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21 Aprile – Tour alla scoperta della Vallata dello Stilaro

Domenica 21 Aprile Kalabria Experience propone uno straordinario itinerario alla scoperta della “Vallata dello Stilaro” sulle orme dei padri Bizantini.

Un itinerario trai più affascinanti della Calabria ionica, che ricalca il percorso dei monaci greco-bizantini che in questo territorio hanno lasciato profonde tracce del loro passaggio, attraverso le testimonianze monumentali e spirituali presenti nell’intera vallata.

DESCRIZIONE:

Un tour completo, affascinante e gradevole, adatto anche alle famiglie che prevede un’intera giornata a spasso fra i borghi di Stilo, Pazzano e Bivongi che permetterà di conoscere le bellezze storico-monumentali del territorio, come la Cattolica di Stilo, il Santuario della Madonna di Monte Stella ed il monastero Bizantino di San Giovanni Theristis a Bivongi.

 

PROGRAMMA:

Ore 09:30 Incontro dei partecipanti automuniti a Monasterace marina (Piazza Stazione)  LINK APPUNTAMENTO a Monasterace (RC)
Ore 09:45 Partenza per Bivongi e visita guidata l’Abbazia di San Giovanni Theristis
Ore 11:30 Trasferimento a Monte Stella, visita all’eremo di Santa Maria della Stella
Ore 12:30 Pausa pranzo (a sacco) presso area attrezzata di Monte Stella
Ore 15:00 Partenza per trasferimento a Stilo, visita guidata alla Cattolica di Stilo
Ore 17:30 Fine.

(Gli spostamenti tra una località e l’altra, avverranno con mezzo proprio).

 

QUOTA DI PARTECIPAZIONE:

  • 25€ a testa per chi partecipa automunito (include, visite guidate e ingressi: Cattolica di Stilo e Eremo di Monte Stella)
  • 15€ Quota giovani sotto i 18 anni (che include, visite guidate e ingressi)
  • 40€ a testa usufruendo del servizio bus (include; servizio Bus A/R, visite guidate e ingressi) min 15 max 20 persone

 

 Il servizio Bus con punti prelievo:

  • Melito Porto Salvo (ore 07:20)
  • Bova Marina (Bar Vittoria 07:45)
  • Brancaleone (Piazza Stazione ore 08:00)
  • Bovalino (Bar Stop e Go ore 08:30)
  • Locri (Stazione di servizio Esso ore 08:45)

Per usufruire del servizio bus, si richiede anticipo pari al 50% della quota entro il 10 Aprile 2024. In caso di disdetta la quota non sarà restituita.

 

SI CONSIGLIA:

Scarpe comode, indumenti adatti al periodo e alle condizioni climatiche, cappellino, occhiali da sole, crema solare, pranzo a sacco, borraccia d’acqua, eventuali indumenti di ricambio.

 

PER PRENOTARE:

Confermare la propria adesione al programma e telefonare al numero: 3470844564 o in alternativa mandando un messaggio WhatsApp con il proprio nominativo entro e non oltre il 17 Aprile.

 

Itinerario Culturale; fra le torri e le antiche fortificazioni della Costa dei Gelsomini

Un interessante itinerario, alla scoperta delle torri costiere e montane della costa dei gelsomini, da Melito Porto Salvo a Bianco, alla ricerca di ciò che rimane oggi di un antico passato. Il tour parte da un idea progettuale di ricerca nell’ambito del progetto del Servizio Civile Universale fornito da Promozione Italia ETS e promosso da Epli Calabria in collaborazione con la Pro Loco di Brancaleone e Kalabria Experience.

Il progetto denominato: “Torri costiere e montane le sentinelle dimenticate della Calabria”, mira alla comprensione del valore storico e culturale di questa fascia costiera, ricca di tantissime testimonianze da conoscere e valorizzare.

Il lavoro di mappatura è stato condotto dai volontari: Noemi Macrì e Leonardo Condemi, con la collaborazione di molte fonti e fotografi amatori ben descritti e menzionati in ogni paragrafo a cui vanno i nostri ringraziamenti. Sicuramente, da questo breve tour, possono essere tratti numerosi spunti per completare l’itinerario, perché attraverso le torri costiere e montane, si aprono numerosi spunti di approfondimento.

