Kalabria Experience

il futuro nelle nostre radici

Uniti per la Solidarietà 2022 – Torre di Galati in memoria di Elita

Torna anche quest’anno UNITI PER LA SOLIDARIETA’, evento escursionistico benefico in ricordo di Elita che ha la finalità nel condividere la gioia e la bellezza della natura. L’escursione di questa edizione prevede un itinerario facile ed accessibile a tutti, anche ai meno avvezzi all’escursionismo, la meta sarà uno dei siti storici che caratterizzano l’entroterra di Brancaleone “Torre di Galati o Marafioti” nelle immediate campagne alle spalle della piccola frazione costiera di Galati. Un entusiasmante viaggio alla scoperta del patrimonio storico e culturale dell’entroterra Brancaleonese, tra le campagne uliveti, vigneti e grandi praterie.

Nella giornata di Domenica 9 Ottobre  ci si ritroverà presso la piazzetta della Chiesa Maria SS Addolorata di (sulla SS106), da qui divideremo le automobili in due gruppi e si partirà con il cammino direttamente dal cimitero di Galati (che dista 700mt), dove un sentiero su strada mulattiera ci condurrà tra le campagne dell’entroterra con la visione di ampi panorami sulla vallata della fiumara Aranghìa e verdeggianti colline.

Dopo circa 50 minuti di cammino arriveremo ai ruderi di una piccola chiesetta e di li a pochi passi alla Torre di Galati, un edificio del 1600 con una storia millenaria, e la possibilità di visitare i suoi interni, che saranno aperti al pubblico in questa occasione straordinaria, conosceremo la storia e le vicissitudini legate alla sua funzione e l’architettura.

Dopo la visita consumeremo il pranzo (a sacco) e trascorrere qualche ora in completo relax, fino al momento della pubblicazione dell’importo che sarà devoluto all’Hospice di Reggio Calabria“Fondazione La Via delle Stelle”.

Nel primo Pomeriggio, ci si rimetterà in cammino per il rientro, attraversando un secondo itinerario che ridiscenderà le colline attraverso un sentiero di terra battuta, fino a giungere a Galati. Dove poco prima di arrivare nel piccolo centro abitato, ammireremo stupendi calanchi di marna bianca che ci appariranno come un paesaggio lunare. Terminata la visita al geosito, proseguiremo verso il cuore del centro abitato e faremo rientro alle auto, attraverso la SS106 per 700mt oltre il centro abitato.

PROGRAMMA:

ORE 09:00 INCONTRO/RADUNO PIAZZALE CHIESA MARIA SS ADDOLORATA DI GALATI (ci si muoverà in auto verso il cimitero di Galati)
ORE 10:00 INIZIO ESCURSIONE DA LOC. CIMITERO DI GALATI
ORE 13:00 PRANZO A SACCO
ORE 14:30 PERCORSO PER IL RIENTRO
ORE 15:30 VISITA GEOSITO DEI CALANCHI E ARRIVO A GALATI
ORE 16:00 ARRIVO PREVISTO AL PUNTO DI PARTENZA

Link: luogo dell’incontro: https://goo.gl/maps/CEjNHwWS8rsZb8sa7

 

SCHEDA TECNICA:

Difficoltà: T/E (Turistica Escursionistica)
Impegno: Medio/facile
Lunghezza percorso: 4km (ad anello) A/R
Dislivello 160mt
Durata complessiva: 6h soste incluse
Fondo: terra battuta
Presenza d’Acqua: NO

 

ATTREZZATURA CONSIGLIATA:

Zainetto leggero, abbigliamento adatto al periodo (A STRATI), scarpe da trekking, k-way, impermeabile, cappellino, acqua (almeno 2lt), snack, macchina fotografica o smartphone.

 

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA ENTRO IL 7 OTTOBRE AL NUMERO 347-0844564 (fornendo nome e cognome dei partecipanti)

QUOTA DI PARTECIPAZIONE: 10€ (ma, ognuno può donare liberamente)

 

NOTE IMPORTANTI:

Tutte le quote di partecipazione si intendo come contributo liberale ed andranno interamente devolute all’Hospice di Reggio Calabria – Fondazione La Via delle Stelle, in forma pubblica.

Non è prevista alcuna forma assicurativa, chiunque partecipa lo fa a titolo volontario escludendo l’organizzazione sin da subito per eventuali responsabilità civili o penali

“In caso di condizioni meteo avverse” l’escursione sarà rinviata a data da destinarsi e/o comunque comunicata agli iscritti mediante la nostra Pagina Facebook – Kalabria Experience (quindi tenersi aggiornati)!

Itinerario Culturale; fra le torri e le antiche fortificazioni della Costa dei Gelsomini

Un interessante itinerario, alla scoperta delle torri costiere e montane della costa dei gelsomini, da Melito Porto Salvo a Bianco, alla ricerca di ciò che rimane oggi di un antico passato. Il tour parte da un idea progettuale di ricerca nell’ambito del progetto del Servizio Civile Universale fornito da Promozione Italia ETS e promosso da Epli Calabria in collaborazione con la Pro Loco di Brancaleone e Kalabria Experience.

Il progetto denominato: “Torri costiere e montane le sentinelle dimenticate della Calabria”, mira alla comprensione del valore storico e culturale di questa fascia costiera, ricca di tantissime testimonianze da conoscere e valorizzare.

Il lavoro di mappatura è stato condotto dai volontari: Noemi Macrì e Leonardo Condemi, con la collaborazione di molte fonti e fotografi amatori ben descritti e menzionati in ogni paragrafo a cui vanno i nostri ringraziamenti. Sicuramente, da questo breve tour, possono essere tratti numerosi spunti per completare l’itinerario, perché attraverso le torri costiere e montane, si aprono numerosi spunti di approfondimento.

