Kalabria Experience

il futuro nelle nostre radici

Domenica 30 Ottobre, alla scoperta della leggendaria grotta di Nino Martino

Domenica 30 Ottobre, andremo alla scoperta dell’Aspromonte VERO! Quello pregno di storia, misteri e leggende, in questa escursione emozionale ed affascinante, alla scoperta delle leggende legate al  Nino Martino detto anche il “Cacciadiavoli”;  un brigante, un santo, staremo a vedere…!!!

Gli altopiani di Litri, sono un territorio incredibilmente bello, si trovano nel comune di Samo (RC) a circa 960mt s.l.m., dove natura, fascino e mistero si incontrano e si scontrano con panorami vasti e variegati.

Un luogo affascinante, soprattutto per le tante teorie scientifiche che in questo luogo collocano antichi e primitivi insediamenti umani. Giganti? Dei? Streghe o Santi? Lo scopriremo…

DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA:

Il ritrovo sarà alle 8:30 presso Bar Magnolia (Africo Nuovo) – SS106/ E90 –  registrazione partecipanti. Ci si sposterà in auto verso Samo dopo circa 15 minuti di auto (11,5km). Dal Paese di Samo continueremo il tragitto verso località Runci dopo aver percorso altri 8,4km lungo una strada asfaltata tuttavia con un fondo in buone condizioni. Lasceremo le auto parcheggiate presso l’area pic-nic di Runci, e da qui ci muoveremo a piedi per raggiungere la nostra meta attraverso una strada battuta fra lecci e farnetti, dopo circa 1,8km, giungeremo ai piani di Litri, qui il panorama si aprirà su immense vedute sulla locride e la costa dei gelsomini.

Proseguiremo lungo un sentiero non ben delineato, ma caratterizzato da grandi massi disposti geometricamente. Scorgeremo un grande cumulo di rocce dove all’interno si nasconde la leggendaria grotta di Nino Martino (narreremo le sue gesta).

Qui il paesaggio è struggente, le leggende che aleggiano in questo luogo altrettanto incredibili, gli studi e le ricerche sull’intera area (anche se non confermate) rivelano un altopiano ricco di millenni di storia, dai popoli pelasgici fino all’età moderna, con la storia fantastica del Brigante e forse “Santo” Nino Martino.

Faremo ritorno al punto di partenza, dove pranzeremo nell’area attrezzata con tavolini sotto gli alberi e vicino alle auto. Terminata la consumazione del pranzo  ripercorreremo la stessa strada dell’andata, fino al castagneto comunale di Samo, per trascorreremo qualche ora alla ricerca di castagne, chissà che non ne troveremo un po…

 

SCHEDA TECNICA:

Escursione di tipo: E/T (Escursionistico / Turistico)
Tipo di escursione: in linea 4km  a/r
Difficoltà: medio/facile
Dislivello complessivo: 117mt
Durata: intera giornata
Vegetazione: bosco media montagna, macchia mediterranea, pascoli
Adatta ai bambini: +12 anni (purchè accompagnati)
Acqua potabile: presente
Pranzo: a sacco

Quota di partecipazione: 10€ (massimo di 25 partecipanti)

SARA’ SUFFICIENTE  INVIARE  UN MESSAGGIO WHATSAPP AL NUMERO 3470844564 fornendo il proprio nominativo (nome e cognome) senza questo passaggio non sarà possibile partecipare.

EQUIPAGGIAMENTO CONSIGLIATO

abbigliamento a strati e adatti alla media montagna (es. maglietta termica, pile, giacca a vento), pantaloni lunghi, scarponcini da trekking (no sneakers o scarpe in gomma liscia), poncho o k-way, borraccia d’acqua (almeno 1, lt), snack (frutta secca, biscotti, etc…), kit personale (posate,bicchiere, ciotola) sconsigliamo plastica usa e getta, cappellino, occhiali da sole, farmaci personali, pranzo al sacco, macchina fotografica o smartphone

NOTA BENE

SI PRECISA CHE L’ESPERIENZA NON PREVEDE ALCUNA FORMA ASSICURATIVA, OGNI PARTECIPANTE, PRENDE VISIONE DEL PROGRAMMA E DELLA SCHEDA TECNICA ED ESONERA L’ORGANIZZAZIONE DA OGNI RESPONSABILITA’ CIVILE E/O PENALE CHE POSSA DERIVARE DALLA PARTECIPAZIONE ALL’ESPERIENZA (INFORTUNI, INCIDENTI, SMARRIMENTO DI OGGETTI O EFFETTI PERSONALI)

Otto itinerari letterari da scoprire nella Calabria Ulteriore

Cos’è il turismo letterario?

La letteratura ed il turismo vanno a braccetto, poiché i luoghi possono disegnare una geografia letteraria attraverso la quale, sfruttando gli strumenti di marketing e promozione, si accresce il settore turistico ed economico di una città. Il turismo letterario è un settore del turismo culturale che molti considerano di nicchia, pur riconoscendo che, storicamente, la letteratura è stata una delle prime forme d’incentivazione al viaggio. Il turismo letterario è «travel induced by, or associated with, works of literature, authors and the places featured within literature» (Croy, 2012) vale a dire che esso si rivolge ad utenti la cui immaginazione turistica è stata stimolata da esperienze riconducibili alla letteratura (ma non solo!). Tale turismo si sviluppa, cioè, intorno a luoghi descritti in famose opere letterarie, oppure rilevanti nella vita degli autori di quelle opere. Un tipico itinerario letterario può riprodurre gli spostamenti di un famoso personaggio in un romanzo, può comportare la visita dell’abitazione o della tomba di uno scrittore (la casa di D’Annunzio cioè il Vittoriale d’Italia a Gardone Riviera, quella di Leopardi a Recanati), o ancora può essere legato ad un festival letterario (e dunque alla visita della città dove si svolge, come nel caso di Mantova con il festival della Letteratura) o, infine, a luoghi che ospitano importanti fondi librari o famose biblioteche (si pensi alla Bodleian Library a Oxford) e fiere del libro (come quelle di Torino o Francoforte) e molto altro.

Ma dove nasce?

­­Le origini del turismo letterario ante litteram partono dal 1300 circa con Giovanni Boccaccio, quando in “Trattatello in laude di Dante” ammonisce Firenze per aver ripudiato e mandato in esilio il Sommo poeta annullandone ogni legame quando invece la città ed i suoi cittadini avrebbero dovuto proteggerlo e glorificarlo (in effetti bisogna sapere che la Casa di Dante a Firenze è un vero caso speciale rispetto alla classificazione basata sull’autenticità delle Case Museo detta per autenticità riconosciuta per autorità, poiché il comune solo nel 1895 incaricò una commissione di trovare quella che poteva essere la casa di Dante ma poi se ne individuò e acquistò una che per autorità divenne la Casa-Museo di Dante Alighieri).