Questa è una prima mappatura che vuole risaltare le curiosità più evidenti del territorio preso in esame.

“LE TORRI COSTIERE DELLA CALABRIA E DELL’ITALIA MERIDIONALE”

La costruzione di “osservazioni fortificate” è riportata fin da Plutarco (125-50 a.C.) e fu realizzata anche dai Romani, il cui commercio venne messo in crisi dai pirati sino al 67 a.C., quando la legge Gabinia consentì a Pompeo di armare una flotta contro i predoni e rendere tranquillo il Mare Nostrum. Dopo il crollo dell’Impero Romano, il territorio italiano divenne preda delle popolazioni germaniche. Le coste dell’Italia meridionale vennero sistematicamente attaccate, sia dalle coste africane (Vandali), che dai Visigoti (Spagna, Francia occidentale). Gli attacchi si intensificarono nel 632, dopo la morte di Maometto, quando l’Islam iniziò la sua espansione verso l’occidente. Fu così che le fortificazioni costiere si fecero sempre più numerose, soprattutto dopo il IX secolo. Le Torri si svilupparono più o meno contemporaneamente in tutti gli stati della penisola, ma la maggior quantità di Torri venne realizzata nel Regno di Napoli, quello più esposto alle scorrerie.

I primi a ideare un sistema permanente di segnalazione e di difesa, per mezzo di Torri collocate in modo che da ognuna fossero visibili la precedente e la successiva, furono gli Angioini (1266–1442) e la loro opera fu continuata dagli Aragonesi (1442-1503). La realizzazione fu solo parziale, anche a causa dei cambiamenti politici, e finì per passare sotto il controllo dei feudatari e dei privati, proteggendo i territori, più che le popolazioni. E’ solo nella prima metà del XVI secolo che si comincia ad apprezzare una reale organizzazione delle strutture difensive costiere. A partire dal 1532, sotto l’impero di Carlo V, il viceré di Napoli don Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga, marchese di Villafranca del Bierzo (1532-1553), iniziò la costruzione di Torri costiere presidiate da militari muniti di catapulte ed armi da fuoco, tra cui almeno un cannone posto all’esterno. La realizzazione delle Torri si rendeva necessaria per le continue scorrerie di corsari. La realizzazione del progetto fu rallentata, sia perché gravava interamente sui singoli comuni impoveriti dalle guerre, sia perché l’attenzione era rivolta alla guerra contro i Francesi.

Fra le tipologia di torri d’avvistamento è possibile distinguere:

1) Le torri angioine; le più antiche, di forma cilindrica, con basamento a tronco di cono che rappresenta i 2/3 dell’altezza dell’intera torre ed è sormontato da una cordonatura (redondone o toro) di tufo grigio in piperno (roccia vulcanica proveniente dalle cave napoletane poste ai piedi dei Camaldoli) o materiale simile, e mura poco spesse. Avevano funzione, essenzialmente “di avvistamento”

2) Le torri aragonesi; più basse, a pianta quadrata con volte a crociera e muratura più spessa sul lato esterno. La merlatura delle Torri e quella delle cortine dovevano avere la stessa altezza, “per evitare il tiro delle artiglierie sui corpi di fabbrica emergenti”. Gli aragonesi diminuirono d’altezza le Torri angioine, sia demolendo i coronamenti superiori, sia innalzando il livello del terreno alla base delle Torri stesse.

3) Le torri del periodo vicereale; simili alle precedenti, a pianta quadrata, con basamento a scarpa, mura provviste di feritoie e spesse oltre 3 metri, particolarmente sui lati rivolti verso il mare, e sormontate da una terrazza delimitata da merlature.

Fu l’avvento dell’artiglieria a segnare il passaggio dalla forma circolare a quella quadrata, per meglio resistere alle cannonate. Le nuove Torri, costruite con criteri più moderni, erano così in grado di assolvere a funzioni di avvistamento, riparo ed anche offesa. Talvolta, due o più Torri venivano unite da ballatoi. L’ingresso veniva aperto sul lato a monte, al piano superiore (3-6 m. di altezza) e poteva essere dotato di una scala retraibile, anziché in muratura.

