C’è una Calabria talmente enigmatica che è in grado di aprire ancora scenari di storia e di antiche civiltà. Una Calabria che un tempo è stata crocevia di molte etnie che hanno lasciato segni tangibili e indelebili nella nostra cultura, soprattutto nella “cultura gastronomica” di cui il territorio ne è pregno di significato.

Siamo andati alla ricerca del significato delle tradizioni, e questa che stiamo per raccontarvi ci parla di una profonda spiritualità che ancora è viva, sin dalle nostre più antiche origini. Nel caso specifico vi porteremo a Staiti, piccolo borgo del Regino di 240 anime dove ancora è forte e viva la tradizione dei Jaluni e non solo, in tutta la Locride riscontriamo molte similitudini, sia di forme e sia di denominazione, segno della presenza ebraica sin dal medioevo in questo territorio.

I JALUNI

Shalom (שָׁלוֹם “ascolta” in sefardita/ebraico israeliano: shalom, in aschenazita/yiddish: sholom, sholem,  sholoim, shulem) è una parola ebraica che significa PACE, COMPLETEZZA, PROSPERITA’, oppure CIAO, ARRIVEDERCI o STAR BENE. L’espressione può riferirsi sia a “PACE” tra due entità (specialmente tra UOMO e DIO o tra due Nazioni), o anche al benessere e alla sicurezza di un individuo o un gruppo di individui. La parola si riscontra anche in molte altre espressioni e nomi. La prima lettera di shalom è “shin” nel Sèfer Yetzirà rappresenta l’elemento del fuoco, che purifica e trasforma.

Nel Salmo 85,11  Shalôm fa coppia con giustizia, per descrivere la pienezza dei beni messianici: “Misericordia e verità si incontreranno, giustizia e pace si baceranno…”.

Il Salmo 22 ne illustra bene il significato, anche se compare il termine specifico Shalôm: ” Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla…il mio calice trabocca…”

Per la forma e per il suono la parola shin ricorda il movimento ascensionale, che allude all’anelito dell’uomo verso Dio. Anche in Grecia hanno un dolce simile che ricorda nel simbolismo i Jaluni. Si tratta del “lichnarakia”, termine che significa lampada o luce, che indica anch’esso l’origine sacra di questo dolce.  In sostanza dove c’è stata matrice greca-ebraica le tradizioni si mescolano con la cultura locale e creano grandi significati che per forma e particolarità, rendono questa terra ricca di gastronomia nelle sue forme più svariate, scandendo così le stagioni, i riti religiosi, le usanze nei paesini che ancora vivono di ritmi lenti e sopratutto spirituali.

La forma della pasta frolla è a lucerna a 4 becchi ed il ripieno è di ricotta rigorosamente di origine caprina. Occorre la Toma riposata almeno due giorni (generalmente ricotta 70% toma 30%)

 

A Pasqua quindi; UN DOLCE PIENO DI STORIA, CULTURA E SIGNIFICATO!!!

Il “lumericchiu” o “fragune”  è un dolce pasquale tipico di alcuni paesi della provincia di Catanzaro. Il primo termine rievoca i “lichnarakia”. La parola  “fragune” probabilmente deriva dal latino “flado” che significa sfornato, focaccia di forma circolare.  In alcuni paesi dell’istmo di Catanzaro, sono anche chiamate “chinulille” o “chinulidde”.

BY: Sebastiamo Stranges

FOTO: estratte da Internet (si ringraziano gli autori)