Il grande sviluppo del turismo letterario si registra soprattutto nel 1800 quando si assistette alla diffusione e anche alla conclusione, sul finire del secolo, del fenomeno del Grand Tour. La  visita dei luoghi letterari si sposava con gli ideali del pensiero romantico e con tale pratica, le cui tappe italiane rappresentavano i momenti più formativi per lo spirito e per l’intelletto (Venezia era conosciuta come la città decadente, a Roma si studiava l’arte e l’architettura antica, la Sicilia era la destinazione finale, non sempre raggiunta ma, per Goethe, imprescindibile per comprendere bene l’Italia) che dovevano essere celebrati con nostalgia nel ricordo di un passato aureo vissuto dagli autori classici studiati.

 

I luoghi letterari non sempre sono geograficamente riconoscibili o accuratamente segnalati poiché essi possono avere accolto per un singolo momento di passaggio o di breve soggiorno l’autore o il poeta (si tratterebbe dei casi di cafè, hotel, strade). Per esprimere l’inteso e profondo rapporto tra letteratura e promozione del territorio, è possibile far riferimento a cinque strumenti che hanno assunto una crescente importanza negli ultimi trent’anni: le guide letterarie, le case museo e case degli scrittori, i parchi letterari, i festival e le riviste letterarie. Ultimamente si parla anche di percorsi di turismo letterario quali vie, strade, tappe in diverse località della stessa regione o sparse che creano un percorso legato ad un unico tema come nel caso delle Vie di Dante, un percorso tra Toscana ed Emilia Romagna  o la Strada degli Scrittori, la SS 640 dedicata a Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia, Andrea Camilleri, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, per citarne alcuni…

Il Contesto territoriale;

La Calabria vanta numerosi scrittori e filantropi che hanno lasciato una grande eredità culturale al nostro tempo. Luoghi, aneddoti ed opere composte in questa terra che diede i natali ai grandi filosofi dell’epoca Magnogreca, che rappresentano vere e proprie “pietre miliari” della nostra fiorente cultura, legata non solo al patrimonio materiale ma anche al patrimonio storico-naturalistico e paesaggistico che rappresenta e può senz’altro rappresentare un volano di sviluppo in grado di muovere il turismo nei luoghi che ancora raccontano, che parlano, che narrano vita e autori degni di rilievo. Bisogna però distinguere due tipologie di autori; quelli nativi di Calabria, e chi, pur non essendo originario di questa terra si è distinto per opere di grande rilevanza letteraria.

Nello specifico, in questo percorso-itinerario andremo a riscoprire, luoghi, borghi e peculiarità in lungo e in largo per la nostra provincia reggina, dallo ionio fino alle cime dell’Aspromonte, passando per altre località ricche di interesse. Lo scopo è quello di riscoprire anche i personaggi locali in una sorta di narrazione che si intreccia con uomini, donne e personaggi della storia e della cultura locale, attraverso itinerari narrativi che completano l’esperienza di un viaggio tra le righe del tempo, tra i vari borghi che caratterizzano il territorio.

 

Saverio Strati: Sant’Agata del Bianco (RC)

Saverio Strati è uno scrittore italiano nato a Sant’Agata del Bianco (RC) il 16 agosto 1924 e morto a Scandicci (FI) il 9 aprile 2014 a Scandicci. Dopo gli studi primari inizia a lavorare con il padre come muratore e diventa capo-mastro. Grazie alla sua passione per la lettura, nel corso degli anni legge tante opere della cultura popolare come “Quo Vadis” di Henryk Sienkiewicz o “I miserabili” di Victor Hugo. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, decide di riprende gli studi. Con l’aiuto finanziario di uno zio che abitava negli Stati Uniti, inizia a ricevere lezioni private da parte di alcuni professori della Scuola Media Galluppi di Catanzaro e comincia a leggere anche grandi scrittori come Croce, Tolstoj, Dostoevskij o Verga. Nel 1949 ottiene il titolo di liceo classico e si iscrive in Medicina presso l’Università di Messina (Sicilia) per soddisfare i desideri dei genitori; tuttavia, dopo un breve periodo di tempo, si trasferisce alla Facoltà di Lettere. Decisivo per il suo destino di scrittore è l’incontro con il critico letterario Giacomo Debenedetti che in quel momento insegnava a Messina e del quale diventa uno degli allievi prediletti. Nel 1953, Debenedetti legge il libro di racconti “La Marchesina” e ne sollecita la pubblicazione presso Alberto Mondadori a Milano. Durante questo periodo Strati inizia a scrivere il suo primo romanzo “La Teda”. Nel giugno del 1953 incontra Corrado Alvaro a Caraffa del Bianco e poi si trasferisce a Firenze per preparare la sua tesi di dottorato su riviste di letteratura dei primi due decenni del ventesimo secolo. Intanto, i racconti di Strati vengono pubblicati sulle riviste “Il Ponte”, “Paragone” e sul quotidiano “Il Nuovo Corriere”. Subito dopo aver completato “La Teda” inizia a scrivere il suo romanzo più poetico, “Tibi e Tascia”, edito sempre da Mondadori nel 1959. Nel 1958 Strati sposa una ragazza svizzera e si trasferisce in questo paese dove vive fino al 1964 (periodo durante il quale scrive diversi romanzi e numerosi racconti). Nel 1972 vince il Premio Napoli e nel 1977 il PREMIO CAMPIELLO con il romanzo Il Selvaggio di Santa Venere. I libri di Strati vengono stampati in tutto il mondo. Ma dopo il bellissimo romanzo “L’uomo in fondo al pozzo” (1989), la casa editrice Mondadori, inspiegabilmente, decide di non pubblicare più le sue opere. Il suo paese, Sant’Agata del Bianco, con le sue storie, la sua umanità ed i suoi personaggi, resterà per tutta la vita fonte di ispirazione inesauribile.

(Fonti: Comune di Sant’Agata del Bianco)

ITINERARIO 1: Sant’Agata del Bianco  e Caraffa del Bianco (RC)

L’itinerario giunge nel piccolo paesino di Sant’Agata del Bianco in un itinerario storico letterario ed artistico che attraverso straordinari murales raccontano storie di vita ma anche storie di contadini ed artisti che hanno trasformato questo piccolo paesino in un vero e proprio libro illustrato. La caratteristica di questo itinerario sarà anche la possibilità di ammirare e conoscere persone, fatti e misfatti del borgo, con la visita al piccolo “museo delle cose perdute”, palazzi storici, artisti locali, la chiesa dedicata a Sant’Agata a cui gli abitanti sono molto legati. La vicinanza al borgo di Caraffa è notevole, qui in quattro passi si raggiungerà il centro storico, che ci catapulta in uno scenario completamente diverso, fatto di scorci panoramici, casette tipiche e palazzi antichi che ci raccontano di un passato rivoluzionario, come le vicende legate ad uno dei 5 martiri di Gerace Rocco Verduci e non solo…

Cesare Pavese: Brancaleone (RC)

ll 15 maggio del 1935 lo scrittore Cesare Pavese, in seguito ad altri arresti di intellettuali aderenti a “Giustizia e Libertà“, venne sospettato di frequentare il gruppo di intellettuali a contatto con Leone Ginzburg, e venne trovata, tra le sue carte, una lettera di Altiero Spinelli detenuto per motivi politici nel carcere romano. Accusato di antifascismo, Cesare Pavese venne arrestato e incarcerato dapprima alle Nuove di Torino, poi a Regina Coeli a Roma e, in seguito al processo, venne condannato a tre anni di confino a Brancaleone. Cesare Pavese resta a Brancaleone dal 4 agosto 1935 al 15 marzo del 1936. Ancora intatta la casa dove visse Pavese, questa abitazione conserva ancora ti fascino di una stanza d’altri tempi, dove ancora è possibile respirare il profumo del gelsomino ed ascoltare il rumore dei treni che ogni ora attraversano la ferrovia prospiciente al giardino della dimora.

