutta nell’estate del 952, da Al-Hasan, emiro di Sicilia, assieme a Pietracucca, grosso borgo che sorgeva forse tra Marinella di Bruzzano e Brancaleone (Amari, 1935). Fino al 1806, Ferruzzano seguì le sorti di Bruzzano, di cui era casale e prima della sua autonomia amministrativa aveva subito un terremoto nel 1783, con 35 morti; ma il colpo di grazia lo ebbe il 23 ottobre 1907, quando, dopo un terremoto disastroso, subì circa 200 morti. D’allora la ripresa fu problematica, funestata da frane, alluvioni,malaria e da una terribile emigrazione transoceanica che lo spopolò letteralmente. Attualmente è completamente privo d’abitanti, mentre alla marina sopravvive a stento unapiccola comunità, alla base di Capo Bruzzano, l’antico Zefirio.

LA VEGETAZIONE E LA FLORA

Il Bosco di Rùdina costituisce una formazione forestale di notevole pregio ambientale. La sua peculiarità, e forse anche la sua unicità, è rappresentata dal fatto di essere uno degli ultimi esempi di formazione forestale di bassa quota, presente sul versante ionico dell’Aspromonte. Il bosco presenta un notevole interesse naturalistico per la ricchezza floristica e la diversità fito-cenotica che vi si riscontrano. Infatti, non si tratta solo della tipica formazione di latifoglie sclerofille sempreverdi caratterizzata dal leccio, ma di un’entità più articolata e complessa dove appare meglio rappresentato per estensione il bosco misto a leccio e farnetto. Proprio la presenza di quest’ultima specie, spesso consociata ad altre specie arboree (come l’acero napoletano, l’acero trilobo, il frassino ossifillo o il carpino nero) rappresenta uno degli aspetti più interessanti del Bosco di Rùdina. La presenza di queste specie forestali a carattere mesofilo è possibile per la particolare conformazione morfologica del territorio prevalentemente esposto a settentrione. Tale caratteristica conferisce al biotopo un mesoclima a carattere più fresco e umido rispetto al territorio circostante. Infatti, dove tali fattori stazionali mutano, si assiste ad un conseguente ed ulteriore mutamento di composizione floristica. E’ il caso dei versanti più assolati a prevalenza di Quercus virgiliana, o dei versanti più acclivi, dove si rinvengono formazioni di leccio con Erica arborea o ancora impluvi con maggiore disponibilità di suolo, dove è il farnetto a
prevalere. Sebbene il Bosco di Rùdina sia caratterizzato da aspetti vegetazionali di sicuro interesse naturalistico, a tutt’oggi non è stato oggetto di un’accurata indagine floristica e fitosociologica. Dati inediti sulla flora e sulla vegetazione, limitatamente alla superficie interessata dalle formazioni forestali, sono riportati in Cameriere (2000). Molto meglio conosciuto, sia
floristicamente che fitosociologicamente, risulta essere il limitrofo Parco Nazionale dell’Aspromonte, istituito con DPR 14 gennaio 1994 (Brullo et al., 2001; Cameriere et al., 2002; Spampinato, 2002). 

Tra le specie rischio d’estinzione (Conti et al., 1997; Scoppola & Spampinato, 2005) è da citare in particolare Osmunda regalis L., riportata per la Calabria come specie fortemente minacciata, nota per pochissime stazioni montane della regione, alcune delle quali designate come S.I.C.
Un particolare contingente floristico è quello di alcune specie rare le cui ultime segnalazioni in Calabria si collocano tra la metà e la fine dell’’800 (Gussone, 1826; Macchiati, 1884; Porta et al., 1879) che, sebbene non inserite nelle liste rosse nazionali e regionali, sono da considerarsi, per l’area in oggetto e per tutto il territorio Aspromontano, come specie minacciate. Si tratta in particolare di:

– Calendula suffruticosa Vahl subsp. fulgida (Raf.) Guadagno,  

entità vegetale tipica degli
ambienti rupestri arenaceo-marnosi, finora
nota nel territorio aspromontano solo per
alcune località prossime allo Stretto di
Messina.