Per avere un quadro meglio illustrato del complesso sistema di torri di avvistamento della fascia ionica reggina, il  lavoro si è concentrato sul tratto costiero tra Melito di Porto Salvo e Bianco, dove abbiamo rilevato molte delle tipologie di torri che ci consentono di avere un quadro più o meno completo del ricco contesto difensivo del territorio in epoche diverse, se pur la mappa e le ricerche affrontate, non ci hanno consentito di verificare l’esistenza di resti di torri sulla tratta Melito-Bova, sul quale non esistono segni “evidenti” di queste testimonianze, ma meglio dettagliate su pubblicazioni storico-scientifiche edite da diversi autori.

 

1 – Torre Saracena Melito Porto Salvo

(Foto: Santina Marateia)

 

La torre saracena a Melito Porto Salvo sorge su un promontorio a 110 mt slm alle spalle del Paese Vecchio risale al 1550 era in comicazione visiva con la Torre di Salto Della Vecchia (San Lorenzo) a sud e con la Torre di Musa a nord. La Torre si trova tra la fiumara di Sant’Anna e Sant’Elia, la base è a forma circolare tronconica.

(Fonti: Arch. Santina Marateia)

 

 2- Torre di Pentidattilo

(Foto: Giuliano Guido)

La Torre risale al 1613, sorge a 80mt slm all’interno del territorio di Melito di Porto Salvo. A pianta quadrangolare era in comunicazione con la Torre di Capo d’Armi.

(Fonti; Associazione Kronos Arte)

 

3 – Bova Marina; Torre di Capo San Giovanni d’Avalos o Torre Tasca

(Foto-Enzo-Galluccio)

La Torre di San Giovanni d’Avalos , sorge sul promontorio di Capo San Giovanni D’Avalos a Bova Marina. Questa struttura difensiva, che fa parte di una rete di torri costiere delle coste Calabresi, serviva a proteggere l’approdo costiero, un tempo nel territorio della Chora di Bova, nel corso dell’età moderna (XV), dove abitava una popolazione costituita da contadini e pastori che lavoravano le terre della nobiltà locale.

(Fonti: Pro Loco di Bova Marina)

 

4 – Palizzi; Torre Mozza

(Foto: Calabriagreca.it)

Sorge nel comune di Palizzi (RC) su un promontorio, nella zona dichiarate più a sud dell’Italia peninsulare. Porto Palizze, così era chiamata questa baia tra Sette e Ottocento. Dell’attracco costiero non vi è più traccia, fatta eccezione per una torre di avvistamento, del 1595, detta Torre Mozza, per via dello squassamento delle parti superiori della struttura, di cui rimane un unico angolare, impostato su una base rettangolare.

(Fonti: Calabriagreca.it)

 

5- Torre di Capo Spartivento (oggi faro)

(foto: pro loco Brancaleone)

L’antica torre di Capo Spartivento sorgeva sul promontorio chiamato “Heracleum Promontorium”, accanto al torrente Aranghìa. Costruita alla fine del 500, come rilevato da uno dei 99 acquerelli del famoso “Codice Carratelli” insisteva una torre d’avvistamento in seguito distrutta e sostituita dall’odierno faro, acceso la prima volta il 10 settembre 1867 e ristrutturato nel 1910. La lanterna ad ottica visibile per 22 miglia nautiche.