Questa è una prima mappatura che vuole risaltare le curiosità più evidenti del territorio preso in esame.

“LE TORRI COSTIERE DELLA CALABRIA E DELL’ITALIA MERIDIONALE”

La costruzione di “osservazioni fortificate” è riportata fin da Plutarco (125-50 a.C.) e fu realizzata anche dai Romani, il cui commercio venne messo in crisi dai pirati sino al 67 a.C., quando la legge Gabinia consentì a Pompeo di armare una flotta contro i predoni e rendere tranquillo il Mare Nostrum. Dopo il crollo dell’Impero Romano, il territorio italiano divenne preda delle popolazioni germaniche. Le coste dell’Italia meridionale vennero sistematicamente attaccate, sia dalle coste africane (Vandali), che dai Visigoti (Spagna, Francia occidentale). Gli attacchi si intensificarono nel 632, dopo la morte di Maometto, quando l’Islam iniziò la sua espansione verso l’occidente. Fu così che le fortificazioni costiere si fecero sempre più numerose, soprattutto dopo il IX secolo. Le Torri si svilupparono più o meno contemporaneamente in tutti gli stati della penisola, ma la maggior quantità di Torri venne realizzata nel Regno di Napoli, quello più esposto alle scorrerie.

I primi a ideare un sistema permanente di segnalazione e di difesa, per mezzo di Torri collocate in modo che da ognuna fossero visibili la precedente e la successiva, furono gli Angioini (1266–1442) e la loro opera fu continuata dagli Aragonesi (1442-1503). La realizzazione fu solo parziale, anche a causa dei cambiamenti politici, e finì per passare sotto il controllo dei feudatari e dei privati, proteggendo i territori, più che le popolazioni. E’ solo nella prima metà del XVI secolo che si comincia ad apprezzare una reale organizzazione delle strutture difensive costiere. A partire dal 1532, sotto l’impero di Carlo V, il viceré di Napoli don Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga, marchese di Villafranca del Bierzo (1532-1553), iniziò la costruzione di Torri costiere presidiate da militari muniti di catapulte ed armi da fuoco, tra cui almeno un cannone posto all’esterno. La realizzazione delle Torri si rendeva necessaria per le continue scorrerie di corsari. La realizzazione del progetto fu rallentata, sia perché gravava interamente sui singoli comuni impoveriti dalle guerre, sia perché l’attenzione era rivolta alla guerra contro i Francesi.

Fra le tipologia di torri d’avvistamento è possibile distinguere:

1) Le torri angioine; le più antiche, di forma cilindrica, con basamento a tronco di cono che rappresenta i 2/3 dell’altezza dell’intera torre ed è sormontato da una cordonatura (redondone o toro) di tufo grigio in piperno (roccia vulcanica proveniente dalle cave napoletane poste ai piedi dei Camaldoli) o materiale simile, e mura poco spesse. Avevano funzione, essenzialmente “di avvistamento”

2) Le torri aragonesi; più basse, a pianta quadrata con volte a crociera e muratura più spessa sul lato esterno. La merlatura delle Torri e quella delle cortine dovevano avere la stessa altezza, “per evitare il tiro delle artiglierie sui corpi di fabbrica emergenti”. Gli aragonesi diminuirono d’altezza le Torri angioine, sia demolendo i coronamenti superiori, sia innalzando il livello del terreno alla base delle Torri stesse.

3) Le torri del periodo vicereale; simili alle precedenti, a pianta quadrata, con basamento a scarpa, mura provviste di feritoie e spesse oltre 3 metri, particolarmente sui lati rivolti verso il mare, e sormontate da una terrazza delimitata da merlature.

Fu l’avvento dell’artiglieria a segnare il passaggio dalla forma circolare a quella quadrata, per meglio resistere alle cannonate. Le nuove Torri, costruite con criteri più moderni, erano così in grado di assolvere a funzioni di avvistamento, riparo ed anche offesa. Talvolta, due o più Torri venivano unite da ballatoi. L’ingresso veniva aperto sul lato a monte, al piano superiore (3-6 m. di altezza) e poteva essere dotato di una scala retraibile, anziché in muratura.

Per avere un quadro meglio illustrato del complesso sistema di torri di avvistamento della fascia ionica reggina, il  lavoro si è concentrato sul tratto costiero tra Melito di Porto Salvo e Bianco, dove abbiamo rilevato molte delle tipologie di torri che ci consentono di avere un quadro più o meno completo del ricco contesto difensivo del territorio in epoche diverse, se pur la mappa e le ricerche affrontate, non ci hanno consentito di verificare l’esistenza di resti di torri sulla tratta Melito-Bova, sul quale non esistono segni “evidenti” di queste testimonianze, ma meglio dettagliate su pubblicazioni storico-scientifiche edite da diversi autori.

 

1 – Torre Saracena Melito Porto Salvo

(Foto: Santina Marateia)

 

La torre saracena a Melito Porto Salvo sorge su un promontorio a 110 mt slm alle spalle del Paese Vecchio risale al 1550 era in comicazione visiva con la Torre di Salto Della Vecchia (San Lorenzo) a sud e con la Torre di Musa a nord. La Torre si trova tra la fiumara di Sant’Anna e Sant’Elia, la base è a forma circolare tronconica.

(Fonti: Arch. Santina Marateia)

 

 2- Torre di Pentidattilo

(Foto: Giuliano Guido)

La Torre risale al 1613, sorge a 80mt slm all’interno del territorio di Melito di Porto Salvo. A pianta quadrangolare era in comunicazione con la Torre di Capo d’Armi.

