16 Febbraio Escursione alla Rocca del Lupo e visita al Castello dell’Amendolea

Domenica 16 Febbraio 2020 inaugureremo questa nuova stagione di esperienze ed avventure, abbiamo scelto di farlo partendo dalla magnifica Valle dell’Amendolea, luogo simbolo e intrinseco della cosiddetta Area Grecanica.

Partiremo come da tradizione con un’escursione leggera ma molto intensa di emozioni, per la prima volta percorreremo un nuovo sentiero che dal letto della fiumara “Pisciatu” (affluente della grande Fiumara Amendolea) si inerpica sulla cima di “Rocca del Lupo”, tra natura e paesaggi mozzafiato su tutta la vallata, dove non mancheranno scorci ed elementi da osservare e soprattutto da fotografare e condividere. Al termine della giornata un lauto pranzo presso il rinomato Agriturismo “Il Bergamotto” di Ugo Sergi ci farà scoprire la gastronomia tipica della Valle.

Nel pomeriggio, ci sposteremo con le automobili verso il Castello dei Ruffo dell’Amendolea attraverso un percorso guidato denso di emozioni e soprattutto accompagnati dalla storia che ha caratterizzato per secoli questo antico borgo oggi diroccato ma che non smette di affascinare i visitatori.

 

PROGRAMMA:

ORE 09:00 – Raduno presso la Fontana dell’Amendolea (Bivio- Amendolea-Gallicianò)

ORE 09:30 – Inizio Escursione verso la Rocca del Lupo
ORE 12:30 – Spostamento in auto presso l’Agriturismo “Il Bergamotto”
ORE 13:00 – Pranzo presso Agriturismo Il Bergamotto di Ugo Sergi
ORE 15:30 – Visita al Castello dei Ruffo dell’Amendolea
ORE 16:30 – Saluti e rientro

 

SCHEDA TECNICA

DIFFICOLTA’: E/T (Escursionistica/Turistica)
LUNGHEZZA DEL PERCORSO: (3,2km Rocca del Lupo A/R)- (600mt Castello Amendolea A/R)
PERCORSO: Sentiero e greto fiumara (per la rocca del Lupo) – (sentieri per il Castello dell’Amendolea)
PRESENZA D’ACQUA: Alla Partenza
NUMERO MAX DI PARTECIPANTI: 30 PERSONE

 

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA:

Telefonando al 347-0844564 (Fornire proprio nome e cognome) Entro e non oltre Venerdì 14 Febbraio.

 

QUOTA DI PARTECIPAZIONE

5€ (ESCURSIONE- E VISITA AL CASTELLO)

20€ (PRANZO PRESSO AGRITURISMO)

 

Pollìschio; la città scomparsa.

Luoghi, misteri, leggende, avvenimenti storici e luoghi che la terra ha inghiottito nel silenzio. Civiltà che diedero vita ai nostri paesi Aspromontani e pedemontani.  Ci troviamo a sud della Calabria, e precisamente nel territorio di Staiti (borgo medievale a 13 Km dalla costa jonica, posto a 550mt s.l.m.). La località in questione, si trova a pochi passi dall’abazia di Santa Maria di Tridetti accanto al torrente Fiumarella (oggi un rigagnolo ma un tempo di portata consistente). Questo edificio di origine Bizantina, ma con chiare influenze normanne e motivi decorativi arabi, risale probabilmente al VII-VIII secolo, o addirittura al XI secolo, (come ritiene il grande archeologo Paolo Orsi, sovrintendente alle antichità e alle belle arti della Calabria, che scoprì l’Abbazia di Tridetti nel 1912).

La leggenda vuole che l’abazia sia stata costruita sui resti di un antico tempio dedicato al Dio Nettuno, edificato dai Locresi Zefhiri nel V-VI secolo A.C.; tesi resa attendibile (come rilevato alcuni ritrovamenti di monete coniate in onore della divinità, con impresse l’immagine del Dio Nettuno), oltre che da testi antichissimi ad opera di cronisti d’epoca, che ci narrano di un’imponente statua raffigurante il Dio Nettuno, impreziosita da un mantello pregiatissimo con ricami in oro e pietre preziose che la ricoprivano. Secondo alcuni, pare che Annibale, passando da questo luogo (attraccato con la sua nave al porto di Capo Bruzzano (dove sbarcarono i primi coloni greci) attratto dal pregiatissimo mantello se ne impossessò, sotto lo sguardo attonito della sua milizia che chiese ad Annibale il perchè del gesto. Annibale rassicurò le truppe asserendo che la divinità avesse caldo, e che lo avrebbe riportato alla divinità con l’arrivo della stagione fresca.