(Fonti; Pro Loco di Brancaleone)

 

6– Brancaleone; Torre Sperlongara

(Foto: Pro Loco di Brancaleone)

Torre Sperlonga o Sperlongara, sorge sulla rupe che domina il centro costiero di Brancaleone marina. Costruita intorno al 1600 per sorvegliare il tratto di costa sottostante dalle invasioni saracene, e appositamente era stato costituito un corpo militare di sorveglianza, con uomini a cavallo che venivano detti “cavallari”. Per mantenere questo corpo militare vigeva anche un criterio della spesa secondo il quale le popolazioni residenti entro dodici miglia dal mare pagavano la tassa per intero, oltre questa distanza la somma veniva dimezzata. Nel 1605-06, l’addetto alla sorveglianza era il “torriero” Giovanbattista Marzano; un secolo dopo, nel 1707, tale compito venne affidato ad un certo Carlo De Lorenzo. Su una delle pietre con cui è stata costruita la torre, si leggeva sino a tempi recenti, una scritta in latino (M.MIN….Bellum gesse…Sperlungae…..Dux erat…..recatus et sepoltus), ormai scomparsa, e di incerta decifrazione. Una targa datata 1950 ed una croce in cemento, riporta l’anno giubilare, che è ancora visibile.

(Fonti; Vincenzo De Angelis)

7 – Torre di Galati o Marafioti

(Foto: Giuseppina Sapone)

Poco distante, su un’altura dell’entroterra, lungo la valle del torrente Aranghìa, sorge un fortilizio denominato ancora oggi “Torre di Galati”. Fonti storiche riferiscono che tale edificio ricadeva all’interno delle proprietà del Governo. Nel 1626 il governo si vide costretto a mettere all’asta tutte le foreste, ma il principe di Roccella Fabrizio Carafa vantava dei diritti acquisiti sulle stesse, fu così che si arrivò a un accordo economico che prevedeva la cessione delle foreste ai Carafa. Queste proprietà nel secolo precedente appartennero alla Famiglia Marullo da Messina (Conti di Condojanni).Qualche anno più tardi nel 1628 Fabrizio Carafa vendette per 19.000ducati al Magnifico Giovanni Antonio Genoese,  il feudo di Galati. Dal Catasto Onciario di Palizzi dell’anno 1745 risulta che la foresta di Galati unitamente alla Torre, era intestata al Barone Paolo Filocamo che l’aveva affidata al Dott. Michele Francesco Cafari (del casale di Staiti). In realtà il feudo di Galati era anche la destinazione finale della transumanza del bestiame che giungeva dalle serre Catanzaresi, inoltre nella Torre e negli edifici annessi trovavano ricovero i pastori che conducevano le greggi. Nel 1779 il pastore di Fabrizia Giovanni Monteleone, fece testamento proprio all’interno della “Torre di Galati”, il cui territorio nello stesso atto testamentario viene chiamato “Villa di Galati”.

(Fonte: Carmine Laganà)

 

8- Brancaleone Torre medievale in loc. Lacchi

(Foto: Pro Loco di Brancaleone)

Dalle ricerche condotte dal Prof. Giuseppe Cordiano nell’anno 2015, in località Lacchi di Brancaleone,risultano dei resti di un fortilizio medievale, di cui oggi rimangono poche racce di blocchi di pietra. Qui anticamente sorse una torre d’avvistamento. Le notizie sono scarse, ma ad oggi sappiamo che questo antico maniero, posto su questa altura di fronte alla costa servì per l’avvistamento di eventuali pirati.

(Fonti: Giuseppe Cordiano)

 

9- Rocca Armenia (Torre Bruzzano)

(Foto: Pro Loco di Bruzzano)

Dove oggi insistono i ruderi dell’antico castello di Rocca Armenia o Rocca degli Armeni, vi era un maestoso castello cinto da mura dotato di torrioni. Il Torrione principale, chiamato anche con l’appellativo di Torre Mastio, posto sulla rupe più alta del castello, era alto diversi metri. Per le caratteristiche della sua struttura, Rocca Armenia intorno al 1600-1700 viene descritto da alcuni cronisti con l’appellativo di “Torre Bruzzano”, richiamando appunto l’utilità che tale castello e punto di avvistamento aveva per tutto il circondario ed i paesi limitrofi. Tali torri interne al territorio, comprendevano la rete di avvistamento piratesco che dal mare comunicava anche con l’interno, dove la popolazione risiedeva più numerosa.