(Fonti; Associazione Kronos Arte)

 

3 – Bova Marina; Torre di Capo San Giovanni d’Avalos o Torre Tasca

(Foto-Enzo-Galluccio)

La Torre di San Giovanni d’Avalos , sorge sul promontorio di Capo San Giovanni D’Avalos a Bova Marina. Questa struttura difensiva, che fa parte di una rete di torri costiere delle coste Calabresi, serviva a proteggere l’approdo costiero, un tempo nel territorio della Chora di Bova, nel corso dell’età moderna (XV), dove abitava una popolazione costituita da contadini e pastori che lavoravano le terre della nobiltà locale.

(Fonti: Pro Loco di Bova Marina)

 

4 – Palizzi; Torre Mozza

(Foto: Calabriagreca.it)

Sorge nel comune di Palizzi (RC) su un promontorio, nella zona dichiarate più a sud dell’Italia peninsulare. Porto Palizze, così era chiamata questa baia tra Sette e Ottocento. Dell’attracco costiero non vi è più traccia, fatta eccezione per una torre di avvistamento, del 1595, detta Torre Mozza, per via dello squassamento delle parti superiori della struttura, di cui rimane un unico angolare, impostato su una base rettangolare.

(Fonti: Calabriagreca.it)

 

5- Torre di Capo Spartivento (oggi faro)

(foto: pro loco Brancaleone)

L’antica torre di Capo Spartivento sorgeva sul promontorio chiamato “Heracleum Promontorium”, accanto al torrente Aranghìa. Costruita alla fine del 500, come rilevato da uno dei 99 acquerelli del famoso “Codice Carratelli” insisteva una torre d’avvistamento in seguito distrutta e sostituita dall’odierno faro, acceso la prima volta il 10 settembre 1867 e ristrutturato nel 1910. La lanterna ad ottica visibile per 22 miglia nautiche.

(Fonti; Pro Loco di Brancaleone)

 

6– Brancaleone; Torre Sperlongara

(Foto: Pro Loco di Brancaleone)

Torre Sperlonga o Sperlongara, sorge sulla rupe che domina il centro costiero di Brancaleone marina. Costruita intorno al 1600 per sorvegliare il tratto di costa sottostante dalle invasioni saracene, e appositamente era stato costituito un corpo militare di sorveglianza, con uomini a cavallo che venivano detti “cavallari”. Per mantenere questo corpo militare vigeva anche un criterio della spesa secondo il quale le popolazioni residenti entro dodici miglia dal mare pagavano la tassa per intero, oltre questa distanza la somma veniva dimezzata. Nel 1605-06, l’addetto alla sorveglianza era il “torriero” Giovanbattista Marzano; un secolo dopo, nel 1707, tale compito venne affidato ad un certo Carlo De Lorenzo. Su una delle pietre con cui è stata costruita la torre, si leggeva sino a tempi recenti, una scritta in latino (M.MIN….Bellum gesse…Sperlungae…..Dux erat…..recatus et sepoltus), ormai scomparsa, e di incerta decifrazione. Una targa datata 1950 ed una croce in cemento, riporta l’anno giubilare, che è ancora visibile.

(Fonti; Vincenzo De Angelis)

7 – Torre di Galati o Marafioti

(Foto: Giuseppina Sapone)

Poco distante, su un’altura dell’entroterra, lungo la valle del torrente Aranghìa, sorge un fortilizio denominato ancora oggi “Torre di Galati”. Fonti storiche riferiscono che tale edificio ricadeva all’interno delle proprietà del Governo. Nel 1626 il governo si vide costretto a mettere all’asta tutte le foreste, ma il principe di Roccella Fabrizio Carafa vantava dei diritti acquisiti sulle stesse, fu così che si arrivò a un accordo economico che prevedeva la cessione delle foreste ai Carafa. Queste proprietà nel secolo precedente appartennero alla Famiglia Marullo da Messina (Conti di Condojanni).Qualche anno più tardi nel 1628 Fabrizio Carafa vendette per 19.000ducati al Magnifico Giovanni Antonio Genoese,  il feudo di Galati. Dal Catasto Onciario di Palizzi dell’anno 1745 risulta che la foresta di Galati unitamente alla Torre, era intestata al Barone Paolo Filocamo che l’aveva affidata al Dott. Michele Francesco Cafari (del casale di Staiti). In realtà il feudo di Galati era anche la destinazione finale della transumanza del bestiame che giungeva dalle serre Catanzaresi, inoltre nella Torre e negli edifici annessi trovavano ricovero i pastori che conducevano le greggi. Nel 1779 il pastore di Fabrizia Giovanni Monteleone, fece testamento proprio all’interno della “Torre di Galati”, il cui territorio nello stesso atto testamentario viene chiamato “Villa di Galati”.

(Fonte: Carmine Laganà)

 

8- Brancaleone Torre medievale in loc. Lacchi

(Foto: Pro Loco di Brancaleone)

Dalle ricerche condotte dal Prof. Giuseppe Cordiano nell’anno 2015, in località Lacchi di Brancaleone,risultano dei resti di un fortilizio medievale, di cui oggi rimangono poche racce di blocchi di pietra. Qui anticamente sorse una torre d’avvistamento. Le notizie sono scarse, ma ad oggi sappiamo che questo antico maniero, posto su questa altura di fronte alla costa servì per l’avvistamento di eventuali pirati.