Intorno al VIII-IX Sec. gruppi di monaci Basiliani sfuggiti dall’ oriente, a causa della persecuzione musulmana prima, e iconoclasta dopo, approdarono sulle coste Calabresi spinti dalla necessità di trovare luoghi nascosti per sfuggire alle persecuzioni. Si spinsero in luoghi nascosti dell’entroterra, trovando rifugio in anfratti naturali e zone inaccessibili dove professare liberamente il loro credo. Nacquero così piccole comunità religiose che creebbero dando poi vita a cenobi, laure, monasteri, grangie e abbazie come nella vallata dove oggi sorge l’Abazia di Santa Maria di Tridetti, il luogo viene ancora oggi chiamato “Badìa”.

Si narra ancora oggi che proprio nelle vicinanze, sia esistito un’antica città dal nome Pollìschìo e su che fine abbia fatto, resta ancora oggi un mistero. Sorse in una località conosciuta ancora oggi con il toponimo di Fracasso. Su questa teoria la questione sembra essere ammantata di mistero. Ipotesi che meritano senz’ altro una più attenta ed approfondita analisi che speriamo in futuro attraverso ricerche possa tradursi in rivelazione.

Il Dott. Francesco Giuseppe Romeo che pubblicò nel 1985 il libro “Santa Maria di Tridetti a Staiti, storia di una abbazia Basiliana” descrive questo luogo avvalendosi oltre che degli studi effettuati su registri e documentazione d’archivio, anche raccogliendo testimonianze tra gli abitanti di Staiti. Sulla sua pubblicazione scrive: …in località denominata “Turco” i proprietari di una casa durante i lavori di restauro, rinvennero dei resti umani di scheletri, probabilmente resti di una necropoli appartenuti al vicino nucleo abitato Pollìschìo, in un’altra nota aggiunge, che un Signore di nome Giovanni Patti di Staiti mentre coltivava il suo appezzamento di terra, in località detta “Fracasso”, rinvenne una croce metallica di ottima fattura artigianale.
Visto che il testimone in questione morì in età avanzata (nel 1935), si suppone che l’episodio del ritrovamento avvenne sicuramente negli anni antecedenti la sua morte. Il toponimo “Fracasso”, potrebbe forse derivare da un catastrofico episodio o terremoto di difficile datazione, che secondo i racconti degli anziani potrebbe essere aver cancellato l’antica città di Pollischìo. Sul toponimo fracasso una teoria che potrebbe essere ricondotta al toponimo potrebbe essere riferita a qualche incursione saracena. Solitamente queste incursioni avvenivano seguiti da un gran baccano ad opera dei Turchi che annunciavano l’invasione ed i saccheggi nei villaggi, tale considerazione ci viene dalle crono-storie riportate a noi oggi grazie a studi e ricerche, per cui ipotesi da non sottovalutare.

Detto territorio un tempo aveva un’economia molto fiorente, basata sull’agricoltura e la pastorizia, gli abitanti erano sparsi sulla vallata (chiamata ancora oggi “Badìa”) e molti nomi e toponimi ancora oggi in uso nel linguaggio locale, riconducono senza ombra di dubbio a quelli che furono sicuramente insediamenti monastici e religiosi con annesse presenze laiche (per la maggior parte umili pastori e contadini) come ad esempio le località; Magazzini, Stuppia,San Cesareo, San Gregorio, San Nicola e San Biagio, quest’ultime non solo ci danno una chiara interpretazione di come i Santi Armeni siano stati i più venerati del comprensorio, ma ci indicano numerose presenze umane sparse o verosimilmente più organizzati come villaggi e contrade.