(Fonti: Orlando Sculli)

 

10- Torre di Capo Bruzzano – Bianco

(foto; Pro Loco di Brancaleone)

La torre di Capo Bruzzano, sorge sul promontorio Zephiros, territorio di Bianco, oggi ridotta in rudere, sorge sul promontorio Zefiro, ricadente nel comune di Bianco. Essa faceva parte della rete di torri costiere, costruite per difendere le popolazioni dalle invasioni piratesche verso la fine del ‘500. La sua posizione strategica, le consentiva di comunicare con le altre torri dislocate sulla costa verso nord, Bianco, Bovalino, Ardore, Gerace ecc…, invece lungo la fascia dell’alto ionio e basso ionio verso sud con Brancaleone, Palizzi, Bova Marina ecc…

(Fonti: Vincenzo Cataldo)

 

 

Brancaleone (RC) L’antica Torre di Galati ci svela il suo fascino

Uno scrigno di storia e biodiversità

A pochissimi chilometri dalla piccola e ridente frazione di Galati sorge una splendida torre che si erge su una piccola collinetta naturale a 190mt s.l.m., l’edificio probabilmente è stato costruito alla fine del ‘500 e rientrava nel sistema delle torri di avvistamento volute dal Regno di Napoli su tutte le coste del mediterraneo. Queste torri, oltre a svolgere la funzione di sorveglianza dei mari e in caso di attacchi pirateschi, dovevano comunicare non solo fra di loro, ma anche con l’entroterra, essendo molti i centri abitati che sorgevano nell’entroterra. La torre di Galati oltre ad avere avuto una funzione militare, ha sicuramente svolto un ruolo istituzionale sul territorio, grazie alla sua importante e strategica ubicazione (al confine tra i territori di Palizzi e Brancaleone) Fonti storiche riferiscono che tale edificio ricadeva all’interno delle proprietà del Governo.

L’itinerario

Un ottimo spunto per raggiungere la torre, è quello di approfittare dei periodi meno caldi, come la primavera e l’autunno. Per raggiungere la torre effettuando una piacevole camminata immersi nella natura, è possibile farlo direttamente dalla piccola frazione di Galati che si trova al 59°km sulla SS 106 ionica. Giunti presso il cimitero che sorge vicino alla grande arteria stradale si lascia l’auto nell’ampio parcheggio. Si prosegue a piedi seguendo una sterrata che costeggia un complesso residenziale semi-costruito. La stradina costeggia il piccolo torrente, quasi sempre in secca conosciuto come “vallone Pezzimenti” che ad un certo punto comincia a scavalcare la prima collinetta.

Giunti alla fine della salita, le praterie che si ammirano sono vastissime, in particolare nei mesi di Novembre/Dicembre questi prati profumano di Narcisi selvatici che un tempo venivano raccolti per estrarre l’olio essenziale per l’industria profumiera Francese. Si prosegue verso destra seguendo la mulattiera principale che di li ad 1km giunge presso a dei ruderi di una piccola chiesa che apparteneva ai possedimenti dei proprietari della torre, che sorgono su una piccola collinetta adiacente alla strada e posta in un crocevia. Si svolta a sinistra ed ecco che in cima alla strada irrompe la Torre, che solitaria e imponente appare allo sguardo come un edificio di modeste dimensioni. La natura qui è incontaminata, contraddistinta da appezzamenti di terreno coltivati ad ulivi e vigne.

La torre naturalmente non ha un custode e non vi si può accedere al suo interno, ma grazie alla documentazione fotografica della Pro Loco di Brancaleone è possibile ammirare i due arconi di pietra locale che sorreggono i piani superiori. Tutto intorno sorgono vecchie mura che ci danno l’impressione di unità abitative ed ambienti funzionali, quali ad esempio sul lato destro della torre, un ambiente conserva ancora le vasche dell’antico frantoio, e nella parte retrostante, fra rovi e vegetazione infestante si notano quello che un tempo erano le scuderie, necessarie alla custodia dei cavalli.