(Fonti: Giuseppe Cordiano)

 

9- Rocca Armenia (Torre Bruzzano)

(Foto: Pro Loco di Bruzzano)

Dove oggi insistono i ruderi dell’antico castello di Rocca Armenia o Rocca degli Armeni, vi era un maestoso castello cinto da mura dotato di torrioni. Il Torrione principale, chiamato anche con l’appellativo di Torre Mastio, posto sulla rupe più alta del castello, era alto diversi metri. Per le caratteristiche della sua struttura, Rocca Armenia intorno al 1600-1700 viene descritto da alcuni cronisti con l’appellativo di “Torre Bruzzano”, richiamando appunto l’utilità che tale castello e punto di avvistamento aveva per tutto il circondario ed i paesi limitrofi. Tali torri interne al territorio, comprendevano la rete di avvistamento piratesco che dal mare comunicava anche con l’interno, dove la popolazione risiedeva più numerosa.

(Fonti: Orlando Sculli)

 

10- Torre di Capo Bruzzano – Bianco

(foto; Pro Loco di Brancaleone)

La torre di Capo Bruzzano, sorge sul promontorio Zephiros, territorio di Bianco, oggi ridotta in rudere, sorge sul promontorio Zefiro, ricadente nel comune di Bianco. Essa faceva parte della rete di torri costiere, costruite per difendere le popolazioni dalle invasioni piratesche verso la fine del ‘500. La sua posizione strategica, le consentiva di comunicare con le altre torri dislocate sulla costa verso nord, Bianco, Bovalino, Ardore, Gerace ecc…, invece lungo la fascia dell’alto ionio e basso ionio verso sud con Brancaleone, Palizzi, Bova Marina ecc…

(Fonti: Vincenzo Cataldo)

 

 

Il borgo di Casignana, tra Storia e fascino

Casignana ha origine dall’antica borgata Potamìa, fondata tra il IX e il X secolo dalle popolazioni joniche che, a causa delle invasioni saracene, abbandonarono le proprie terre. Il piccolo centro, costruito su un’alta rupe, era dominato da un imponente castello dal quale si potevano sorvegliare le vie carovaniere che andavano da Pietra Lunga a Pietra Cappa. Nel 1349, però, un violento terremoto distrusse quasi completamente il centro abitato e parte dei cittadini furono costretti a cercare rifugio nelle zone circostanti.

I profughi, dunque, fondarono il paese di Casignano (modificato in Casignana nel XVIII secolo). Successivamente i cittadini rimasti a Potamìa abbandonarono definitivamente le proprie case e diedero origine all’attuale centro di San Luca.

Tra il 1496 e il 1589 Casignana fu casale della baronia di Condojanni (oggi S. Ilario dello Jonio) dalla quale passò in seguito alla famiglia Carafa, come avvenne anche a molti altri paesi vicini, per rimanere in suo possesso fino all’eversione dalla feudalità e il 19 gennaio 1807 fu elevata a Università nel governo di Bianco. Quattro anni più tardi (1811) il paese divenne Comune del circondario di Bianco.

Il centro storico di Casignana sembra essere costituito da due realtà opposte. Da un lato un borgo fantasma dove stradine sterrate si insinuano tra case in pietra ormai diroccate e cadenti; dall’altro il nucleo dell’abitato nuovo.

Palazzo Moscatello;

Si trova nella zona “Chiesa Vecchia o Matrice”, oggi rimane soltanto la struttura in pietra con balconcini in ferro battuto recentemente restaurata e riqualificata. Le finestre del piano superiore hanno cornici lavorate. Le calamità naturali e le epidemie succedutesi nel corso degli anni, in ultimo il terremoto del 1908 costrinsero i Casignanesi ad allontanarsi dal primitivo insediamento urbano e spostarsi più a monte, contribuendo alla nascita del nuovo borgo.

La Chiesa Matrice (San Giovanni Battista);

Nel cuore dell’antico nucleo urbano, fu probabilmente edificata nel XIV sec. l’edificio aveva una pianta di croce greca con cripta (la quale fu demolita, perché pericolante, in seguito al terremoto del 1908). Frammenti di marmo rinvenuti in situ, farebbero ipotizzare l’esistenza o la provenienza da un tempio pagano dedicato alla Dea Venere sul quale venne costruita la chiesa. Oggi è possibile ammirare ciò che rimane dell’altare e della cripta che era adibita a celebrare anche riti sacri.

Dal 1650 al 1820 divenne luogo di sepoltura dei fedeli. Con la Riforma Napoleonica, tale usanza fu poi vietata.

Della piccola chiesa dell’Annunziata, più a monte, non vi e più traccia.

La Chiesa di San Rocco;

L’edificio risale al 1773 oggi ospita la parrocchia di S. Giovanni Battista. Sono poche le notizie sulla struttura originaria. Si trattava probabilmente di una piccola chiesa a navata unica  in cui si venerava un quadro raffigurante San Rocco di Montpellier. La tela fu poi sostituita da una statua lignea del 1756 di scuola Napoletana scolpita in un unico blocco.

L’edificio fu danneggiato dal terremoto del 1783 ed in seguito ricostruita con l’attuale pianta a tre navate nel 1852 grazie alle offerte dei fedeli.

Nuovamente danneggiata dal terremoto del 1908 fu ricostruita e riabilitata al culto solo nel 1914. La chiesa è caratterizzata da una facciata in stile romanico su cui si aprono tre porte d’ingresso divise da due ordini di lesene.

Il portale principale è in legno con ampia cornice in muratura. Si accede alla chiesa attraverso una scalinata. All’interno nell’abside semicircolare, l’altare maggiore è arricchito in marmi policromi sormontato dalla statua della Vergine col bambino, probabilmente del XVII sec. circondata da due ordini di colonne corinzie. In alto la cupola decorata con stucchi di motivi floreali e angeli. Sul soffitto della navata centrale un dipinto raffigurante S. Rocco del 1914.

Nella navata destra un particolare Crocifisso sostenuto da angeli è datato 1925.

Sempre all’interno della chiesa due tele raffiguranti una la deposizione del Cristo e l’altra San Giuseppe, una delle quali viene attribuita ad Antonello da Messina.

