Una terra autentica

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Alla scoperta dei Calanchi di Palizzi al tramonto

Domenica 29 Settembre ci immergeremo nella bellezza del tramonto di fine estate con l’escursione ai Calanchi di Palizzi. Sarà un entusiasmante viaggio che ci proietterà indietro nel tempo di 3 milioni e mezzo di anni fa, tra queste formazioni di “Marne bianchissime” tra natura e ricchissima biodiversità che contraddistingue questo luogo dichiarato S.I.C. (Sito di Interesse Comunitario).

L’escursione si svolgerà in due tappe, vicine fra loro e raggiungibili in automobile.

I contrasti, il paesaggio, la forza della terra, sarà prorompente, in un luogo tra i più suggestivi del territorio reggino, portato in auge dalla nostra associazione che sin dal 2015 promuove questo sito, oggi divenuto fra i più instagrammabili del territorio Calabrese e Reggino.

Come da tradizione, ci sarà anche la visita ad una nuova realtà imprenditoriale del territorio, un complesso residenziale immerso nella natura che scopriremo insieme ai gestori, sarà anche un modo per conoscere una bella realtà del territorio che si proietta verso una nuova formula di ospitalità diffusa che rappresenta un volano importante di sviluppo per questo territorio.

 PROGRAMMA:

Ore 15:30 Raduno e registrazione partecipanti a Palizzi Marina (ex SS106). Riferimenti Google maps https://maps.app.goo.gl/bn9FLrCaaWHjerUC9

16:00 Visita ed esplorazione nella “prima parte” del sito dei calanchi antistanti al mare per godere di paesaggi inediti.

Ore 17:00 Trasferimento in auto presso la “Pineta Comunale di Palizzi” con Visita ed esplorazione alla “seconda parte” del sito dei Calanchi, per godere del magico tramonto.

Ore 19:30 (poco distante) saremo ospiti presso il BeB “Una terrazza sul mare” dove vi sarà un apericena all’interno dei giardini della struttura, e visita all’intero complesso residenziale, per conoscere una nuova realtà imprenditoriale giovanile

Ore 20:30 Fine e saluti

 

SCHEDA TECNICA

Escursione di tipo: T (Turistica)
Lunghezza complessiva: Irrilevante
Dislivelli: Irrilevanti
Terreno: Marne bianche
Acqua: No
Adatta ai bambini: Si (se accompagnati da un adulto)

 

ATTREZZATURA CONSIGLIATA;

Abbigliamento adatto al periodo, scarponcini o scarpe da ginnastica di gomma, cappellino, occhiali da sole, giacca a vento, acqua (almeno 1lt), macchina fotografica o smartphone, bastoncini (facoltativi)

 

COME PARTECIPARE?

Le adesioni sono aperte sino al 27 Settembre2024 inviando un messaggio WhatsApp al numero 347-0844564 (inviando il proprio nome e cognome).

 

QUOTA DI PARTECIPAZIONE;

Quota di partecipazione 20€ a persona (comprende apericena)
(La quota potrà essere versata direttamente presso il luogo dell’appuntamento)

 

NOTA IMPORTANTE:

Non è prevista polizza assicurazione infortuni, la partecipazione implica l’esonero di ogni responsabilità civile o penale dell’organizzazione, la quale svolge il ruolo di organizzazione, divulgazione e promozione dei luoghi sul territorio Calabrese.

 

14 Agosto, escursione notturna a Brancaleone Vetus

Torna l’appuntamento più cult dell’anno con la tradizionale escursione notturna a Brancaleone vetus per conoscere i segreti e i misteri del sito rupestre.

Brancaleone Vetus come molti altri borghi abbandonati della Calabria, racconta un mondo fatto di storia, fatti, misfatti, vicissitudini che hanno caratterizzato la grande storia di popoli e genti che hanno abitato questi luoghi dal fascino immutato nel tempo. Un piccolo mondo nascosto tra anfratti, grotte e abitazioni, vicoli, scorci e profumi, che anche di notte regalano sensazioni indescrivibili. Un viaggio alla scoperta dell’antica città rupestre, dei suoi segreti e della profonda spiritualità.