Ritornando indietro e ripercorrendo lo stesso itinerario è possibile effettuare una variante, che consiste nel completare l’escursione ad anello, non senza però stare attenti alle mulattiere che si dipanano dallo sterrata principale che riscende le colline e giunge proprio sulle sponde della fiumara Spartivento con sullo sfondo il Faro (che da queste parti è conosciuto col nome di Semaforo), si costeggiano le coltivazioni di una nota azienda agricola di Brancaleone e si mantiene sempre la sinistra della strada sterrata, che ad un certo punto compie una piccola salita dove alla fine con grande sorpresa e meraviglia si arriva alla strada asfaltata, qui si stagliano i Calanchi che offrono all’escursionista un paesaggio lunare a pochi passi dall’abitato e dal mare azzurro che fa da cornice.

Si prosegue scendendo la suddetta strada che di li a poco giunge alle abitazioni e fin verso la SS.106, per ritornare al punto di partenza si segue la direzione nord verso Taranto, attraversando la Chiesa dell’Addolorata, La bottega della frazione, il Bar caffetteria e percorrendo 500mt si giunge all’ingresso della stradina del cimitero che conclude il percorso. In alternativa si rifà il percorso fatto all’andata.

*(Fonti: Carmine Verduci- Kalabria Experience)

Fonti storiche e documentaristiche:

Nel 1626 il governo si vide costretto a mettere all’asta tutte le foreste, ma il principe di Roccella Fabrizio Carafa vantava dei diritti acquisiti sulle stesse, fu così che si arrivò a un accordo economico che prevedeva la cessione delle foreste ai Carafa. Queste proprietà nel secolo precedente appartennero alla Famiglia Marullo da Messina (Conti di Condojanni). Nel 1628 Fabrizio Carafa vendette il feudo di Galati al Magnifico Giovanni Antonio Genoese per 19.000ducati. Nel 1745 risulta che la foresta di Galati unitamente alla Torre, erano intestate al Barone Paolo Filocamo che l’aveva affidata al Dott. Michele Francesco Cafari (del casale di Staiti). In realtà il territorio di Galati era anche la destinazione finale della transumanza del bestiame che giungeva dalle serre Catanzaresi, inoltre nella Torre e negli edifici annessi trovavano ricovero i pastori che conducevano le greggi. Nel 1779 il pastore di Fabrizia Giovanni Monteleone, fece testamento proprio all’interno della “Torre di Galati”, il cui territorio nello stesso atto testamentario viene chiamato “Villa di Galati”. Nel 1800 la Torre ed i suoi possedimenti erano di proprietà della famiglia Retez che furono tra gli ultimi ereditari. Intorno ai primi anni del 2000 la torre in avanzato stato di abbandono venne restaurata, grazie a dei fondi europei e l’interessamento della Regione Calabria, Mibact e Comune di Brancaleone. Si evince che l’intera area della torre aveva non solo ambienti ad uso abitativo, ma anche ambienti come il frantoio, le scuderie ed altri ambienti di servizio che servivano probabilmente a dare stallo ai viandanti, pastori ecc… Ma si hanno notizie che almeno fino agli anni ’50 questa torre fu utilizzata non solo come deposito, ma anche come ricovero di fortuna per gli abitanti dell’omonima Galati.

* (Fonti: Carmine Laganà, Vincenzo De Angelis, Carmine Verduci)

CURIOSITA’

Il toponimo “GALATI” deriverebbe dall’arabo Qualat, ma è un’ipotesi alquanto surreale, se consideriamo che la costa orientale calabrese sia stata caratterizzata da influenze non solo di popolazioni di passaggio ma anche caratteri linguistici che hanno lasciato parecchie forme di derivazione greca dell’onomastica e toponomastica delle nostre zone. Quindi volendo inseguire anche la tesi più accreditabile del nome GALATI potremmo sicuramente dire che derivi dalla lingua greca, ovvero: GALA= Latte. Tesi che trova riscontro proprio con l’ubicazione del luogo che si trova in una porzione di territorio caratterizzato dalla presenza di marne bianchissime che durante le stagioni secche, appena dopo una eccezionale precipitazione abbondante e in condizioni di mare calmo, si riversa in mare l’acqua bianchissima nell’azzurro ionio, fenomeno che crea lunghe strisce bianche sul mare, dando appunto l’impressione del latte. Tesi poetica, ma più verosimile.