– Trifolium squamosum L. [syn: Trifolium maritimum Hudson],

entità segnalata anticamente presso Saline Joniche (RC) e Gerace (RC) da Porta (1879) e successivamente non più rinvenuta in Calabria da oltre un secolo (Conti et al., 2005).

– Silene bellidifolia Jacq.,

tipica degli incolti argillosi collinari e costieri ed indicata genericamente per il versante jonico della Calabria meridionale da Gussone (1826), Macchiati (1884), Porta et al. (1879) e non più rinvenuta in Calabria da oltre un secolo (Conti et al., 2005);

– Dianthus tripunctatus Sm.,

entità molto rara in Italia (Pignatti, 1982), presente solo in Toscana ed in Calabria ed inserita tra le specie a rischio di estinzione con lo status di di DD (data deficent) in quanto necessita di specifiche ricerche (Scoppola & Spampinato, 2005). In particolare, per la Calabria le ultime segnalazioni risalgono fino alla fine dell’800 (Tenore, 1830; Porta et al., 1879; Pasquale,1897). Una specifica analisi delle popolazioni di queste specie andrebbe svolta al fine di valutarne lo status IUCN.

Infine, sono da ricordare alcune specie prima non segnalate per il distretto floristico aspromontano
come: Phalaris truncata Guss., Salvia haematodes L., entrambe localizzate negli incolti
argillosi umidi, ed Isoëtes duriei Bory, piccola pteridofita tipica degli stagni temporanei.

IL S.I.C. “BOSCO DI RÙDINA”

Il S.I.C. “Bosco di Rùdina” (codice Natura 2000: IT9350159) rientra completamente nella cartografia presentata in questa sede. Esso, secondo la perimetrazione originale, si estende in provincia di Reggio Calabria per circa 177 ettari, ricadendo nella Regione biogeografica mediterranea (Fig. 4). Nel formulario Natura 2000, viene rimarcato innanzi tutto il valore naturalistico della lecceta mista a farnetto, corrispondente all’habitat 9340 della Direttiva Habitat 92/43/EEC. Si tratta di un bosco di notevole interesse in quanto raro sul versante ionico dell’Aspromonte. Il bosco viene indicato in buono stato di conservazione, ma estremamente vulnerabile all’incendio, al taglio ed al pascolo, nonché alla pressione antropica. La presenza del bosco misto di leccio e farnetto ha costituito la motivazione principale per proporre tale sito come SIC, ma oggi è possibile affermare che sono altrettanto meritevoli di protezione altre fitocenosi presenti nelle aree circostanti, come i pascoli aridi, nei quali si rinvengono specie tipiche dei substrati argillosi molto rare per il territorio calabrese, o gli stagni temporanei nei quali si localizza una peculiare flora igrofila. Inoltre lo studio svolto ha permesso di evidenziare la presenza di più tipologie di vegetazione forestale.

DINAMISMO DELLA VEGETAZIONE

L’analisi dei rapporti dinamici che si stabiliscono tra le varie fitocenosi ha permesso di definire le
serie dinamiche della vegetazione e di realizzare la carta della vegetazione potenziale, allegata alla carta della vegetazione reale. Le serie di vegetazione individuate sono qui di seguito brevemente descritte.
Serie della lecceta con erica (Erico-Querceto ilicis sigmetum)
Questa serie si localizza sui versanti con esposizione prevalentemente settentrionale, in genere piuttosto acclivi, con roccia affiorante. Fanno parte della serie, oltre bosco di leccio con erica che rappresenta lo stadio climax, anche le formazioni di macchia secondaria, ad erica e corbezzolo, dell’ Erico-Arbutetum unedonis, originate da processi di degradazione della cenosi forestale. Il perdurare dell’azione di disturbo innesca processi di degradazione del suolo che determinano l’insediamento delle garighe del Cisto-Ericion e dei prati aridi mediterranei dell’Echio-Galactition.