(Fonti: www.prolocobrancaleone.it)

ITINERARIO 2: Brancaleone Marina – Brancaleone Vetus (RC)

L’itinerario parte dalla Stazione Ferroviaria dove lo scrittore arrivò ammanettato, prosegue, lungo il corso Umberto I°, passa dalla Chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo, il Museo del Mare, il Municipio, L’albergo Roma per poi seguire il corso Umberto fino ad arrivare sul lungomare dove ammirare e soffermarsi di fronte allo scoglio lungo, lo scoglio ove lo scrittore amava rifugiarsi per qualche attimo a pensare e guardare il borgo marinaro. Si proseguirà lungo il tratto di lungomare che giunge sino al sottopasso che ricollega l’itinerario sul Corso Umberto, si passerà di fronte all’ex Caserma dei Carabinieri e la Scala Pavesiana dove fare qualche foto ricordo. L’itinerario giunge presso la dimora del confino dove aneddoti, storie e vicissitudini verranno raccontate anche da tanta documentazione esistente all’interno. Il percorso si conclude in piazza Stazione dove sarà possibile visitare e conoscere e visitare il Centro di Recupero delle Tartarughe marine di Brancaleone, per conoscere ed approfondire tutte le realtà del territorio che operano e rendono viva la cittadina. Nel contempo per concludere l’itinerario è possibile concludere con la visita al Borgo abbandonato di Brancaleone Vetus, dove delle straordinarie rocce racconteranno di Pavese, Gianni Carteri e le antiche origini rupestri del luogo, contraddistinto da molti siti di interesse, fra cui: Le grotte-chiese, silos granai scavati nella roccia, vicoletti ed affacci caratteristici, la casa grotta, la Chiesa Matrice e la chiesa nuova dell’Annunziata che ospita al suo interno un centro documentazioni.

 

Corrado Alvaro: San Luca (RC)

Corrado Alvaro nasce il 15 aprile 1895, primogenito dei sei figli di Antonio e di Antonia Giampaolo, a San Luca, un piccolo paese nella provincia di Reggio Calabria, sul versante ionico dell’Aspromonte. Il padre, maestro elementare, è fondatore di una scuola serale per contadini e pastori analfalbeti; la madre proviene da una famiglia della media borghesia. A San Luca trascorre un’infanzia felice, ricevendo la prima istruzione dal padre e da un vecchio maestro del luogo. Nel corso del 1930 pubblica ben tre raccolte di racconti (Gente in Aspromonte, Misteri e avventure, La signora dell’isola) e il romanzo Vent’anni, il più intenso fra quelli italiani imperniati sulla Grande Guerra, che gli valgono il prestigioso (e remunerativo) premio letterario di «La Stampa». L’affettuosa amicizia con Margherita Sarfatti è determinante per stemperare l’inimicizia del regime e per consentirgli una «silenziosa renitenza». Alvaro congiunge il microcosmo calabrese, il paese dell’anima che funge da sostrato a tutto il suo itinerario di scrittore, e la realtà europea, in cui ambiva innestarsi, ma senza cancellare l’identità storico-culturale dei padri. Nella sua opera si raggruma e si esalta l’immagine stessa della Calabria, riproposta nella grandezza della sua storia e nella sua fermentante forza d’irradiazione; e vi confluisce tutta una linea di tradizione culturale e di civiltà, che va dalle radici magnogreche a Gioacchino da Fiore, da Campanella a Padula. Nel gennaio del 1941 torna per l’ultima volta a San Luca, per i funerali del padre; poi, più volte, a Caraffa del Bianco, in visita alla madre e al fratello don Massimo, parroco del paese.

(Fonti: Fondazione Corrado Alvaro)

ITINERARIO 3: San Luca  e Polsi (RC)

L’itinerario inizia con la visita al centro storico di San Luca, dove ancora oggi è possibile ammirare la casa natale di Corrado Alvaro, sostenuta e resa viva grazie all’opera della Fondazione Corrado Alvaro, che consente di visitare gli interni dell’abitazione. Tra i vicoli del borgo, e la vista sulla grande fiumara Buonamico, tra scorci Aspromontani ed il mare che fa sempre da sfondo, si attraversano vita opere e vicissitudini dello scrittore attraverso un viaggio interiore che si inerpicherà per la montagna, fino a giungere a Polsi, dove un antichissimo Santuario legato alla Madonna della Montagna, rievocherà quelle visioni dello scrittore intramontabili. Corrado Alvaro attraverso la sua opera letteraria sarà in grado di trascinare il visitatore all’interno di un percorso che si intreccia con la storia e la spiritualità dell’Aspromonte.

 

Mario La Cava: Bovalino e Casignana  (RC)

Mario La Cava è nato a Bovalino (11 settembre 1908 – 16 novembre 1988) nella Locride, alla sua terra d’origine rimase sempre fedele, svolgendo per un cinquantennio l’attività di intellettuale coerente e leale, stimato dalla gente comune ed apprezzato dagli addetti ai lavori. Possedeva una cultura umanistica, acquisita negli anni di formazione tra Reggio Calabria, Roma e Siena, a contatto con i foyers letterari in voga intorno agli anni Trenta. Ridotto al silenzio dalla censura del regime fascista, trascurato dai mass-media durante la prima Repubblica, La Cava trascorse la sua vita lontano dal mondo industrializzato delle metropoli per meglio meditare sulle ripercussioni sociali e morali che le scelte politiche ed economiche delle varie classi dirigenti hanno avuto sul destino del nostro Mezzogiorno. Di tanto in tanto intraprendeva un viaggio all’estero con lo spirito entusiasta di un osservatore curioso. Prendendo a modello i classici greci l’autore si cala attentamente nella quotidianità contemporanea e ne ricava ritratti e bozzetti dei più avariati tipi di umanità. I temi sociali sono sempre presenti nei romanzi di La Cava, come testimoniano I fatti di Casignana, romanzo improntato sul dramma delle lotte contadine nella Calabria del 1922, in cui il popolo ricopre il ruolo di co-protagonista. L’altro versante della poetica lacaviana è costituito dalla vis comica: intessute di ilarità sono le Opere teatrali, in cui la realtà oscurantista e castrante si deforma per scomporsi in gustose situazioni comiche. La prima opera pubblicata da La Cava, Il matrimonio di Caterina e l’ultimo romanzo edito dallo stesso, Una stagione a Siena, seppur lontani nello stile e nei contenuti, sono accomunati dalla grande passione dell’Autore per il mondo dei giovani con le loro speranze sempre vive e puntualmente travolte da forze sopraffattrici di volontà perverse.