L’avvento di Internet, per quanto discutibile possa essere, oggi dà l’opportunità di confrontare le notizie storiche con le varie analogie espresse dai frequentatori appassionati, ma anche dai conoscitori degli avvenimenti storici, spesso queste persone generano interessanti confronti e scambi di opinioni, che innescano interesse e curiosità. Ed è proprio su Facebook che qualche anno fa ebbi uno scambio di opinioni con il Sig. Giuseppe Micheletti su un gruppo dedicato proprio a Staiti. Mi colpì un “post” che faceva riferimento Pollìschio, argomento su cui stavo lavorando da mesi. Contattai privatamente Micheletti che vive all’estero da molti anni al quale spiegai che stavo cercando informazioni atte a ricostruire la vicenda di Pollìschio dal punto di vista leggendario, mi resi subito conto di aver avuto la possibilità di raccogliere la testimonianza importante. Micheletti con molta cortesia mi scrisse testualmente: <<quel che so di Fracasso è che certamente non si chiamava cosi`, ma dal fatto che sia successo qualcosa di grave, più grande di quello che noi pensiamo… Allora forse si chiamava Pollìschio. Io credo che esistesse un piccolo paese, che viveva esclusivamente d`agricoltura ,con lavorazione dei metalli, del legno e custureri (sarti) …Intorno a questo paese vi era gente che abitava in pagliai e qualche abitazione sparsa… Non dobbiamo dimenticare che era una zona molto boscosa e la fiumara di Bruzzano era un tempo navigabile. Forse Annibale è arrivato a Tridetti entrando da lì. I romani che avevano bisogno di legno hanno praticato il disboscamento di questi luoghi. Ritornando a Fracasso, mi ricordo che negli anni 50, il fosso zona limitrofa era molto attivo e coltivato dappertutto. Con case-fienili ricovero per gli animali d’allevamento ,vacche , capre, e pecore , maiali ecc… Si produceva tutto per il fabbisogno della famiglia dalla lana al grano, dalle fave all’ avena. Questo paese forse è scomparso a causa di un’alluvione, una frana ma potrebbe essere stato cancellato a causa di violentissimo terremoto>> .

A questa testimonianza vanno sicuramente aggiunti i racconti dei natii di queste zone, che di certo non avvalorano nessuna tesi a riguardo ma, alimentano altresì molta curiosità, alla quale servirebbe creare un interesse di studio maggiore. In questo lembo di terra di Calabria, sono molti gli idiomi ancora oggi in uso per identificare un luogo, una zona, un punto preciso del territorio. Pollìschio potrebbe essere stato di origine antecedente alla costruzione dell’Abbazia di Tridetti e quindi di origine (Greca)? O si tratta solo una leggenda priva di fondamento? Il toponimo “fracasso”, potrebbe riferirsi ad un catastrofico evento meteorologico o geofisico (appunto un fracasso)? Oppure si tratterebbe solo di inquietanti coincidenze? Ad oggi è difficile dirlo con certezza!

Stando alle ricerche condotte dal ricercatore Carmine Laganà, dato che il nucleo di Staiti prese il nome dalla Famiglia Stayte (di origine Messinese intorno al 1590), e che come dimostrano i registri esaminati, il Feudo risulta riscattato da Federico Stayte a causa dei debiti lasciati dalla Madre, è ipotizzabile che Pollìschìo, fu trasferito nell’attuale Staiti in questa occasione.

E’ dunque tra i boschi di queste aspre colline che sono caratterizzate da una fitta e rigogliosa vegetazione tipica di macchia mediterranea che si nascondono tanti segreti, che varrebbero la pena essere approfonditi per comprenderne la storia e le origini di questi luoghi che oggi potrebbero rappresentare un enorme patrimonio archeologico immenso.

Solo attraverso lo studio dei toponimi, che si potrà approfondire l’origine ed il declino stesso di queste antiche civiltà, scomparse nel silenzio delle montagne, divenute ormai, scrigni di segreti e misteri. Luoghi inaccessibili, dove ancora risuonano echi di storie, e civiltà che attraverso le leggende vivono tra i dialetti dei paesi pedemontani dell’area Grecanica Calabrese

Sicuramente la storia di “Pollìschio”, potrebbe rivelarci molto di più della leggenda narrata, potrebbe rivelarci tasselli di storia ancora celata sotto foreste vergini e antiche civiltà sconosciute.

By Carmine Verduci

La Via dei Borghi a Badolato (il programma)