Serie del leccio e del farnetto (Querceto frainetto-ilicis sigmetum)
In Calabria, questa serie normalmente si localizza tra 400 e 800 m. Nell’area di studio, essa assume il significato di una edafoserie localizzata a quote inferiori, su substrati sabbiosi più freschi e umidi
per la particolare posizione topografica, essendo esposti a settentrione. Questa è la serie che  occupa la maggiore superficie nel Bosco di Rùdina.  La formazione edafo-climatofila è rappresentata da bosco misto di leccio e farnetto del Quercetum frainetto-ilicis. Fanno parte della serie la macchia ad Erica arborea e Arbutus unedo dell’EricoArbutetum unedonis, le garighe a cisto di Montpellier e sparzio villoso del Cisto-Ericion e i prati aridi mediterranei dell’Echio-Galactition.

Serie della quercia castagnara con erica (Erico-Querceto virgilianae sigmetum)
Lo stadio climax è rappresentato dal bosco di quercia castagnara (Quercus virgiliana) con erica
arborea (Erico-Quercetum virgilianae). Questa serie si insedia su substrati arenacei. I processi di
degradazione, legati all’incendio e ai conseguenti fenomeni di erosione, favoriscono l’affermarsi
della macchia del Calicotomo infestae-Ericetum arboreae e, successivamente, determinano l’insediamento delle garighe a cisti del CistoEricion. Queste formazioni secondarie formano spesso un mosaico con i prati terofitici dell’EchioGalactition.

Serie della quercia castagnara con olivastro (Oleo-Querceto virgilianae sigmetum)
Questa serie si insedia sui substrati a reazione neutra o neutro-basica, rappresentati da argille e siltiti. La vegetazione climatofila è rappresentata dal bosco termofilo dell’Oleo-Quercetum virgilianae, a dominanza di quercia castagnara, con denso strato arbustivo di sclerofille sempreverdi, fra le quali assumono maggior rilievo strutturale Olea europea subsp. oleaster e Pistacia lentiscus. Le azioni di disturbo determinano la sostituzione di questa formazione forestale con la macchia a lentisco e olivastro, con la quale spesso forma un mosaico. Gli ulteriori stadi di degradazione sono rappresentati dalle garighe a cisti e dai prati aridi mediterranei. Geoserie ripale dei corsi d’acqua permanenti Questa geoserie si localizza lungo i corsi d’acqua con un regime permanente, che mantengono una portata anche nei mesi estivi. La geoserie, che si insedia su alluvioni di natura sabbio-limosa, è costituita da alcune fitocenosi forestali igrofile che si sostituiscono lungo il corso d’acqua in relazione a fattori topografici. In particolare, i boschi ad ontano nero del Polystico-Alnetum glutinosae si localizzano lungo il corso d’acqua nei tratti con valli strette e condizioni di maggiore ombreggiamento, mentre nei tratti più aperti sono presenti i saliceti del Salicetum albo-brutiae.  Il taglio favorisce le formazioni arbustivo-lianose a Rubus ulmifolius. Geoserie ripale dei corsi d’acqua intermittenti Si rinviene lungo i corsi d’acqua con regime torrentizio, privi di portata idrica nel periodo estivo. Questa geoserie si insedia su alluvioni di natura ghiaiosa o ghiaioso-sabbiosa, ben drenate. Il geosigmeto è articolato in fitocenosi che si sostituiscono in relazione alla profondità della falda freatica ed al disturbo arrecato dalle piene del corso d’acqua.

Le boscaglie ripali a tamerici e agnocasto del Tamarici africanae-Viticetum agnicasti si localizzano sui terrazzi alluvionali che risentono maggiormente della risalita della falda freatica. Per contro, lungo gli impluvi si localizzano aspetti impoveriti della precedente associazione, a dominanza di tamerice maggiore (Tamarix africana), che sono stati riferiti ad un aggruppamento a Tamarix africana.              Sui terrazzi alluvionali periodicamente rimaneggiati dalle piene invernali e completamente asciutti nel periodo estivo si localizza la vegetazione glareicola dell’ Artemisio-Helichrysetum italici.