(Fonti: Fondazione Mario La Cava)

ITINERARIO 4: Bovalino e Casignna (RC)

L’itinerario parte da Bovalino dove la casa natale custodisce ancora l’arredamento originario della sua dimora, qui la cava trascorse la sua infanzia. Ci si sposterà verso Casignana, un borgo antichissimo dove oltre ai ruderi dell’antico nucleo storico, ampia spazi paesaggistici ci offrono l’opportunità di cogliere la vastità dei campi coltivati, stessi i quali furono teatro della sanguinosa vicenda legata ai latifondisti del 1922 conosciuti come “i fatti di Casignana”

 

Francesco Perri; Careri e Natile di Careri (RC)

E’ stato scrittore, poeta e giornalista tra i maggiori calabresi ed italiani del Novecento. Nacque il 15 luglio 1885 a Careri (Reggio Calabria), piccolo centro situato su una collina ventosa del territorio ionico tra Capo Bruzzano e Locri.  La famiglia dello scrittore era di modeste condizioni economiche. Nella società del tempo occupava un posto intermedio tra i cosiddetti ‘gnuri’ e il ‘popolino’. Il padre, don Vincenzo, uomo mite e pio, speziale del paese con la modestissima scorta di qualche prodotto galenico, faceva anche l’assistente del medico condotto ed era una delle poche persone che sapeva leggere nel paese. La madre, donna Teresa Sciplini energica e virtuosa era analfabeta. Primo di cinque figli maschi, restò orfano di padre in tenera età, ebbe un’ infanzia e un’adolescenza difficili per le scarse risorse finanziarie della famiglia, ma fu libero e gaio, sempre a contatto con la natura e l’ambiente contadino. La madre riuscì, nonostante le difficoltà, a provvedere alla istruzione del figlio facendolo studiare presso il seminario vescovile di Gerace, unica scuola accessibile all’epoca.  A conclusione della quarta ginnasiale fu costretto a tornare al paese perché contrasse la febbre di Malta. In quegli anni conobbe più da vicino la povera gente prostrata dai bisogni e dalla sofferenza e i contadini insoddisfatti dalla scarsa produttività delle terre. Conservò per tutta la vita la memoria dei contatti quotidiani con la natura, i paesaggi e le notti stellate. Nel 1904 lasciò il paese per poter completare gli studi privatamente e si sosteneva con i proventi da istitutore nell’orfanotrofio provinciale Lanza di Reggio Calabria. Nel 1908 abbandonò Reggio. Aveva 23 anni quando si trasferì in Piemonte a Fossano avendo vinto un concorso nelle Poste Italiane. Lavorando e studiando conseguì la maturità classica nel 1910 e nel 1914 la laurea in Giurisprudenza all’Università di Torino. Nel 1916 si sposò con Francesca Olocco, giovane contadina piemontese. Si iscrisse alla facoltà di filologia moderna presso l’Università di Pavia senza però conseguire la laurea a causa del sopravvenuto conflitto mondiale che da interventista e patriota lo coinvolse. Si arruolò come volontario e con la qualifica di Ufficiale di Artiglieria, prese parte alla prima guerra mondiale. In quegli anni così ricchi di tensioni e contrasti non dimenticò la Calabria.  Nel 1921 recatosi a Careri per visitare i suoi fratelli incontrò ex combattenti impegnati nella lotta per l’assegnazione delle terre demaniali usurpate. Si mise al loro fianco per poterli aiutare nei rapporti con il Prefetto, arbitro della vertenza, ma per questo fu denunciato e condannato. Nel 1945 accettò la direzione del quotidiano ‘Il Tribuno del Popolo’, giornale dei repubblicani di Genova. Nel 1946 il Partito Repubblicano lo nominò direttore del quotidiano ‘La voce Repubblicana’. Tale incarico durò da marzo a luglio di quell’anno. In quell’anno fu anche candidato all’Assemblea Costituente nelle liste del Partito Repubblicano per la circoscrizione della Calabria, ma non venne eletto per pochi voti. Nello stesso anno fu riassunto dall’Amministrazione delle Poste e come Direttore provinciale assegnato a Pavia. Nel 1954 si ritirò dal lavoro e continuò a vivere a Pavia con la famiglia fino alla morte. Durante tutta la sua vita, collaborò e pubblicò articoli su diversi quotidiani e periodici: La Voce Repubblicana, Provincia Pavese, Gazzettino di Venezia, Il Tribuno del Popolo, Anima e Pensiero, Domenica del Corriere, Corriere dei Piccoli, ed altri. Francesco Perri morì a Pavia il 9 dicembre 1974 e per suo desiderio è stato sepolto nel cimitero di Careri.

(Fonti: www.associazioneculturalefrancescoperri.it)

ITINERARIO 5: Careri  e Natile di Careri (RC)

L’itinerario parte da Careri, paese nativo dello scrittore, secondo la leggenda il paese trarrebbe origine dall’antica Pandora, distrutta da un terrificante terremoto nel 1507. Gli abitanti di questo centro, in seguito al sisma, si sarebbero dispersi in varie zone insediandosi soprattutto nell’area che ospita oggi il paese. Fino a quando non fu riconosciuto Comune autonomo, nel 1836, fu feudo conteso da ricchi casati, subendo, dunque, come molti altri centri, il sistema feudale. Venne colpito duramente, riportandone gravi danni, dai sismi del 1783 e del 1908, a cui si aggiunse la catastrofe operata dalle alluvioni del 18 ottobre del 1951 e del 1973. Si raggiungerà Natile di Careri, dove dal piccolo borgo si intraprende un percorso che ci porterà alla scoperta del “monolite più Grane d’Europa”, alla coperta di un Aspromonte misterioso e struggente, magari con la possibilità di incontrare il Lupo Kola del romanzo di Perri.

 

Tommaso Campanella: Stilo e Stignano (RC)

Filosofo di Stilo, Reggio di Calabria nato nel 1568. Entrato adolescente nell’ordine dei domenicani, venne formando la sua cultura filosofica soprattutto con la lettura dei platonici e di Telesio; a Napoli, dove si recò assai presto per contese con i suoi confratelli in Calabria, strinse amicizia con G. B. Della Porta interessandosi a ricerche e pratiche di magia e di astrologia. A Napoli pubblicò la Philosophia sensibus demonstrata (1591) e fu sottoposto a un processo per eresia (1592); successivamente a Padova subì un altro analogo processo e ancora un terzo a Roma (1596), terminato con la condanna e l’abiura; poco dopo un altro processo lo obbligò al ritorno in Calabria. Frattanto aveva scritto fra l’altro De Monarchia christianorum (1593), De regimine Ecclesiae (1593), Discorsi ai Principi d’Italia (1594), Dialogo contro Lutero, Calvinisti e altri eretici (1595). Le linee fondamentali del pensiero di Campanella sono già definite: l’ antiaristotelismo, il panvitalismo, l’idea di una riforma politico-religiosa, il quadro astrologico-magico. Nel 1602 fu condannato al carcere perpetuo. Restò in prigione ventisette anni: in questo periodo  riuscì a lavorare e compose gran parte delle sue opere maggiori: la Monarchia di Spagna (1601), la Città del sole (v.), De sensu rerum (1603), Monarchia Messiae (1605), Antiveneti (1606), Atheismus triumphatus (1607), Philosophia rationalis (1619), Quod reminiscentur (1625). Liberato nel 1626, fu nuovamente rinchiuso nel carcere del Sant’Uffizio, donde fu liberato (1629) per la benevolenza di Urbano VIII (che gli aveva fatto dare il titolo di magister e lo teneva come consigliere in fatto di astrologia).  Il 21 ottobre 1634 il Campanella lasciò Roma e l’Italia: a Parigi, dove ebbe accoglienze amichevoli, poté finalmente iniziare la pubblicazione delle sue opere; ma la morte lo colse nel convento di Saint-Honoré, quando erano stati pubblicati solo cinque volumi. Prima di morire, aveva dettato a G. Naudé una sua autobiografia, De libris propriis et recta ratione studendi syntagma (postuma, 1642). Muore a Parigi nell’anno 1639.