Nella Chiesa, insieme a vari arredi sacri, si trovano inoltre frammenti di marmo di epoca medievale dal pregiato valore artistico, oltre ad una pregevole statua lignea di San Giuseppe, un crocefisso ligneo del XVII secolo e una campana del XV secolo.

Il culto di San Rocco di Montpellier

Le notizie sulla sua vita del santo sono molto frammentarie per poter comporre una biografia in piena regola, elaborando una serie di notizie sulla sua vita, sono state proposte alle date tradizionali del 1295-1327, quella che oggi sembra la più consolidata sembra essere il 1345- ‘50, morto a Voghera fra il 1376-‘79 molto giovane a non più di trentadue anni di età. Secondo tutte le biografie i genitori Jean e Libère De La Croix erano una coppia di esemplari virtù cristiane, ricchi e benestanti, ma dediti ad opere di carità. Rattristati dalla mancanza di un figlio, rivolsero continue preghiere alla Vergine Maria dell’antica Chiesa di Notre-Dame des Tables fino ad ottenere la grazia richiesta. Secondo la devozione il neonato, a cui fu dato il nome di Rocco (da Rog o Rotch), nacque con una croce vermiglia impressa sul petto. Intorno ai vent’anni di età perse entrambi i genitori e decise di abbracciare Cristo, vendette tutti i suoi beni, si affiliò al terz’ordine francescano.  Indossato l’abito del pellegrino, fece voto di recarsi a Roma a pregare sulla tomba degli apostoli Pietro e Paolo. Bastone, mantello, cappello, borraccia e conchiglia sono i suoi ornamenti.

Le statue di San Rocco lo rappresentano in veste di pellegrino, con il tabarro, il cappello a tesa larga, un bastone da viaggio a cui erano assicurate conchiglie per raccogliere l’acqua e una zucca vuota per conservarla, la bisaccia a tracolla. Altre statue di San Rocco lo raffigurano mettendo in evidenza le sue doti di guaritore:

egli era anche un ex studente di medicina, e così viene presentato con in mano le lancette che venivano utilizzate per incidere i bubboni della peste. E dal momento che anche lui venne contagiato, a un certo punto, viene presentato anche con i segni del morbo, una ferita sulla coscia che sembra stillare sangue.  Si dice che egli avesse una voglia a forma di croce sul petto, all’altezza del cuore, per questo i ritratti di San Rocco presentano spesso questo particolare decoro sugli abiti del Santo. Sempre nelle raffigurazioni di San Rocco troviamo un angelo e un cane: entrambi confortarono il Santo durante la malattia, il primo promettendogli la guarigione, il secondo portandogli ogni giorno un tozzo di pane perché potesse sostentarsi. Non è possibile ricostruire il percorso prescelto per arrivare dalla Francia nel nostro Paese: forse attraverso le Alpi per poi dirigersi verso l’Emilia e l’Umbria, o lungo la Costa Azzurra per scendere dalla Liguria il litorale tirrenico.

Certo è che nel luglio 1367 era ad Acquapendente, una cittadina in provincia di Viterbo, dove ignorando i consigli della gente in fuga per la peste, il Santo chiese di prestare servizio nel locale ospedale mettendosi al servizio di tutti. Varie tradizioni segnalano la presenza del Santo a Rimini, Forlì, Cesena, Parma, Bologna. Certo è che nel luglio 1371 è a Piacenza presso l’ospedale di Nostra Signora di Betlemme.

Qui proseguì la sua opera di conforto e di assistenza ai malati, finché scoprì di essere stato colpito dalla peste. Di sua iniziativa o forse scacciato dalla gente si allontana dalla città e si rifugia in un bosco in una capanna vicino al fiume Trebbia. Qui un cane simile ad un Épagneul Breton lo trova e lo salva dalla morte per fame, portandogli ogni giorno un tozzo di pane, finché il suo ricco padrone seguendolo scopre il rifugio del Santo. Intanto in tutti i posti dove Rocco era passato e aveva guarito col segno di croce, il suo nome diventava famoso. Tutti raccontano del giovane pellegrino che porta la carità di Cristo e la potenza miracolosa di Dio. Dopo la guarigione San Rocco riprende il viaggio per tornare in patria.

Le ipotesi che riguardano gli ultimi anni della vita del Santo non sono verificabili. La leggenda ritiene che San Rocco sia morto a Montpellier, dove era ritornato.

E’ invece certo che si sia trovato, sulla via del ritorno a casa, implicato nelle complicate vicende politiche del tempo: San Rocco è arrestato come persona sospetta e condotto a Voghera davanti al governatore. Interrogato, per adempiere il voto non volle rivelare il suo nome dicendo solo di essere “un umile servitore di Gesù Cristo”. Gettato in prigione, vi trascorse 5 anni, vivendo questa nuova dura prova come un “purgatorio” per l’espiazione dei peccati. Quando la morte era ormai vicina, chiese al carceriere di condurgli un sacerdote; si verificarono allora alcuni eventi prodigiosi, che indussero i presenti ad avvisare il Governatore. Le voci si sparsero in fretta, ma quando la porta della cella venne riaperta, San Rocco era già morto: era il 16 agosto di un anno compreso tra il 1376 ed il 1379.  San Rocco fu sepolto con tutti gli onori. Sulla sua tomba a Voghera cominciò subito a fiorire il culto al giovane Rocco, pellegrino di Montpellier. Il Concilio di Costanza nel 1414 lo invocò santo per la liberazione dall’epidemia di peste ivi propagatasi durante i lavori conciliari.