FONTI: https://www.researchgate.net/profile/Domenico_Caridi/publication/281029610_Carta_della_vegetazione_reale_del_Bosco_di_Rudina_RC_-_Calabria/links/55d1a2be08ae502646aa5c2c/Carta-della-vegetazione-reale-del-Bosco-di-Rudina-RC-Calabria.pdf

Lo spettro d’Aspromonte

Fenomeni affascinanti, strani, inaspettati. In Aspromonte è possibile imbattersi in queste straordinarie apparizioni.  Ma a venirci in soccorso è come di consueto la scienza che come sempre riesce a tradurre ogni mistero in una legge fisica davvero straordinaria.

Questa nella foto, è l’immagine riflessa di un escursionista che sulla cresta del monte Punta d’Atò (Roccaforte del Greco) si è trovato di fronte ad una inquietante apparizione surreale. Ma  vediamo in termini storico-scientifici cos’è e com’è possibile assistere a questo fenomeno.

La “gloria” fu osservata per la prima volta nel 1736 sulle Ande in Perù, da una spedizione francese guidata da Charles Marie de La Condamine e Pierre Bouguer descritta anche in seguito da Johann Esaias Silberschlag nel 1780.

Un nome storico di questo fenomeno è “Spettro di Brocken” o “Arco di Brocken”.

Il nome deriva dal monte Brocken, la più alta vetta della catena dell’Harz, in Germania. Poiché la vetta è sopra il livello delle nuvole e la zona è spesso nebbiosa, le condizioni per cui un’ombra viene proiettata su uno strato di nuvole viene relativamente favorita. L’apparizione di ombre giganti che sembrano muoversi da sole a causa del movimento dello strato di nubi (questo movimento è un’altra parte della definizione di Spettro di Brocken) e che sono circondate da una gloria può aver contribuito alla reputazione dei monti dell’Harz come rifugio per streghe e spiriti maligni.

Nel Faust di Goethe il Brocken viene chiamato Blocksberg ed è il luogo del sabba delle streghe nella Notte di Valpurga.

Il fisico Charles Thomson Rees Wilson vide una gloria mentre lavorava come osservatore temporaneo alla stazione meteorologica Ben Nevis. Ispirato dalla visione impressionante decise di costruire un apparecchio per creare nuvole in laboratorio così da poter creare glorie sintetiche su piccola scala. Il suo lavoro portò direttamente alla costruzione della camera a nebbia, un apparato per individuare le radiazioni ionizzanti.

In Cina questo fenomeno viene chiamato “Luce di Buddha” (佛光). Veniva spesso osservato su alte montagne coperte di nubi, come lo Huang shan e il Monte Emei; registrazioni di questo fenomeno sul Monte Emei risalgono al 63 d.C. Poiché l’aureola colorata circonda sempre l’ombra dell’osservatore, era spesso considerata indice di illuminazione personale dell’osservatore associata al Buddha o a qualcosa di divino, fino a quando la scienza moderna spiegò l’ottica che sta dietro al fenomeno.

(Fonte: Wikipedia)

Anche in aspromonte è comunque possibile assistere a questo fenomeno ottico che riesce ad affascinare davvero anche i più scettici, l’importante è che si creano le condizioni adatte. Perciò buona fortuna camminatori… !

Scritto da: Carmine Verduci

Urban Trekking a San Giorgio Morgeto.

Domenica 26 Novembre Kalabria Experience propone un Urban Trekking nel fantastico borgo Medievale di San Giorgio Morgeto. Una giornata all’insegna della cultura, dell’arte Normanno-Bizantina e della riscoperta dei mestieri antichi che saprà regalarci senz’altro una visita davvero ricca di scorci interessanti, storie millenaria e tante altre curiosità da vedere, scoprire e fotografare.