Domenica 29 Dicembre 2019 il progetto “La Via dei Borghi” ideato e curato dalle Associazioni Kalabria Experience e Associazione il Giardino di Morgana con il Patrocinio morale di Consiglio Regionale della Calabria, Provincia di Catanzaro e Comune di Badolato, con il supporto logistico organizzativo della Pro-Loco di Badolato e Associazione Operatori Turistici Riviera e Borghi degli Angeli, e dei Volontari del Servizio civile di Badolato vi porteranno alla scoperta dell’antico borgo di Badolato. Centro medioevale in provincia di Catanzaro, è situato tra due valloni che degradano verso la pianura litoranea. È situato a 240 metri s.l.m. a poco più di 5 km dalla frazione Marina. Il millenario borgo di Badolato conserva ancora intatta la struttura urbanistica medioevale costituita da suggestivi vicoli stretti e tortuosi che si intersecano fra le case l’una a ridosso dell’altra. Badolato è stata fondata nel 1080 dal primo Duca di Calabria Roberto il Guiscardo. In passato ha assunto, di volta in volta, i nomi di Badulato, Vadolato, Badoaro. Compreso nella Contea di Catanzaro agli inizi della dominazione Normanna, fu in seguito baronia, ed ai tempi degli Angioini appartenne ad un Filippo di Badolato, donde, probabilmente, il nome del paese. Oggi, il borgo medievale di Badolato nuova meta turistica con un suo appeal internazionale è riconosciuto come “Borgo degli artisti e degli stranieri” poiché artisti di fama nazionale (non solo) e stranieri provenienti da diversi paesi d’Europa e del Mondo trascorrono qui le proprie vacanze, in alcuni casi comprando casa e divenendone addirittura nuovi cittadini.  La giornata sarà legata al contest fotografico promosso dal gruppo #Iuntamu con hashtag; #IuntamuABadolato

VIAGGIO IN AUTOBUS GRAN TURISMO DA REGGIO CALABRIA!

QUOTA DI PARTECIPAZIONE:
50,00€ a persona con anticipo di 25,00€ tramite ricarica PostePay (comunicata dall’organizzazione al momento della prenotazione) la rimanente quota verrà versata brevimanu sul luogo dell’appuntamento alla partenza.

LA QUOTA COMPRENDE:
Viaggio A/R pullman Gran turismo, Guida e ingressi nei siti storici, Pranzo completo in Agriturismo, contributo per le associazioni organizzatrici, assistenza prenotazioni.

LA QUOTA NON COMPRENDE:
Colazione, souvenir, assicurazione infortuni, tutto ciò che non è elencato nella voce “comprende”.

PRENOTAZIONI:
Obbligatoriamente telefonando ai numeri di Tel: 3489308724 oppure 3470844564 (Numero Max 50 persone, numero Min. 40 persone).

PROGRAMMA:

Ore 06:00 PARTENZA Reggio Calabria (Via Argine Destro – sotto il viadotto)
Ore 07:00 FERMATA 1 Melito Porto Salvo (zona di fronte al Mobilificio Pizzi)
Ore 07:30 FERMATA 2 Brancaleone Marina (Piazza stazione)
Ore 08:00 FERMATA 3 Sosta Colazione ad Ardore Marina (Piazza Stazione)
Ore 08:20 FERMATA 4 Locri (Distributore Esso -Bivio per opedale)
Ore 08:45 FERMATA 5 Caulonia (Laterizzi Archinà)

Ore 09.30 ARRIVO a Badolato Borgo in Piazza Castello; visita guidata per le vie del borgo, rione “Destru”, Piazza Municipio, Chiesa SS.mo Salvatore, Torre Campanaria e Piazzetta Santa Maria, Corso Umberto I, Via San Leonardo e Via Corsica, Via Vittorio Emanuele, Vicolo stretto di Scesa Rossini, Via Adamo verso antico rione “Mancuso” con visita alla Chiesa di Santa Caterina V.M. d’Alessandria e rientro in Piazza Castello.
Ore 13:00 Piazza Castello trasferimento in autobus presso l’Agriturismo “Zangarasa”
Ore 13:30 Pranzo di Gruppo
Ore 15:00 Partenza per la visita al Santuario Basiliano della Madonna della Sanità del secolo XI con al suo interno antico affresco del 1400.

 

Menu pranzo “Agriturismo Zangarasa”
Antipasto della casa, Pasta fresca con salsiccia e funghi, Grigliata mista di carne, contornata con insalata, Frutta fresca di stagione, acqua e vino rosso della casa, Caffè al bar.

 

N.B.

*Non è prevista alcuna formula assicurativa per i partecipanti ad esclusione del viaggio in autobus, il partecipante dopo aver preso visione del presente programma aderisce esonerando l’organizzazione da ogni responsabilità civile o penale che posa derivare dall’attività svolta nella giornata.
*Il partecipante che per qualsiasi motivo non dovesse presentarsi il giorno della partenza perde automaticamente l’anticipo quale contributo per la copertura del posto a sedere sull’autobus.
*Per eventuali esigenze alimentari (quali, allergie o intolleranze) comunicare all’organizzatore in fase di prenotazione, in modo da provvedere per tempo alla personalizzazione del menù del pranzo.