(Fonti: Associazione Innovus APS )

ITINERARIO 6: Stilo, Stignano e Placanica (RC)

L’itinerario parte da Stilo, qui un itinerario storico ed artistico seguirà i monumenti del borgo contraddistinti dalla famosa cattolica di Stilo patrimonio UNESCO, il Duomo, la chiesa di San Giovanni Teristhis, la statua bronzea del filosofo e la fontana dei delfini, il viaggio prosegue verso Stignano paese natio del Filosofo (com’è ben noto per molti anni l’abitazione del noto filosofo è stata oggetto di disputa tra i Comuni di Stilo e Stignano), motivo della contesa il luogo di nascita di Tommaso Campanella, assegnato a Stilo perché a quei tempi Stignano, non possedendo autonomia finanziaria, dipendeva amministrativamente da Stilo. In effetti, nel 1968, un Decreto ministeriale ha confermato che la nascita del grande filosofo è avvenuta a Stignano. In paese, infatti, esiste una piccola casa in pietra indicata come la culla natia del grande filosofo. Litinerario prosegue e si conclude a Placanica dove oltre la bellezza del borgo, le sue chiese ed i suoi panorami, si giunge al Monastero dei Padri Domenicani, dove il filosofo prese i voti.

 

Leonida Repaci: Palmi (RC)

Nacque a Palmi (Reggio Calabria), ultimo di dieci figli, il 5 aprile 1898 da Antonino, imprenditore edile, e da Maria Parisi. A circa un anno rimase orfano del padre ed ebbe un’infanzia poverissima; all’indomani del terremoto calabro-siculo del 1908, insieme a un fratello e a due sorelle fu mandato a Torino presso il fratello Francesco, avvocato. A Torino, completò gli studi liceali e, iscrittosi alla facoltà di giurisprudenza, interruppe i corsi universitari per partecipare alla prima guerra mondiale come tenente nel corpo degli Alpini. Ferito sul Grappa, a Malga Pez, fu congedato con il grado di capitano e con una medaglia al valore. Si laureò nel 1919; nello stesso anno, dal 18 al 27 settembre, perse di febbre spagnola una sorella e due fratelli. La loro scomparsa gli ispirò i versi della silloge Il ribelle e l’Antigone (Palmi 1919) poi riveduti e, con il titolo La Raffica, accorpati ai Poemi della solitudine (Palmi 1920). Influenzato dalle idee politiche del fratello Francesco, abbracciò gli ideali del socialismo, consolidati, nella Torino del primo dopoguerra, grazie alla vicinanza con Piero Gobetti e soprattutto con Antonio Gramsci nella redazione dell’Ordine nuovo, rivista sulla quale Répaci firmava, con lo pseudonimo Gamelin, articoli di intervento e di critica letteraria. Nel 1921si trasferì a Milano dove iniziò la professione forense e assunse la difesa di Federico Ustori (uno degli anarchici accusati della strage conseguente all’attentato dinamitardo al teatro Diana). Abbandonò subito dopo la toga con una netta scelta di campo per la letteratura. Esordì con il romanzo “L’ultimo cireneo” (1923), Répaci fu scrittore torrenziale, per la furia del dire, produsse un abnorme accumulo di elementi narrativi di grande spessore. Ciò è riscontrabile anche nella Storia dei fratelli Rupe, a cui lo scrittore lavorò dal 1932 al 1973 costruendo un vastissimo quadro degli eventi storici nazionali europei e mondiali del Novecento.

(Fonti: Associazione Fogghi di Luna)

ITINERARIO 7: Palmi e la Costa Viola (RC)

Il percorso narrato si sviluppa per 15 km. Partendo da Piazza Primo Maggio, continua verso Villa Mazzini e prevede fra le mete la Caletta di Rovaglioso, le spiagge di Buffari, di Tombaro e della Pietrosa, e poi le grotte archeologiche di Trachina e Perciata, la Casa Oliva e Repaci con vista dalla guardiola. Ed ancora l’affaccio dalla scalette sopra lo Scoglio dell’Ulivo, le cui origini e la tipologia di miloniti,(roccia proveniente dalle viscere della terra e formazione geologica del tutto differente da tutte le altre porzioni di spiaggia) rendono l’esperienza completa sotto tutt i punti di vista, il Parco Archeologico dei Tauriani, con il santuario di San Fantino, Pietrenere, Fortino di Murat e lo Scoglio dell’Isola. ll percorso si sviluppa ed amplia la sua offerta attraverso il “Sentiero Tracciolino”, che parte dal centro storico, passando per la “Casa della Cultura Leonida Repaci” la villa Mazzini con i sui straordinari affacci, che rende questa destinazione unica nel suo genere, grazie ad il suo paesaggio incantevole, la  storia millenaria dei luoghi, le emergenze archeologiche ed mare color viola che si amalgamano in modo straordinario, con la natura incontaminata di questi luoghi. Un cammino letterario sospeso tra cielo e mare come un “balcone” sullo Stretto con panorami  mozzafiato e vista sulle isole Eolie, rese ancora più affascinanti dalla sensazione di poterle toccare con un dito, in un luogo nel quale la montagna dell’Aspromonte si tuffa sul Tirreno.