All’interno  il Foto-Contest Instagram promosso da @IGreggiocalabria che come sempre ci affianca nelle nostre uscite culturali da ben due anni. Lo scopo sarà quello di cogliere i particolari di un borgo davvero suggestivo e caratteristico, allo scopo di promuoverne le sue bellezze e peculiarità nel mondo.
Le immagini scattate durante la giornata sarà possibile postarle sul proprio profilo Instagram utilizzando l’Hashtag #ig_sangiorgiomorgeto, gli scatti più belli verranno selezionasti e parteciperanno alla sfida dei Like, in premio una stampa dell’opera vincitrice che verrà consegnata al prossimo Instameet Mondiale #WWIM17 previsto per la prossima primavera a Gallicianò (RC). La partecipazione al contest è gratuita!

 

Cenni storici:

Le origini di San Giorgio Morgeto risalgono a tempi antichissimi. Il primo abitatore della Calabria sarebbe stato Aschenez, nipote di Jafet, figlio di Noè. Circa 850 anni prima della guerra di Troia, Enotrio e Paucezio avrebbero sconfitto gli Aschenazi scacciandoli dalla Calabria. Enotrio avrebbe regnato 71 anni lasciando come erede il figlio Enotrio-Italo, il cui regno sarebbe durato 50 anni e che avrebbe avuto come successore Morgete, il quale, per la consuetudine dei suoi predecessori, avrebbe cambiato il nome dell’Italia in quello di Morgezia. Fu in suo onore che venne fondata Morgeto dove egli veniva adorato come un Dio e da dove appariva in visione dalla sua sepoltura, ubicata nella parte più alta dell’abitazione, ai soli cittadini e non ai forestieri. Il nome Morgeto fu mutato in San Giorgio nel 1075, quando secondo la leggenda San Giorgio intercedette per salvare il paese mentre tutta la Calabria veniva messa a sacco dagli Agareni, dai Cretesi e dai Mori. San Giorgio crebbe molto in seguito alla distruzione della vicina città di Altano, poiché i suoi abitanti fuggirono qui dalla loro patria distrutta.

 

La Baronia

Ai primi del 1324 San Giorgio divenne una Baronia comprendente il feudo di Prateria, Polistena, Cinquefrondi, Anoia e Galatro.
Nel 1343 la Baronia di San Giorgio fu concessa in feudo dalla Regina Giovanna d’Angiò ad Antonio Caracciolo, insieme alla contea di Gerace.
Nel gennaio del 1458 la Baronia passò dalla famiglia dei Caracciolo a Marino Curreale di Sorrento e alla sua morte, nel 1501, a Giacomo Milano Alogno.
Questi nel 1503 dovette scappare in Francia a causa della vittoria degli spagnoli sui francesi. La Baronia fu quindi ottenuta, insieme al feudo di Terranova, da Consalvo de Cordova, che aveva sconfitto i francesi nei pressi di Seminara.
Baldassarre II° Milano si impegnò però per la riconquista della Baronia che nel 1568 passò di nuovo alla famiglia Milano nelle cui mani rimase fino al 1806 (anno in cui Giuseppe Bonaparte abolì il feudalesimo), anche se la famiglia trasferì  la propria sede nella vicina Polistena verso la fine del 600.
Nel 1783, sotto Giovanni III° Milano, San Giorgio fu sconvolta da un tremendo terremoto che provocò molti danni, per riparare ai quali, venne costituita la Cassa Sacra che avrebbe dovuto utilizzare le proprietà e le rendite della Chiesa e dei conventi.
Nel 1807 San Giorgio divenne Luogo, e nel 1811 fu elevato a Comune.
Dopo l’unità di Italia, nel 1864, il sindaco Giuseppe Bonini e i consiglieri decisero di aggiungere al nome di San Giorgio quello antico di Morgeto.
Nell’ottobre del 1922 venne costituito il fascismo e il primo podestà fu il Cav. Uff. Sigillò Eduardo nominato nel 1928, il cui successore fu il Cav. Uff. Giulio Verrini, podestà dal 1936 al 1939.
Caduto il fascismo venne nominato nel 19 febbraio 1944 l’avv. Correale Giuseppe, commissario prefettizio in sostituzione di Creazzo Giuseppe. 
Dopo la seconda guerra mondiale, gli abitanti chiamati a votare per il referendum, espressero la loro preferenza per la monarchia.