Secondo la tradizione San Rocco (patrono di Casignana) avrebbe salvato il paese da una terribile pestilenza. In seguito a questo avvenimento fu fondata la confraternita di San Rocco, attiva ancora oggi. Le prime notizie storiche su questo gruppo religioso risalgono al 1894, anno in cui il vescovo Mangeruva ne approvò lo statuto. Dopo la strage di Casignana del 1922 la confraternita si sciolse ricostituendosi soltanto nel 1945. Oggi conta circa quaranta associati e ha un proprio gonfalone.

La Villa Romana in Loc. Palazzi;

Adagiata lungo l’antico itinerario che collegava Rhegion a Locri Epizefiri si trova la Villa romana di età imperiale (risalente circa al I secolo d.C.), in contrada Palazzi: un’area di circa 8.000 mq composta da circa venti ambienti disposti intorno ad un cortile centrale in cui sono presenti terme, una fontana monumentale, le latrine e un giardino decorato a mosaico. Si tratta di uno dei siti archeologici più importanti dell’Italia meridionale, fra quelli di maggiore interesse di tutta la Calabria e conserva splendidi mosaici di grande valore artistico. Il complesso sorge tra Bianco e Bovalino, lungo la Statale 106 affacciato sulla costa del Gelsomini.

Un luogo che trasuda storia e arte, venuto alla luce quasi per caso nel 1963 durante dei lavori per la costruzione dell’acquedotto. Ma è solo alla fine degli anni ’90 che il sito viene interessato dai primi scavi e interventi di restauro.

La villa, probabilmente di proprietà di un console romano, si arricchisce di due grandi aree termali (orientali e occidentali), impreziosite da mosaici pavimentali di grandissimo pregio, composti da marmi policromi provenienti dalla Grecia e dall’Asia Minore e raffiguranti immagini mitologiche quali le Nereidi, le Quattro stagioni, Bacco. Oltre alla sala “absidata” che è l’ambiente più grande che è stato scoperto, la villa si compone anche della “Sala delle Nereidi”, “Sala di Bacco” e “Sala delle quattro stagioni”. Gli studi e le ricerche condotte negli ultimi anni, consentono di stabilire che il complesso sia stato abitato almeno fino al VII secolo d.C..

Di rilievo, inoltre, specie per il contributo fornito agli studi sul culto dei morti in epoca romana, è l’area della necropoli in cui sono presenti tombe ancora integre.

Le Grotte Preistoriche (Loc. Varta)

Caverne naturali, con vestigia d’insediamenti risalenti all’ultima Età della Pietra (Neolitico) e alla prima Età dei Metalli (Eneolitico). Come la Grotta di San Florio (San Grolio) nella collina sovrastante Casignana in  Loc. Faccioli, dove fino a qualche decennio fa, insisteva una grotta a più livelli, che sembra sia stata abitata da San Florio, originario di Samo, il quale giunse in questi boschi per condurre una vita ascetica nella preghiera ed in penitenza.

Purtroppo tra gli anni ‘50/’60 tale grotta venne distrutta per produrre pietre necessarie alla costruzione di un terrapieno per far passare la strada provinciale che oggi collega Casignana al resto del circondario di Bianco.

Le sorgenti di Casignana:

Casignana fu anche un centro conosciuto per le sue acque minerali medicamentose. Infatti a pochi km dal centro di Casignana in loc. Favate, vi è una sorgente termale ancora oggi in uso per le sue proprietà curative delle sue acque e dei suoi fanghi dalle peculiarità riconosciute anche da alcune strutture termali del territorio.

INFO E CONTATTI: Pro Loco Casignana ETS 

15 Agosto; alla scoperta dei Palmenti rupestri di Brancaleone Vetus (RC)

Un pomeriggio di Ferragosto speciale, l’escursione che si propone è l’esplorazione di alcuni palmenti rupestri dell’area di Brancaleone Vetus, in un itinerario ricco di storia e di nuove scoperte archeologiche, frutto delle nostre ricognizioni in questi ultimi due anni, che hanno portato alla luce luoghi ricchi di storia.

L’escursione che si propone sarà duplice, nella prima parte relativa al palmento “A” sarà un percorso non tracciato con zone esposte, quindi consigliata ad un pubblico con più esperienza, munita di calzature idonee al percorso impervio! Sarà possibile sostare qualche minuto nella piazzetta panoramica della chiesa, fino al termine del gruppo in visita al Palmento “A”.

L’itinerario prevede la visita a 3 dei 7 palmenti scoperti nell’area di Brancaleone adiacenti al borgo, con la visitazione di un sito ove giacciono alcuni ritrovamenti lapidei appartenuti all’antica chiesa seicentesca dell’Annunziata e dei muretti a secco antichissimi! Subito dopo, si proseguirà con la visita alla Grotta della Madonna del Riposo per ammirare gli splendidi affreschi seicenteschi finalmente visitabili, faremo un salto nel passato attraverso la casa grotta, per poi proseguire verso l’acrocoro del borgo, dove oltre alle viste panoramiche sulla Vallata degli Armeni, ci attenderà la visitazione della chiesa-grotte dell’ albero della vita, con i suoi straordinari graffiti e resti di un forno scavato nella roccia.

Un itinerario emozionale, che ci accompagnerà sino al tramonto e che si concluderà presso la ex chiesa dell’Annunziata che oggi ospita il  “Centro Documentazioni di Brancaleone Vetus” arricchita di immagini d’epoca, documentazione scientifica e una collezione di icone in stile Bizantino, oltre alle oltre a diorami che riproducono l’antica chiesa Matrice.