Buon viaggio…

VALLE-ARMENI-2019

Domenica 1 Dicembre, alla scoperta della Valle degli Armeni

Domenica 1 Dicembre torna un classico delle nostre esperienze sul territorio, allo scopo di far conoscere ed apprezzare angoli di territorio unici e caratteristici.  Un Trekking davvero particolare che si snoderà fra i territori di Staiti e Bruzzano Zeffirio. Due luoghi che fanno parte della cosiddetta “Vallata degli Armeni” denominazione creata nel 2015 proprio dal nostro gruppo di promozione territoriale, che rappresentano l’essenza primordiale dell’armenità in questo territorio della bassa Calabria che ha molto da raccontare e da esprimere.

8 KM immersi nella storia, su antichi sentieri e strade greco-romane che ripercorrono oggi le vie di comunicazioni di antichi casali e borghi abbandonati accomunati dalla loro antica cultura Bizantina che ancora oggi è impressa nei loro segni del passato. Tracce indelebili che attraverso la lettura storica, ci proiettano in un universo ricco di testimonianze archeologiche che sfogliano pagine di storia forse poco conosciuta.

Partiremo da Santa Maria di Tridetti un’antica Abbazia Bizzantina che ricade nel territorio del Comune di Staiti,  esempio scoperta dal noto Archeologo Paolo Orsi nel 1912 è stata dichiarata Monumento Nazionale Bizantino. Un edificio sacro dell’XI° secolo che giace silenziosa nella vallata chiamata ancora oggi Badìa.

Arriveremo a Bruzzano Vetere,  attraversando l’omonima fiumara e passando attraverso vie di comunicazione del periodo greco-romano, La Rocca degli Armeni non smette di stupire ed affascinare per la sua posizione e la sua antichissima origine. Il suo castello ed i ruderi del borgo e l’arco trionfale dei Principi Carafa  sono la chiara rappresentazione delle antichissime origini di un popolo che si sta riscoprendo e sta prendendo coscienza dell’enorme importanza avuta nel passato.

Un viaggio indietro nel tempo, tra campi desolati, coltivati a ulivi, vigneti e grano che si apriranno a scorci unici, dalla cornice preaspromontana al mare passando per la fiumara che è il confine geografico tra i due territori di Staiti e Bruzzano Zeffirio.

 

PROGRAMMA:

ORE 08:30 Incontro presso bivio per Staiti (organizzazione automobili per il rientro)
ORE 09:00 Inizio escursione con la visita all’Abbazia di Santa Maria di Tridetti
ORE 10:30 Inizio trekking con meta Rocca Armenia attraversando la fiumara di Bruzzano
ORE 12:00 Arrivo a Rocca Amenia (degustazione tipica focaccia di Bruzzano)
ORE 13:30 Visita al Borgo di Bruzzano, il Castello Feudale e l’Arco trionfale dei Principi Carafa
ORE 15:00 Rientro

 

SCHEDA TECNICA:

Escursione di tipo: E/T (Escursionistica/Turistica)
Difficoltà: Facile
Lunghezza: 8,5KM
Dislivello Medio: 100mt
Adatta ai bambini: SI (Se accompagnati dai propri genitori)
Tempo totale: 6H (soste incluse)
Presenza d’acqua: NO (solo a Bruzzano Vetere)

 

PRENOTAZIONI:

Si effettuano entro e non oltre Sabato 30 novembre Telefono 347-0844564 (fornendo il proprio Nome e Cognome) no messaggi whatsapp!

ATTREZZATURA CONSIGLIATA:

Scarponcini da trekking, cappellino, occhiali da sole, k-way leggero, scorta d’acqua (almeno 1,5lt), snack o spuntino per il pranzo.

 

E’ PREVISTA UNA QUOTA DI PARTECIPAZIONE SIMBOLICA PARI A 10€ A TESTA (che comprende visita, e contributo per la degustazione) da versare al momento della registrazione al punto d’incontro dei partecipanti.

 

*Non è prevista alcuna formula assicurativa, il partecipante presa visione del programma e delle note tecniche esonera e aderisce al programma esperienziale previsto e descritto.

 

antonello gagini

Il Marmo che vive attraverso l’opera di Antonello Gagini

Il Rinascimento in Italia ebbe una notevole rivoluzione nelle arti, in un periodo storico che fu sicuramente contraddistinto dall’ innovazione scientifica unito ad una fiorente concezione dell’arte espressa in ogni modo, dalla pittura alla scultura, passando per l’architettura e la filosofia. In Calabria non è difficile trovarsi di fronte ad un’opera di bottega Gaginiana, ciò equivale a fare un salto nella storia dell’arte Italiana e nella storia del meridione d’Italia intesa come “espressione artistica” che mostra la sua massima diffusione già sul finire del 1400 e fino gli inizi del 1600.