 

Umberto Zanotti Bianco: Africo e Ferruzzano (RC)

Umberto Zanotti Bianco, conosciuto anche con lo pseudonimo di Giorgio D’Acandia, nacque il 22 gennaio del 1889 a Creta dove il padre Gustavo, diplomatico piemontese, si era trasferito con la moglie, l’inglese Enrichetta Tulin, per motivi di lavoro. Ritornato in Piemonte, Umberto frequentò il collegio «Carlo Alberto» di Moncalieri dei Padri Barnabiti, dove approfondì gli studi sul Cristianesimo e apprese la lezione mazziniana sulla libertà, i diritti e i doveri degli uomini. Nel 1910 condusse con Giovanni Malvezzi un’inchiesta sulle tragiche condizioni di vita della gente dell’Aspromonte, da cui nacque un saggio dal titolo: “L’Aspromonte Occidentale”. Avendo compreso che era necessario affiancare le popolazioni nel difficile momento di ricostruzione e di superamento dello stato di indigenza e di degrado diffuso, fondò, assieme a Pasquale Villari e Leopoldo Franchetti, l’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia (A.N.I.M.I.), con lo scopo di formare insegnanti, alfabetizzare adulti e bambini, costruire asili, scuole elementari, biblioteche, circoli di cultura, cooperative di produzione e di consumo, centri di assistenza. Grazie anche all’aiuto di personalità del calibro di Giuseppe Lombardo Radice, Giuseppe Isnardi e Tommaso Gallarati Scotti, Zanotti Bianco portò avanti una serie di iniziative educative nelle zone più impervie della Calabria, per sconfiggere l’analfabetismo imperante. I suoi interessi includevano anche l’arte e l’archeologia; nel 1920 fondò assieme a Paolo Orsi la «Società Magna Grecia», grazie alla quale condusse una serie di scavi a Sant’Angelo Muxaro e a Sibari. Nel 1944 fu nominato presidente della Croce Rossa Italiana, che organizzò (La Croce Rossa, 1944-47, 1947). Nel 1947 socio corrispondente dei Lincei, nel 1952 divenne senatore a vita. Fu anche presidente dell’associazione Italia nostra, per la tutela del patrimonio artistico e naturale.

ITINERARIO 8: Africo  e  Ferruzzano (RC)

L’itinerario è costituito dalle vicende che legano l’Aspromonte ed i suoi “ormai” paesi fantasma dell’entroterra, si inerpicherà per le ripide montagne dell’Aspromonte fino a raggiungere Africo antico, ammirare la scuola che Zanotti fondò, raggiungerà Ferruzzano Superiore, ormai quasi disabitato per immergersi anche qui nell’atmosfera dei paesi abbandonati, ma nel contempo scrigni di storia e di identità, qui anche la scuola per l’infanzia voluta da Zanotti Bianco ancora è esistente. Le vedute panoramiche, gli scorci e le storie legate al borgo e alle sue origini, incorniceranno il viaggio in un unicum fatto di storia antica e moderna, dell’Italia meridionale degli anni ’40.

(Fonti: www.kalabriaexperience.it)

 

PROGETTO IN COLLABORAZIONE CON:

Servizio Civile Universale – Pro Loco di Brancaleone APS, EPLI Calabria, Promozione Italia ETS.

Riflessioni; l’alluvione del ’51 che colpì Africo e Casalinuovo

Sull’alluvione che nell’Ottobre del 1951 ha causato la tragica fine di Africo e di Casalnuovo, si sono spesi fiumi di parole, si sono dati giudizi contrastanti, ognuno l’ha giudicata in modo personale. Io cerco di dare il mio parere da storico, oltre che da africese, uno degli ultimi nati nella vecchia Casalnuovo d’Africo.
Indubbiamente, Africo ha avuto una storia difficile, storia di sacrifici e di terremoti, una storia complessa e complicata, una storia di gente povera e laboriosa, fiera e tenace, mai arrendevole, il cui punto nevralgico è rappresentato proprio dall’alluvione del ‘51, vero e proprio spartiacque di due mondi diversi e contrastanti: Africo “prima dell’alluvione”, Africo “dopo l’alluvione”.
La prima parte è rappresentata da secoli di vita fatta di grandi sacrifici e di poche gioie, durante i quali la gente africese percorre in maniera lenta e faticosa il duro percorso verso la modernità, adattandosi e accettando passivamente una vita vissuta ai limiti della sopravvivenza, come fosse stata decisa da un fato di greca memoria, che le abbia precluso ogni sorta di prospettiva di migliore futuro. In effetti, alla vigilia dell’alluvione (“fine anni quaranta”) Africo si dimena in una estrema condizione di povertà, economica, sociale, culturale. Pur dopo l’eclatante e (in parte) fruttuosa indagine-inchiesta del meritorio Umberto Zanotti Bianco che all’epoca, 1928, colpì in maniera eclatante l’opinione pubblica nazionale e mondiale, venuta a conoscenza delle tristi e degradate condizioni in cui versava la popolazione dei due centri, in realtà, ad Africo e a Casalnuovo nulla cambiato, se è vero, come è vero, che nel 1948 un’altra importante inchiesta promossa da “L’Europeo” ripropone la stessa situazione di degrado e di abbandono.
Sono passati vent’anni dalla venuta in Africo e Casalnuovo di Zanotti Bianco, c’è stata la guerra, la caduta di Mussolini e del fascismo, il nuovo assetto istituzionale rappresentato dalla Repubblica, che ha soppiantato la Monarchia.
Ebbene, Africo e Casalnuovo sono ancora fermi agli “anni venti”, come ci dimostra l’inchiesta di Tommaso Besozzi con il reportage fotografico di Tino Petrelli che mostrò al mondo una situazione non dissimile da quella rilevata nel 1928, come se il tempo si fosse lì fermato! Africo continua ad essere uno dei paesi più poveri, anzi, come dice il Besozzi, “il più povero, il più triste, il più infelice della Calabria”.
Ma, come nella Storia spesso accade, sono i grandi eventi straordinari, non previsti né prevedibili, penso alle guerre, ai terremoti, alle rivoluzioni, a ribaltare il destino dei popoli e a cambiare la vita e il percorso degli stessi.
Per i nostri due paesi, affratellati in una secolare condizione di vita misera e degradata, che sembrava immodificabile e perpetua, è l’alluvione l’evento straordinario che li affranca da quel destino che sembrava ineluttabile, ma che io ritengo altamente provvidenziale, favorevole. Da lì nasce e si sviluppa, infatti, un percorso che cambierà completamente, e in positivo, il corso e la qualità della loro vita, perché se da un lato quella traumatica tragedia, umana e ambientale, porta, per tutti, lutti e sacrifici d’ogni genere, dall’altro, e per il popolo di Africo e di Casalnuovo in particolare, rappresenta l’inizio di un percorso che, attraverso varie vicissitudini, li farà pervenire al loro attuale “status” di “paese al passo con i tempi”.
Certo, abbiamo dovuto pagare un prezzo molto alto, abbandonare i luoghi natii, lasciare per sempre l’amato paese dei nostri padri, piangere la morte di ben nove nostri compaesani (tre ad Africo e sei a Casalnuovo), peregrinare per anni come profughi in terra straniera, lottare allo spasimo per mantenere la propria identità di popolo, ma alla fine il risultato è positivo
E, infatti, se prima l’uomo africese (quando parlo di “africese” io intendo l’ “africoto” e il “tignanisi” messi insieme) aspetta con fatale rassegnazione il domani senza possibilità di cambiamento sostanziale con il passato, dopo i tragici fatti del ’51, invece, egli comincia a prendere, socraticamente, coscienza di se stesso e delle sue grandi potenzialità di incidere sul proprio destino, chiedendo e facendo prevalere i suoi diritti.
Sorgono così lotte che uniscono e che fanno in parte integrare questo popolo “venuto dalle montagne” con i paesi limitrofi. Gli anni post-alluvione sono anni difficili, la ricostruzione fisica e morale in marina è lenta, ma col tempo il popolo africese riesce ad emergere dal grigiore in cui era abbandonato e a pervenire ad una condizione socio-economica onorevole, mettendo i suoi figli in condizione di poter raggiungere grandi obiettivi nei più svariati campi della società.
Se, oggi, siamo quello che siamo, lo dobbiamo a quel tragico, traumatico e luttuoso evento, e, per questo, non dobbiamo cadere nella trappola della dimenticanza e dell’oblio. In questo contesto mi duole rilevare che siamo, inavvertitamente, divenuti una comunità “smemorata”, quasi irriconoscente verso quel mondo antico da cui deriviamo. I giovani poco o nulla sanno del passato del nostro popolo, perché abbiamo, tutti quanti noi, colpevolmente, trascurato di trasmettere la nostra memoria storica nella maniera più opportuna e necessaria.
Non basta partecipare, annualmente, ai pellegrinaggi del 18 Ottobre (“Commemorazione Alluvione ’51”) o del 5 maggio (“San Leo”), per comprovare l’amore per il proprio paese o per onorare i propri avi! Sarebbe, invece, più opportuno attivamente adoperarsi per il recupero dei due borghi scomparsi, oggi divenuti ruderi invasi dalla vegetazione o per introdurre lo studio della millenaria storia di Africo e di Casalnuovo nella Scuola Media cittadina, ma, soprattutto, per ristrutturare la odierna odonomastica urbana, “in toto”, oggi, dedicata a persone e personaggi che con l’identità e gli interessi della comunità africese non hanno alcun legame. Quanto sarebbe bello, e più utile, che i giovani d’oggi e le generazioni future, percorrendo le vie del paese o, magari, sostando nelle piazze cittadine, potessero, virtualmente, “incontrare” e “dialogare” con i molteplici protagonisti della millenaria storia africese persone che “si sono spese” per il proprio paese!
Tutti noi conosciamo, a ragione, quanti furono i re di Roma e, tranquillamente, snoccioliamo i loro nomi; ricordiamo, giustamente, con facilità scrittori, poeti e artisti vissuti secoli fa; sappiamo il nome di chi è stato il primo uomo a toccare il suolo sulla Luna o, per restare “in loco”, conosciamo la “Villa Romana” di Casignana o i famosi “Bronzi di Riace”.
Non conosciamo, invece, i nomi dei nostri “nove eroi” (tre di Africo e sei di Casalnuovo), tra i quali spicca quello di una giovane donna di diciotto anni, Annunziata Sculli, tragicamente caduti in quella fatidica alluvione del ’51 e verso i quali manca, ad oggi, quell’opera di consacrazione che la loro triste fine avrebbe meritato. Quanto sarebbe bello intitolare una via, una piazza, una istituzione comunale al sacrificio dei “nove caduti”, con una “Via Vittime dell’Alluvione del ’51” o “Piazza dei Nove caduti nell’Alluvione ’51”. Diventerebbero, essi, immortali!
Sarebbe la maniera più onesta e sacrosanta che il popolo di Africo possa fare per onorare e ricordare il loro santo sacrificio!!! Varrebbe di più e meglio di tante celebrazioni, pur necessarie, ma valide e utili solo a fini formali e rievocativi.