 

–PROGRAMMA–

Ore 17:20 Raduno e registrazioni partecipanti (Piazza Chiesa Parrocchiale Maria S.S. Annunziata (frazione Paese Nuovo) LINK GOOGLE MAPS
Ore 17:40 Partenza con le proprie auto per Brancaleone Vetus (10 minuti in auto)
Ore 17:50 arrivo presso la piazzetta del borgo (parcheggio automobili)
Ore 18:00 inizio mini-trekking alla scoperta dei palmenti rupestri, esperienza immersiva tra i vicoli del borgo, percorso medievale, e visita al Centro Documentazioni.
Ore 20:00 Fine escursione, saluti e rientro

–SCHEDA TECNICA–

GRADO DI DIFFICOLTA’; “E” – escursionistico nella prima parte, “T” turistico nella seconda parte dell’itinerario
LIVELLO DI DIFFICOLTA’: Medio(nella prima parte)  Facile (nella seconda parte dell’itinerario)
DISLIVELLI: irrisori
CONDIZIONI DEL PERCORSO: Sentieri, selciati, terrazzamenti
PRESENZA D’ACQUA: No

–EQUIPAGGIAMENTO CONSIGLIATO–

Scarpe da trekking, scorta d’acqua (almeno 1,5lt), Bastoncini da trekk (facoltativi), crema o spry anti-zanzare (facoltativo).

COME PARTECIPARE–

Prenotazione obbligatoria telefonando al numero 347-0844564 fornendo il proprio nome e cognome (entro e non oltre il 13 Agosto 2022) prenotazione anche via WHATSAPP

–QUOTA DI PARTECIPAZIONE–

La partecipazione ha un costo simbolico di 10€ (quale contributo volontario per il sostegno delle attività di rigenerazione del borgo della Pro Loco di Brancaleone)

ISCRIZIONI PER UN MINIMO DI 10 PERSONE ED UN MASSIMO DI 20 PERSONE!
*I minori sotto i 18 anni possono partecipare se accompagnati e sotto tutela di un adulto

 

–NOTE IMPORTANTI–

*Ogni partecipante è tenuto ad equipaggiarsi di mascherine monouso marchio CE, disinfettante/gel mani, a tenere le distanze previste dalle regole anticontagio (almeno 1,5mt), 

*Trattandosi di attività all’aperto gli ingressi in grotta e nei luoghi al chiuso (centro documentazioni di Brancaleone Vetus) avverranno nel rispetto delle normative vigenti. Ogni partecipante è pregato di collaborare al fine della buona riuscita dell’evento.

*L’organizzazione si esime sin da ora da ogni responsabilità civile o penale che possa derivare da infortuni durante lo svolgimento dell’escursione, ognuno partecipa volontariamente ASSUMENDOSI LA PROPRIA RESPONSABILITA’.

 

Domenica 21 Agosto; alla scoperta della Valle degli Armeni

Un’escursione breve ma intensa, che ci porterà alla scoperta della famosa degli armeni, ma anche del mondo bizantino, con i suoi monumenti e resti archeologici di superficie. Sarà un viaggio emozionante, ricco di contrasti paesaggistici e culturali, in un entroterra intriso di profumi e spiritualità.

Prima tappa del pomeriggio sarà il Monumento Bizantino di Santa Maria di ridetti (Staiti) con immerso in una silente vallata, ci farà percorrere la storia dal periodo ellenico sino all’età moderna. Oggi l’abazia si presenta in stato di rudere ben conservato, con ancora integre le evidenze architettoniche di questo edificio tra i più unici del territorio dell’area Grecanica.

Ci si sposterà sempre in Auto verso Rocca Armenia di Bruzzano Zeffirio, qui un complesso fortilizio e di una città cinta da mura, ci condurrà nel medioevo, alla scoperta del perchè e del come gli armeni abbiano influenzato questo territorio, crocevia di popolazioni, ma anche baluardo della cultura antica di tutta la Calabria.

Una breve visita ai resti del castello e ad una grande caverna, ci porterà alla scoperta dei panorami di tutta la vallata che si affaccia sul mar ionio, ma una visita all’arco trionfale dei Principi Carafa coronerà questa escursione con scorci su un passato glorioso.
Gran finale con la degustazione di vini locali, per brindare all’estate al calar della sera…

 

–PROGRAMMA–

Ore 17:00 Raduno e registrazioni partecipanti (Piazza Chiesa Parrocchiale Maria S.S. Annunziata (frazione Paese Nuovo) LINK POSIZIONE GOOGLE MAPS
Ore 17:15 Partenza con le proprie auto per Santa Maria di Tridetti (15 minuti in auto)
Ore 17:30 arrivo a Santa Maria di Tridetti -Staiti ( parcheggio automobili)- visita al complesso storico monumentale
Ore 18:30 Partenza per Bruzzano Vetere – Rocca degli Armeni (Parcheggio automobili) passeggiata immersiva fra i ruderi del centro storico antico, castello, arco dei principi.
Ore 19:30 – Brindisi al tramonto
Ore 20:00 Fine e Saluti e partenza per il rientro alle auto.

 

–SCHEDA TECNICA–

ESCURSIONE: T (Turistica)
LIVELLO DI DIFFICOLTA’: Facile
PRESENZA D’ACQUA: NO (Bruzzano Vetere)
–EQUIPAGGIAMENTO CONSIGLIATO–

Scarpe comode o chiuse (meglio da ginnastica), Cappellino, occhiali da sole, scorta d’acqua (almeno 1,5lt), crema o spry anti-zanzare (facoltativo)

 

–COME PARTECIPARE–

Prenotazione obbligatoria telefonando al numero 347-0844564 fornendo il proprio nome e cognome (entro e non oltre il 20 Agosto 2022) anche WHATSAPP!

–QUOTA DI PARTECIPAZIONE–

La partecipazione ha un costo simbolico di 10€ (quale contributo volontario per il sostegno delle attività della Pro Loco di Brancaleone) da versare sul luogo dell’appuntamento.