Antonello Gagini (o Gaggini) 1478 figlio d’arte, allievo del Padre Domenico Gagini, scultore Ticinese che operò in Italia e specialmente in Sicilia, dove insegnò al figlio l’arte della scultura fu un grande scultore e architetto, alla sua morte nel 1536 la sua opera proseguì grazie ai figli Giandomenico e Antonino avuti dalle seconde nozze, che continuarono il mestiere del padre, (dunque la Bottega Gagini) ha poi continuato a produrre gran parte delle opere citate, per cui vanno le precisazioni dovute. Alla morte di quest’ultimi Giandomenico e Antonio i figli proseguirono i fino alla terza generazione che lavorò per tutte le committenze in Sicilia, Calabria e in tutto il centro Italia, realizzando numerose opere sacre e monumenti funebri fino alla morte dell’ultimo erede di famiglia Giacomo Gaggini morto intorno al 1627.

Molte sono infatti le opere incompiute del padre che dopo la sua morte, vennero poi completate da Antonello.

La scultura di Antonello, il tocco del suo scalpello, la ricerca nei particolari e nei volumi nelle figure rappresentate, sono una firma inconfutabile. Difficile non rimanere estasiati di fronte un’opera Gaginiana (o di Bottega). I drappi delle sue figure, le espressioni dei volti che caratterizzano ogni scultura, caratterizzano in maniera incisiva la maestranza nel saper rendere quasi viventi ed eteree le figure da lui rappresentate. Sculture che sembrano farci percepire lo stato d’animo dell’opera, per la maggior parte figure sacre, di Madonne sotto vario titolo. La voluminosità delle stoffe che ricoprono il corpo dei personaggi sono l’espressione più evidente delle tecniche che oggi portano la firma del rinascimento del meridione d’Italia. Sembra che l’artista con il suo tocco volesse far vivere il marmo bianco di Carrara con cui ama plasmare i corpi delle figure. Opere, che gli vennero commissionate in tutta Italia da parte di alti prelati o più comunemente da nobili famiglie dell’epoca. Sculture che oggi si trovano in numerosi santuari e chiese del Sud Italia … soprattutto nell’ area della bassa Calabria. Antonello Gagini ci lascia oggi un patrimonio di inestimabile valore storico e di immane bellezza, spesso al centro di numerose diatribe sull’ attribuzione. Fra questi non possiamo non menzionare il gruppo marmoreo dell’ Annunciazione, venerata nella Chiesa di S. Teodoro a Bagaladi (RC) dove le figure sembrano dialogare fra di loro, con una naturalezza tale che sembrano rievocare il momento, con un gioco di sguardi ed espressioni che riescono a disarmare lo spettatore.

Annunciazione a Bagaladi (RC) – Photo Nicola Santucci

Come non stupirsi delle fattezze della statua della Madonna col Bambino a Roccaforte del Greco (RC). Non possiamo però dimenticare anche il mezzobusto di Maria Santissima della Lica o dell’Alìca (attualmente custodito nella chiesa parrocchiale dello Spirito Santo a Pietrapennata, frazione di Palizzi (RC) anticamente venerata in un monastero dedicato alla stessa, che oggi ridotto in rudere, è diventato meta di studiosi ed escursionisti.

Madonna dell’ Alica Pietrapennata di Palizzi (RC)

Ma l’esempio degli esempi, che rende l’opera di Antonello Gagini suprema ed eccelsa è sicuramente la Madonna della grotta di Bombile (Rc), una statua di straordinaria bellezza dalle fattezze sovrumane e forse una delle opere più belle dell’artista, che più rappresenta la bottega Gaginiana in Calabria. Su quest’opera aleggiano misteriose leggende. Si racconta infatti che la statua sia stata scolpita da mani angeliche, un miracolo divino che trasformò il modello in gesso non ancora terminato dallo scultore, nella statua di marmo d’alabastro che conosciamo oggi. Un prodigio, che pare si verificò poco prima di tutti gli altri miracoli, che portò alla sua collocazione in quello che fu il luogo dove venne venerata da fedeli nel mese di Maggio in un Santuario scavato nella roccia tufacea che il 28 maggio 2004 una frana sepolto definitivamente sotto tonnellate di roccia, cancellando cosi secoli e secoli di storia. Il questa triste occasione fortunatamente la statua è rimasta illesa nel crollo. Oggi la statua si trova nella chiesa parrocchiale dello Spirito Santo del paese di Bombile (RC) che accoglie ogni anno centinaia di fedeli provenienti da Sicilia e Calabria.