 

San Giorgio Morgeto oggi:

Oggi il territorio di San Giorgio Morgeto è uno dei più vasti della provincia di Reggio Calabria. Esso è costituito da 35 contrade rurali, tutte distanti dal centro storico. La popolazione attuale è di circa 3.500 abitanti. Caratteristiche sono le vie del centro storico che in un affascinante intreccio di tipiche scalinate e strette viuzze danno vita a estasianti escursioni che conducono in un passato ricco di cultura e magnificenza, grazie anche ai numerosi centri di culto, tra i quali spicca l’ex convento dei domenicani che fù importante centro di studi teologici e biblici e diede i voti e il nome di Tommaso (in onore di San Tommaso d’Aquino) al grande filosofo Campanella. Tra le tante curiosità da vedere a San Giorgio Morgeto ci sono:  la Fontana Monumentale, la Chiesa Matrice dell’Assunta e la Pietra Sacra, il cortile del palazzo nobiliare Fazzari del XVIII° sec; la via dei 70 scalini, il Passetto del Re – il vicolo più stretto d’Italia (40 cm)- la terrazza di Santa Barbara con vista panoramica in prossimità della statua dedicata alla Santa e martire della Chiesa cattolica.

 

Scheda tecnica:

Difficoltà: T (turistico) Facile
Percorso: circa 2km (A/R) tra i vicoli del borgo
Dislivelli: variabili e irrisori
Adatta ai bambini: Si (se accompagnati)

 

Programma:

Ore 07:15 Partenza Bus da San Lorenzo Marina (piazza della chiesa)
Ore 08:50 circa  Partenza Bus da Locri (Svincolo Ospedale) distributore Esso
Ore 09:30circa Arrivo a San Giorgio Morgeto (visita centro storico, vicoli, chiese, piazze, fontane e Castello)
Ore 12:30circa Pausa  pranzo (a sacco) presso il largo castello.
Ore 14:30 visita centro storico (botteghe artigiane)
Ore 16:00 Partenza per il rientro.
Ore 19:00 Circa arrivo a San Lorenzo Marina

* (il programma potrà subire delle modifiche o delle variazioni, attendersi sempre alle disposizioni degli organizzatori).

 

Come Partecipare:

Basta prenotarsi entro Venerdì 24 Novembre al numero: 347-0844564 fornendo i propri dati anagrafici (nome e cognome) confermando la propria adesione al responsabile dell’uscita. Non sono accettati (sms o messaggi sulla pagina facebook).

 

Cosa Portare:

Abbigliamento comodo adatto alla stagione, pranzo a sacco (da portarsi dietro), cappellino, macchina fotografica, acqua (1lt), k-way, impermeabile (se serve).

 

IMPORTANTE:

  • E’ prevista una piccola quota di partecipazione di 7€ a sostegno delle attività promosse da Kalabria Experience (per i soci il contributo previsto è di 3€).
  • Sono esclusi dalle quote i minori di 14 anni.
  • E’ possibile prenotare un posto nel mini-bus organizzato, con partenza da S. Lorenzo Marina (via Jonica SS106) al costo di 23€ (solo 16 posti disponibili) – la quota può variare se si è in numero inferiore-
  • Ognuno partecipa volontariamente esonerando l’organizzazione da ogni eventuale responsabilità derivante da infortuni nel corso della giornata.
  • LA VISITA SARA’ CONDOTTA CURATA DALL’ASSOCIAZIONE CULTURALE “EDUKARE” DI SAN GIORGIO MORGETO CON UNA GUIDA STORICA A DISPOSIZIONE DEL GRUPPO.

*Le quote sono da versare direttamente al momento dell’appuntamento/incontro.

 

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