–ISCRIZIONI LIMITATE–

PER UN MINIMO DI 10 PERSONE ED UN MASSIMO DI 30 PERSONE!
*I minori sotto i 18 anni possono partecipare se accompagnati e sotto tutela di un adulto

–NOTE IMPORTANTI–

*Ogni partecipante è tenuto ad equipaggiarsi di mascherine monouso marchio CE, disinfettante/gel mani, a tenere le distanze previste dalle regole anti-contagio (almeno 1,5mt),

*Trattandosi di attività all’aperto, ogni partecipante è pregato di attenersi alle regole anti-covid.

*L’organizzazione si esime sin da ora da ogni responsabilità civile o penale che possa derivare da infortuni durante lo svolgimento dell’escursione, ognuno partecipa volontariamente ASSUMENDOSI LA PROPRIA RESPONSABILITA’.

 

Venerdì 12 Agosto – Escursione Notturna a Brancaleone Vetus (tra leggende e misteri)

Torna quest’anno l’appuntamento più CULT dell’estate Brancaleonese,  l’esplorazione in notturna di Brancaleone Vetus per ammirare le stelle e conoscere i segreti del borgo antico sotto un’altra veste.

L’escursione di quest’anno si svolgerà, in un itinerario EMOZIONALE, sotto il chiarore della prima LUNA PIENA d’AGOSTO, che ci farà da cornice mentre si leverà chiara e luminosa nel cielo di Agosto! Misteri, leggende, racconti nella piazzetta del borgo, sopra il paese costiero illuminato come un lenzuolo di stelle. Brancaleone Vetus come molti altri borghi abbandonati della Calabria, sa raccontare un mondo fatto di persone, fatti, misfatti, vicissitudini. Un piccolo mondo nascosto fra gli anfratti naturali, grotte, antiche abitazioni, vicoli, scorci e profumi, che anche di notte sanno regalare sensazioni indescrivibili.

Vi condurremo alla scoperta dell’antica città rupestre, dei suoi segreti e della profonda spiritualità, attraverso un percorso narrato e narrante, privo di fantasmi o cose del genere, ma altrettanto ricco di sorprese!

Muniti ognuno di torcia elettrica visiteremo: la Grotta della Madonna del Riposo, con i suoi affreschi seicenteschi al suo interno, la casa-grotta, le rocce mioceniche, i sito dei silos-granai (ci entreremo dentro), la chiesa-grotta dell’Albero della vita, il sito dell’antica chiesa Protopapale dell’Annunziata con le sue tombe-cripta e la chiesa nuova dell’Annunziata degli anni ‘30 che ospita oggi il “Centro Documentazioni di Brancaleone Vetus” oltre a ciò che resta dell’antico altare barocco.

–PROGRAMMA–

Ore 21:20 Raduno e registrazioni partecipanti (Piazza Chiesa Parrocchiale Maria S.S. Annunziata (frazione Paese Nuovo) LINK POSIZIONE GOOGLE MAPS 
Ore 21:40 Partenza con le proprie auto per Brancaleone Vetus (10 minuti in auto)
Ore 21:50 circa arrivo presso località Bova (a 800mt dal borgo antico) parcheggio automobili
Ore 22:00 inizio esperienza immersiva tra i vicoli del borgo, attraverso storie, leggende, vicissitudini e percorsi medievale, con gran finale del BRINDISI ALLA LUNA con un vino Greco di Ferruzzano sponsorizzato dall’Azienda Agricola Panzera.
Ore 00:30 Fine e Saluti e partenza per il rientro alle auto.

–SCHEDA TECNICA–

ESCURSIONE: T (Turistica)
LIVELLO DI DIFFICOLTA’: Facile
DISLIVELLO: irrisorio
KM A PIEDI: 1km (andata e ritorno)
CONDIZIONI DEL PERCORSO: strada asfaltata e selciati antichi
PRESENZA D’ACQUA: NO, punto ristoro al borgo

–EQUIPAGGIAMENTO CONSIGLIATO–

Scarpe comode (da ginnastica o da trekking), torcia elettrica a mano o frontale, scorta d’acqua (almeno 1,5lt), Bastoncini da trekk (facoltativi), crema o spry anti-zanzare (facoltativo)

–COME PARTECIPARE–

Prenotazione obbligatoria telefonando al numero 347-0844564 fornendo il proprio nome e cognome (entro e non oltre il 10 Agosto 2022) anche WHATSAPP!

–QUOTA DI PARTECIPAZIONE–

La partecipazione ha un costo simbolico di 10€ (quale contributo volontario per il sostegno delle attività di rigenerazione del borgo della Pro Loco di Brancaleone) da versare sul luogo dell’appuntamento.

–ISCRIZIONI LIMITATE–

PER UN MINIMO DI 10 PERSONE ED UN MASSIMO DI 30 PERSONE!
*I minori sotto i 18 anni possono partecipare se accompagnati e sotto tutela di un adulto

–NOTE IMPORTANTI–

Ogni partecipante è tenuto ad equipaggiarsi di mascherine monouso marchio CE, disinfettante/gel mani, a tenere le distanze previste dalle regole anticontagio (almeno 1,5mt), 

Trattandosi di attività all’aperto gli ingressi in grotta e nei luoghi al chiuso (centro documentazioni di Brancaleone Vetus) avverranno nel rispetto delle normative vigenti. Ogni partecipante è pregato di collaborare al fine della buona riuscita dell’evento.

L’organizzazione si esime sin da ora da ogni responsabilità civile o penale che possa derivare da infortuni durante lo svolgimento dell’escursione, ognuno partecipa volontariamente ASSUMENDOSI LA PROPRIA RESPONSABILITA’.

 

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