Sappiamo come nel periodo Mago-Greco i confini tra Locri e Reggio furono ridisegnati più volte,a distinguere questi confini erano spesso le fiumare, infatti tutta l’area intorno alla torre ed a questi territori è costellata da reperti archeologici come confermano indagini archeologiche condotte dal Prof. D. Cordiano dell’Università di Siena nel 2016, i rilevamenti archeologici e scientifici hanno indagato le località Stracozzara, Monumenti e Cafuni ed i territori tra Brancaleone e Palizzi pubblicati nel saggio: “Carta archeologica del litorale ionico aspro montano” Comuni di Palizzi – Brancaleone – Staiti e d’intorni

*(Fonti: Isidoro Bonfà, Sebastiano Stranges)

 

LA VIA DEI BORGHISAN GIORGIO MORGETO

Domenica 4 Ottobre La Via dei Borghi a San Giorgio Morgeto (RC)

Torniamo a percorrere LA VIA DEI BORGHI amici. Il 4 di ottobre prenderà il via la terza edizione del progetto nato dalla sinergia tra Il Giardino di Morgana e Kalabria Experience. La destinazione sarà eccezionale: San Giorgio Morgeto con il suo fascino medievale ed i suoi paesaggi pazzeschi sulla Piana e sul Mar Tirreno.
Moltissime le attrazioni di giornata: Il Convento dei domenicani, la Chiesa dell’Annunziata, Palazzo Oliva, il Busto Florimo, Palazzo Florimo, San Gennaro(o San Giuseppe), la Chiesa Sant’Antonio, Palazzo Ambesi (centro visita), la Chiesa del Carmine, l’arco di San Giacomo, la Chiesa dell’Assunta, Palazzo Fazzari, la scala Beffarda, il Passetto del Re, il Castello, la Fontana Bellissima, Palazzo Milano.

Questo dimostra che ogni angolo della Calabria esprime storie e curiosità che attendono solo di essere raccontate. Dopo la pausa pranzo (PRANZO A SACCO), ci lasceremo stregare dalle capacità degli artigiani e produttori locali.

Due gli appuntamenti.Faremo visita al maestro Cestaio Aldo Mammoliti e dopo incontreremo la storia dell’azienda Olearia San Giorgio.

PROGRAMMA:

Ore 09:00 Raduno dei partecipanti presso lo slargo posto all’inizio di via Morgeto (vicino alimentari Ligato) GUARDA LINK GOOGLE E MAPS
Ore 09:30 Visita del borgo
Ore 13:00 Pausa pranzo (pranzo a sacco)
Ore 14:00 spostamento verso il cestaio Aldo Mammoliti e successivamente IN MACCHINA raggiungeremo l’azienda Olearia San Giorgio
Ore 17:30 Saluti e rientro.
ALL’INTERNO DELLA GIORNATA:
FOTO CONTEST INSTAGRAM: #IuntamuSanGiorgioMorgeto
SCHEDA TECNICA:
Escursione di tipo: “T” (TURISTICO)
Grado di difficoltà: FACILE
Percorso: Urbano
SERVIZIO BUS FACOLTATIVO A CURA DI FULLTRAVEL:
Il servizio verrà attivato al raggiungimento di otto adesioni
– BRANCALEONE STAZIONE FERROVIARIA ore 7:30
– BOVALINO DI FRONTE RISTORANTE VILLA DENISE ore 8:25 
– LOCRI STAZIONE DI SERVIZO ESSO ore 8:10
EQUIPAGGIAMENTO CONSIGLIATO:
Calzature adeguate al tipo di percorso in centro storico (scarpe da ginnastica) vestiario a cipolla, k-way, impermeabile, cappellino, occhiali da sole, scorta d’acqua almeno 1/5 lt), indumenti di ricambio, macchina fotografica o smartphone, telo per pic-nic, MASCHERINA E GEL IGIENIZZANTE PERSONALE!
PER ADERIRE ALL’INIZIATIVA:
E’ OBBLIGATORIA LA PRENOTAZIONE ENTRO IL 3 OTTOBRE 2020 alle 12.00
telefonando al numero 392 400 9180
Quota di partecipazione: 15€ (Max partecipanti: 40)

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