Week End Alberobello e Matera; alla scoperta dei siti UNESCO di Puglia e Basilicata

Il nostro viaggio partirà da Brancaleone Marina (Piazza Stazione) alle ore 06:00 Sabato 22 Ottobre. La nostra prima tappa sarà ad Alberobello dove arriveremo alle ore 12:00 circa nell’ Hotel che ci ospiterà ( check-in e sistemazione camere) alle ore 13:00 pranzo. Nel pomeriggio visiteremo il centro storico di Alberobello, immersi tra le vie caratteristiche dei Trulli Patrimonio UNESCO, qui visiteremo il Trullo Maggiore, le botteghe ed i negozietti tipici. In serata rientreremo in hotel per la cena (serata libera, l’hotel dista a 12 minuti a piedi dal centro storico).

Il giorno 23 alle ore 08:00 sarà prevista la colazione in Hotel, subito dopo aver effettuato il chek-out lasceremo la struttura alberghiera per dirigerci verso Matera, l’intera giornata sarà dedicata alla visita di Matera e dei suoi Sassi, Patrimonio UNESCO. Una prima passeggiata sarà dedicata alla visita del Sasso Barisano, cuore dell’antica città di Matera, che si distende lungo il dirupo di una profonda gravina. I Sassi, la cui origine si perde nella notte dei tempi, sono agglomerati di antiche abitazioni, scavate nel tufo e seguono le irregolarità del terreno, creando un paesaggio di grande suggestione, visiteremo il rione del Sasso Caveoso, considerato il quartiere più antico che maggiormente conserva l’aspetto della città rupestre, qui faremo sosta alla casa-grotta, per conoscere più nel profondo, la storia e la cultura di Matera e dei suoi abitanti.

Dopo Pranzo, che sarà libero a cura dei partecipanti, con la possibilità di poter consumare presso i caratteristici ristorantini del centro storico spazio allo shopping, o altre attività a cura dei partecipanti.

Partiremo per il rientro da Matera alle ore 17:00 per sostare lungo la tratta presso un autogrill (alle 20:30) ed arriveremo a Brancaleone alle ore 01:00 circa

PROGRAMMA 22 OTTOBRE:
Ore 06:00 Partenza da Brancaleone (Piazza Stazione)
Ore 12:00 Arrivo in hotel ad Alberobello (chek-in e sistemazione in camera)
Ore 13:00 Pranzo in hotel
Ore 15:30 Visita al centro storico di Alberobello (trullo maggiore, shopping per i vicoli caratteristici)
Ore 20:30 Cena in hotel (serata libera).

PROGRAMMA 23 OTTOBRE:
Ore 08:00 Colazione in hotel
Ore 09:00 Partenza per Matera
Ore 10:00 Visita al Rione Barisano (Cattedrale di Maria Santissima della Bruna e Sant’Eustachio, Chiesa S. Giovanni Battista, Piazze panoramiche e vedute sull’area del Parco delle Murge), visita al Rione Caveoso (Casa Grotta e varie chiesette rupestri)
Ore 13:00 Pranzo libero (a cura dei partecipanti) e pomeriggio libero per altre attività o visite a cura dei partecipanti.
Ore 17:00 Partenza da Matera per il rientro (cena lungo la strada alla prima sosta utile)
Ore 01:00 Arrivo previsto a Brancaleone Marina.
 
QUOTA DI PARTECIPAZIONE:
160,00€ a persona (min. 35 e max di 50 partecipanti), supplemento in camera singola 25,00€,

*Prenotazioni fino ad esaurimento posti disponibili!