Madonna della Grotta Bombile di Ardore (RC)

Vi è da dire, che un po in tutta l’area Grecanica vi sono opere dello scultore Palermitano, esistono infatti anche molte opere non ancora riconosciute o presumibilmente attribuite ad altri scultori, come ad esempio la Vergine col Bambino a Bova (RC) nella concattedrale dell’ Isodìa dove sull’altare maggiore troneggia questa bellissima scultura a mezzobusto della Madonna, fino a qualche tempo fa, si pesava fosse opera di Antonello Gagini, ma stando agli studi sull’opera si è rilevato che la statua fu commissionata allo scultore siciliano Rinaldo Bonanno. Caso analogo è stato anche a Staiti (RC) piccolo borgo medievale alle propaggini sud orientali dell’Aspromonte dove all’ interno della chiesa dedicata a Santa Maria della Vittoria vi è collocata su una nicchia laterale una Statua della Vergine col Bambino che è stata attribuita per anni alla bottega Gaginiana, ma in realtà la statua datata 1622 risulterà opera dello scultore Martino Regi come appunto rileva il basamento nel retro che porta la sua firma incisa.

Madonna col Bambino a Staiti (RC)- Photo Carmine Verduci

Altre opere di grande pregio e bellezza non possono passare inosservate, fra tante troviamo a Soverato superiore (CZ), nella chiesa dell’addolorata, come non rimanere incantati di fronte alla Pietà del Gagini che esprime la tenerezza e la compassione della Vergine Maria con il Cristo in braccio. E infine il Trittico del Duomo di S. Leoluca a Vibo Valentia eseguito negli anni 1524-34, opera commissionata dal Duca di Monteleone e vicerè di Sicilia Ettore Pignatelli per la chiesa di S. Maria de Jesu, e poi ancora; la Madonna col Bambino della chiesa di S. Bernardino d’Amantea (CS), commissionata dal nobile Nicola d’Arco; e la Madonna degli Angeli della collegiata della Maddalena di Morano Calabro (CS).

La Pietà a Soverato (CZ) – Photo Luigina Larizza

Molte altre opere disseminate sul territorio Calabrese non sono state ancora attribuite o nella maggior parte dei casi, si pensa abbiano a che fare con la bottega Gaginiana come il caso della statua della Madonna della Catena a Bruzzano Zeffirio (RC) custodita proprio nel piccolo santuario sorto sul luogo del miracoloso ritrovamento, recentemente restaurata, ma che denota molti dubbi sull’attribuzione al Gagini in tal senso.Come ad esempio la statua della Madonna della Neve custodita e venerata nella Chiesa Matrice a Bovalino Superiore (RC), per citarne alcune…

Madonna delle Catene Bruzzano Zeffirio (RC) – Photo: Sonia Musitano

La scultura Gaginiana in Calabria è una ricca costellazione di opere di grande pregio, che oggi arricchiscono importanti chiese e Santuari. Tutte queste opere rappresentano per noi, popolo calabrese una ricchezza di inestimabile valore, da custodire, ammirare e divulgare, specialmente nelle scuole. E’ dunque impensabile non annoverare tali esempi del Rinascimento Italiano che si avvale di maestranze artistiche che appresero dai grandi maestri Fiorentini dell’epoca tecniche e segreti, portando la scultura sacra a livelli equiparabili ai virtuosismi dei grandi maestri rinascimentali che noi tutti oggi conosciamo.

 

(By Carmine Verduci)

#CamminaMelito; Escursione a Cofolito e Monte delle Conchiglie

Domenica 3 Novembre il progetto #CamminaMelito ci porterà alla scoperta del territorio Melitese, lo farà con una sorprendete escursione qui di seguito illustrata e descritta nei dettagli.

Melito primordiale, il paesaggio preistorico di Cofolito (Prunella), il monte delle conchiglie e dei reperti archeologici.

 

DESCRIZIONE:

Il percorso proposto ha come obiettivo la riscoperta del territorio collinare melitese dal punto di vista naturalistico e storico, mediante il tragitto che partendo dalla località Prunella, piccolo insediamento di circa 800 abitanti, frazione del Comune di Melito P.S., giungerà fino al Monte La Rotta di Scano (348 m s.l.m.) nella cosiddetta zona di San Leo, caratterizzata da particolari emergenze rocciose, tra le quali la famosa e bizzarra Faccia di Pietra di Prunella, frutto del secolare processo di erosione degli agenti atmosferici sulla roccia arenaria di origine marina.

