Acceso per la prima volta il 10 settembre 1867“, il Faro calabrese che domina l’immensa distesa azzurra del mar Ionio, in uno dei luoghi più a Sud del Sud (primato che in Calabria condivide con la località Lembo nel comune di Melito di Porto Salvo). Siamo a Capo Spartivento, al confine tra Palizzi e Brancaleone, sul litorale ionico della città metropolitana di Reggio Calabria, lungo la Strada Statale 106 dove i gelsomini, un tempo più copiosi, inebriano l’aria.

Sulla lapide, che sovrasta l’ingresso della torre su base quadrangolare con edificio ad un piano, è riportata anche la posizione del faro in base al meridiano di Parigi, passante per il centro dell’Osservatorio della capitale francese e situato a 2° 20′ 13,82″ a est di quello di Greenwich, che lo sostituì nel 1884 (quindi sette anni dopo l’accensione del faro) nel ruolo di meridiano zero convenzionalmente inteso. Un intervento di ammodernamento ha riguardato il Faro nel 1910. Dal 1935 alimentato con l’elettricità e dal 1995 tutto meccanizzato con l’avvento delle tecnologie, il Faro di Capo Spartivento si erge su una torre bianca ad un’altezza pari a 64 m sul livello del mare.

Ogni otto secondi (7 secondi e 7 decimi per l’esattezza) un fascio di luce illumina fino a trenta miglia nautiche di distanza e in trentadue secondi il faro compie un giro completo, scandito da quattro bagliori, da punta Stilo fino a capo D’Armi. Esso, l’unico in Calabria ad avere un’ottica rotante come i cugini siciliani di Capo Peloro e Punta San Ranieri a Messina, è annoverato tra i cinque Fari classificati di primo ordine in Italia per storia e collocazione, unitamente al Faro di Santa Maria di Leuca a Lecce, al Faro di San Vito Lo Capo a Trapani, al Faro Vittoria di Trieste e alla Lanterna di Genova.

Il Faro di Capo Spartivento ricade interamente sotto la reggenza fari di punta Capo dell’Armi, insistente nel comune di Motta San Giovanni, a sua volta facente capo al Comando Zona dei Fari e dei Segnalamenti Marittimi di Taranto (Marifari Taranto competente dalla Calabria fino a Pescara) e al ministero della Difesa. I comandi zona di Fari hanno sede anche ad Olbia, Messina, Napoli, La Spezia e a Venezia.

Anticamente era noto come l’imponente Heracleum Promontorium, denominato poi dagli Italici Erculeum Promontorium, il promontorio di Eracle (Ηράκλειον ἃκρα). Si narra, infatti, che anche Ercole, l’eroe figlio di Zeus e Alcmena, riposò pure qui durante le sue fatiche. Ad un passo dalla fiume Alex di Palizzi, che con la fiumara aspromontana dell’Amendolea si contende lo storico e antico confine tra le due colonie Magno greche di Rhegion e Lokroi Epizephirioi, si erge questo antico e suggestivo promontorio dominato da un Faro, noto per la sua strategica collocazione geografica.

Luogo intriso di fascino, storia e leggenda, di cui narrava già il geografo greco Strabone (Geografia, VI, 1, 7): “Segue poi il promontorio di Eracle, che è l’ultimo ad essere rivolto verso Mezzogiorno: infatti chi doppia questo capo naviga direttamente spinto dal Libeccio, fino al promontorio Iapigio; poi la rotta inclina sempre più verso Settentrione e verso Occidente sino al golfo Ionio (Parte meridionale dell’odierno mar Adriatico). Dopo il promontorio di Eracle si trova quello di Locri, detto Zefirio, che ha il porto protetto dai venti occidentali e da ciò ne deriva anche il nome“.

Secondo un’antica leggenda tratta dalla pubblicazione “Brancaleone tra natura e cultura”,

un tempo abitava all’interno di una grotta del medesimo promontorio un eremita, Sant’Elmo, che viveva di questua. Sant’Elmo aveva un fratello e sette nipoti. Un tragico giorno il fratello morì, e l’eremita prese con sé le sette figliuole del defunto. Ormai la questua, già appena sufficiente per lui, non bastava più. Una notte mentre meditava e pregava nel tentativo di trovare una soluzione, gli apparve un gigante con una lanterna accesa. Era San Cristoforo per dargli aiuto proprio con la lanterna. L’eremita, non capendo in che modo la lanterna potesse risolvere il suo problema, chiese informazioni. San Cristoforo rispose: “Tu sai che i contrabbandieri vanno per mare. Orbene, quando la notte e’ buia e i venti si scaricano sui flutti, accendi la lanterna, piantala sopra uno di questi scogli e fai lumi ai poveri contrabbandieri che corrono pericolo di rompere la barca”. Da quella sera, Sant’Elmo, fece come gli era stato detto e ricominciata la questua, non passò giorno che non tornasse nella grotta con le bisacce piene di ogni bene, dono dei contrabbandieri grati per l’aiuto, riuscendo così a sfamare le nipoti. Ancora oggi, dopo tanti secoli dalla sua morte, Sant’Elmo, scende dal cielo con la lanterna accesa e salva le navi che stanno per naufragare. Custode del promontorio, il bianco faro Capo Spartivento, si erge fiero e domina su un mare arrabbiatissimo, dove tre imponenti scogli emergono dalle acque. (http://www.carettacalabriaconservation.org/index.php/slide/item/401-il-faro-di-capo-spartivento).

La letteratura non è rimasta indifferente.La vita non è una serie di lampioncini disposti simmetricamente; la vita è un alone luminoso, un involucro semitrasparente che ci racchiude dall’alba della coscienza fino alla fine. Virginia Woolf, scrittrice britannica e autrice del romanzo “Gita al Faro” (tradotto più fedelmente anche “Al Faro“, “To the lighthouse”), pubblicato nel 1927, descrive l’esistenza come un’essenza avvolta in un fascio di luce, quello di cui sono alla ricerca, in mare in attesa di raggiungere la terraferma, l’imbarcazione e la persona a bordo.

Le immagini di questo stupendo faro calabrese aprono e chiudono la splendida puntata “Da Palmi a Capo Spartivento“ de “L’Italia non finisce mai”, in onda su Rai 1 alcune settimane fa e adesso disponibile su Rai Play, con Michele Dalai con Mia Canestrini e Mariasole Bianco.

Il Faro di Capo Spartivento, numero 3384 nell’elenco fari consultabile presso l’istituto idrografico della Marina – da distinguersi dall’omonimo eretto in Sardegna in località Chia, nel comune di Domus de Maria, città metropolitana di Cagliari – si accompagna in Calabria ai Fari di Scalea, Capo Bonifati, Paola, Capo Suvero, Vibo Valentia, Capo Vaticano – Ricadi, Castello Ruffo di Scilla, Punta Pezzo di Villa San Giovanni, Capo D’Armi, ed è seguito dai Fari di Punta Stilo a Monasterace Marina, Capo Rizzuto, Capo Colonna e Punta Alice a Cirò Marina nel crotonese e Capo Trionto a Rossano (quest’ultimo inattivo). Si tratta di tappe di un affascinante viaggio lungo le coste calabresi che Ivan Comi ha raccontato nel libro fotografico “I Fari di Calabria“ e nel docufilm “La Magia dei cristalli“. Il progetto è stato realizzato con il sostegno del Ministero dei Beni Culturali e della Regione Calabria ed in collaborazione con la Marina Militare Italiana e i Guardiani che hanno abitato queste splendide torri luminose.

By Anna Foti