LA QUOTA COMPRENDE:
Viaggio A/R in Pullman Gran Turismo, Trattamento hotel****S pensione completa (pranzo, cena, pernottamento e prima colazione giorno dopo), Guida turistica ad Alberobello e Matera, ingressi ove previsto, assistenza per tutto il viaggio

LA QUOTA NON COMPRENDE:
Tutto quello che non è previsto alla voce: “La quota comprende”

INFORMAZIONI PRIMA DELLA PRENOTAZIONE:
Con acconto di € 50,00 da versare brevi mano presso Max Boutique degli animali o Fioreria del Corso (Corso Umberto I° Brancaleone), in alternativa tramite Bonifico o ricarica PostePay da richiedere all’organizzazione in fase di prenotazione, la prenotazione si riterrà effettuata inviando la fotocopia del versamento e dati anagrafici (nome cognome e data di nascita) all’indirizzo e-mail: [email protected], la rimanente quota sarà versata all’organizzazione al momento della partenza di giorno 22 Ottobre sul Pullman.

*In caso di disdetta da parte del partecipante non potrà essere prevista la restituzione dell’anticipo cauzionale.

COME PRENOTARE:
Tel/ 347-0844564 (Carmine)  oppure al numero 392-4009180 (Alessandra) entro il 18 ottobre versando la caparra di 50

Domenica 16 Ottobre “La Via dei Borghi a Casignana (RC)

Domenica 16 Ottobre andremo alla scoperta di uno dei luoghi più significativi della provincia di Reggio Calabria. La prima parte della giornata si svolgerà nella parte vecchia del borgo di Casignana dove una passeggiata fotografica ci permetterà di gustare gli scorci più nascosti di questo centro poco conosciuto.

Dopo la pausa pranzo (a sacco) partiremo in auto alla volta delle meraviglie della villa di epoca romana della contrada “Palazzi di Casignana” dove la bellezza dei pavimenti musivi saprà rapirci occhi e l’anima.

 

Programma

10.00 raduno e ritrovo piazzale Cimitero di Africo Nuovo (RC)  LINK GOOGLE 
10.30 partenza per Casignana (borgo)
11:00 passeggiata tra i vicoli del vecchio borgo
13.00 pausa pranzo (a sacco)
14.30 trasferimento con le proprie auto in Loc. Palazzi di Casignana
15:00 visita all’area Archeologica della Villa Romana di Casignana

 

Quota di partecipazione:

20€ a persona (che comprende il biglietto d’accesso alla Villa Romana)numero max partecipanti: 35

Attrezzatura consigliata :

Abbigliamento a strati e adatto al periodo, scarpe comode (chiuse), cappellino, ombrello, borraccia (1,5lt), k-way, pranzo o spuntino (per il pranzo), macchina fotografica o smartphone.

PER INFO E PRENOTAZIONI

Entro e non oltre il 14 Ottobre telefonando al 3470844564 (fornendo i proprio nome e cognome).

Uniti per la Solidarietà 2022 – Torre di Galati in memoria di Elita

Torna anche quest’anno UNITI PER LA SOLIDARIETA’, evento escursionistico benefico in ricordo di Elita che ha la finalità nel condividere la gioia e la bellezza della natura. L’escursione di questa edizione prevede un itinerario facile ed accessibile a tutti, anche ai meno avvezzi all’escursionismo, la meta sarà uno dei siti storici che caratterizzano l’entroterra di Brancaleone “Torre di Galati o Marafioti” nelle immediate campagne alle spalle della piccola frazione costiera di Galati. Un entusiasmante viaggio alla scoperta del patrimonio storico e culturale dell’entroterra Brancaleonese, tra le campagne uliveti, vigneti e grandi praterie.

Nella giornata di Domenica 9 Ottobre  ci si ritroverà presso la piazzetta della Chiesa Maria SS Addolorata di (sulla SS106), da qui divideremo le automobili in due gruppi e si partirà con il cammino direttamente dal cimitero di Galati (che dista 700mt), dove un sentiero su strada mulattiera ci condurrà tra le campagne dell’entroterra con la visione di ampi panorami sulla vallata della fiumara Aranghìa e verdeggianti colline.

Dopo circa 50 minuti di cammino arriveremo ai ruderi di una piccola chiesetta e di li a pochi passi alla Torre di Galati, un edificio del 1600 con una storia millenaria, e la possibilità di visitare i suoi interni, che saranno aperti al pubblico in questa occasione straordinaria, conosceremo la storia e le vicissitudini legate alla sua funzione e l’architettura.

Dopo la visita consumeremo il pranzo (a sacco) e trascorrere qualche ora in completo relax, fino al momento della pubblicazione dell’importo che sarà devoluto all’Hospice di Reggio Calabria“Fondazione La Via delle Stelle”.

Nel primo Pomeriggio, ci si rimetterà in cammino per il rientro, attraversando un secondo itinerario che ridiscenderà le colline attraverso un sentiero di terra battuta, fino a giungere a Galati. Dove poco prima di arrivare nel piccolo centro abitato, ammireremo stupendi calanchi di marna bianca che ci appariranno come un paesaggio lunare. Terminata la visita al geosito, proseguiremo verso il cuore del centro abitato e faremo rientro alle auto, attraverso la SS106 per 700mt oltre il centro abitato.

PROGRAMMA:

ORE 09:00 INCONTRO/RADUNO PIAZZALE CHIESA MARIA SS ADDOLORATA DI GALATI (ci si muoverà in auto verso il cimitero di Galati)
ORE 10:00 INIZIO ESCURSIONE DA LOC. CIMITERO DI GALATI
ORE 13:00 PRANZO A SACCO
ORE 14:30 PERCORSO PER IL RIENTRO
ORE 15:30 VISITA GEOSITO DEI CALANCHI E ARRIVO A GALATI
ORE 16:00 ARRIVO PREVISTO AL PUNTO DI PARTENZA

Link: luogo dell’incontro: https://goo.gl/maps/CEjNHwWS8rsZb8sa7

 

SCHEDA TECNICA:

Difficoltà: T/E (Turistica Escursionistica)
Impegno: Medio/facile
Lunghezza percorso: 4km (ad anello) A/R
Dislivello 160mt
Durata complessiva: 6h soste incluse
Fondo: terra battuta
Presenza d’Acqua: NO

 

ATTREZZATURA CONSIGLIATA:

Zainetto leggero, abbigliamento adatto al periodo (A STRATI), scarpe da trekking, k-way, impermeabile, cappellino, acqua (almeno 2lt), snack, macchina fotografica o smartphone.

 

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA ENTRO IL 7 OTTOBRE AL NUMERO 347-0844564 (fornendo nome e cognome dei partecipanti)

QUOTA DI PARTECIPAZIONE: 10€ (ma, ognuno può donare liberamente)

 

NOTE IMPORTANTI:

Tutte le quote di partecipazione si intendo come contributo liberale ed andranno interamente devolute all’Hospice di Reggio Calabria – Fondazione La Via delle Stelle, in forma pubblica.

Non è prevista alcuna forma assicurativa, chiunque partecipa lo fa a titolo volontario escludendo l’organizzazione sin da subito per eventuali responsabilità civili o penali

“In caso di condizioni meteo avverse” l’escursione sarà rinviata a data da destinarsi e/o comunque comunicata agli iscritti mediante la nostra Pagina Facebook – Kalabria Experience (quindi tenersi aggiornati)!

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