 

ITINERARIO:

Il tragitto partirà dalla località Prunella, in prossimità della piazzetta di accesso al paese, procedendo per Prunella Superiore fino all’ imbocco di un vicolo sterrato che, costeggiando verdi agrumeti delimitati da muretti a secco, ci porterà nel greto ciottoloso della Fiumara di Melito. Risaliremo la Fiumara di Melito per un breve tratto, circa 2 km, e all’ altezza di Caredia-Lacco, imboccheremo la strada sterrata che dalla località “Zavettieri” salirà in quota attraversando boschi di eucalipto, fino ad incrociare quella che era la vecchia mulattiera che storicamente conduceva al piccolo borgo di San Pantaleone, nel Comune di San Lorenzo. Ridiscendendo lungo tale sentiero sterrato, si procederà lungo la cresta del Monte La Rotta di Scano, dove avremo modo di osservare la “Faccia di Pietra” e abbracciare in un solo colpo d’occhio la vallata della fiumara di Melito fino a Musupuniti verso ovest e verso est l’impluvio del torrente Arcina con il Serro Carafi,  il monte Cappella e i suoi caratteristici calanchi, in territorio di San Lorenzo.

Continuando il cammino verso sud, all’interno di questo habitat primitivo, si attraverserà il sito di Cofolito dominato dall’omonimo monte, meglio conosciuto come “monte delle conchiglie”, di particolare interesse scientifico perché ricco di resti fossili, a conferma dei dati scientifici che attestano che in passato questo luogo era sommerso dal mare e si presenta oggi come il risultato geologico del violento sollevamento tettonico che ha plasmato e definito l’aspetto attuale del più ampio territorio pre-aspromontano. Tutta l’aria circostante è caratterizzata dalla presenza di fossili invertebrati dell’ordine dei Pterioida, della famiglia dei Pectinidae. Le conchiglie di Pecten, sono tipiche dei bassi e caldi fondali marini, testimoni duraturi della vita prima della comparsa dell’uomo; fossilizzate si rinvengono lungo i versanti e i rilievi del territorio melitese e in particolare in quest’area chiamata “San Leo”, un  avanzo del mare preistorico, quando milioni di anni fa questi versanti dell’Aspromonte erano un fondale marino ricco di vita.

Procedendo verso sud, tra pinete e oliveti, faremo una breve visita al sito di Monasterace che custodisce resti e vari reperti archeologici, tra cui una misteriosa roccia votiva con graffito scolpito nella roccia, dell’età del bronzo scoperta e studiata dal prof. Sebastiano Stranges che ci spiegherà sul posto l’importanza di tale area all ’interno del contesto territoriale melitese. A conclusione dell’escursione, si risalirà quindi per un breve tratto la strada asfaltata fino al bivio che ci riporterà a Prunella e alla piazzetta per il recupero delle auto.

 

PROGRAMMA:

ORE 08:30 raduno dei partecipanti all’ entrata di Melito di Porto Salvo presso il supermercato Ard Discount (ex Spaccio Alimentare) di fronte la rotatoria lungo la SS106;
ORE 09:00 partenza per la località Prunella, sistemazionedelle auto presso la piazzetta all’inizio del borgo e inizio escursione;
ORE 13:00 circa, consumazione pranzo a sacco presso il Monte Cofolito;
ORE 14:30 Visita alla roccia votiva con graffito scolpito nella roccia, loc. Monasterace;
ORE 16:00 Saluti e termine dell’escursione.

 

SCHEDA TECNICA

Tipo di Escursione: E (Escursionistica)
Grado di difficoltà: Media
Terreno: per lo più sterrato
Lunghezza: circa 9,30 km (A/R)
Dislivello: 374mt
Tempi di percorrenza: circa 5 ore
Acqua potabile: Presenza di fontane all’inizio del percorso all’interno del Borgo; NO lungo il tragitto.

 

ABBIGLIAMENTO CONSIGLIATO:

Indispensabile, scarponcini da trekking, Bastoncini da trekk, Vestuario a strati (adatto al periodo), almeno 1,5lt d’acqua, barrette energetiche, pranzo a sacco, zaino, K-way, cappellino.

 

Quota di Partecipazione: 5€ (non comprende assicurazione infortuni)

PRENOTAZIONE:

TEL/ 3470844564 (no sms) fornendo nominativo entro e non oltre Sabato 2 Novembre

*in caso di condizioni meteo avverse l’escursione sarà rinviata a data utile.

 

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