Muniti ognuno di torcia elettrica visiteremo: Le pareti rocciose mioceniche, i silos-granai, la chiesa-grotta dell’Albero della vita, l’antica chiesa Protopapale dell’Annunziata con le sue tombe-cripta, e la chiesa nuova dell’Annunziata degli anni ‘30 che ospita reperti antichi dell’altare barocco e tante altre particolarità.

 

–PROGRAMMA–

Ore 21:20 Raduno degli escursionisti in Piazza Chiesa Maria S.S. Annunziata (frazione Paese Nuovo) punto gps
Ore 21:40 Partenza con le proprie auto per Brancaleone Vetus.
Ore 21:50 circa arrivo al borgo antico e inizio percorso tra i vicoli del borgo, attraverso storie, leggende, vicissitudini e percorsi esplorativi “a mirar le stelle”.
Ore 00:45 Fine

 

–SCHEDA TECNICA–

ESCURSIONE: T (Turistica)
LIVELLO DI DIFFICOLTA’: Facile
DISLIVELLO: irrisorio
KM A PIEDI: 0 km
CONDIZIONI DEL PERCORSO: selciati antichi
PRESENZA D’ACQUA: Punto ristoro al borgo

 

–EQUIPAGGIAMENTO CONSIGLIATO–

Scarpe comode (da ginnastica o da trekking), torcia elettrica a mano o frontale, scorta d’acqua (almeno 1,5lt), k-way, crema o spry anti-zanzare.

 

–COME PARTECIPARE–

Prenotazione obbligatoria telefonando al numero 3470844564 fornendo il proprio nome e cognome (entro e non oltre il 12 Agosto) MESSAGGI WHATSAPP!

 

–QUOTA DI PARTECIPAZIONE–

La partecipazione ha un costo simbolico di 10€

per i minori 5€ a testa

(Il contributo sarà interamente destinato al sostegno delle attività di rigenerazione urbana del borgo) 

 

–ISCRIZIONI LIMITATE–

PER UN MINIMO DI 10 PERSONE ED UN MASSIMO DI 30 PERSONE!
*I minori sotto i 18 anni possono partecipare se accompagnati e sotto tutela di un adulto

 

–NOTE IMPORTANTI–

L’organizzazione si esime da ogni responsabilità civile o penale che possa derivare da infortuni durante lo svolgimento dell’escursione.

 

Domenica 21 Luglio; alla scoperta di Palizzi Superiore di notte

Kalabria Experience vi porta alla scoperta di uno dei borghi dell’area grecanica più suggestivi, lo farà domenica 21 Luglio a Palizzi Superiore. L’itinerario prevede una full-immersion nel borgo, che attraverso i suoi scorci suggestivi ci farà cogliere la bellezza di vicoli e vedute, attraverso la storia e attraverso le vicissitudini legate al piccolo borgo incastonato in questa parte di Aspromonte. Un’escursione adatta a tutti, che prevede anche un’esperienza gastronomica con prodotti della tradizione del luogo a cura dell’Associazione Poliscin in collaborazione con Cantine Altomonte.

PROGRAMMA:

ore 19:45 appuntamento e ritrovo a Palizzi Marina (Piazza dei Martiri) Link appuntamento 

ore 20:30 Arrivo a Palizzi Superiore (Visita Ponte allo Schiccio e vicoli del borgo)

Ore 21:30 Cena sotto le stelle, nella magica cornice della piazzetta di Palazzo Romano

Ore 22:30 Visita al Catojo  con l’Associazione Thetìs e Chiesa Sant’Anna ed altri scorci caratteristici del borgo

Ore 23:30 Saluti e rientro

 

Quota di Partecipazione:

30€ (Include cena, e quota adesione)

Escursione adatta a tutti!!!!

Prenotazioni entro il 19 Luglio 2024 inviando un messaggio WhatsApp al numero 3470844564

Domenica 9 Giugno, escursione naturalistica alla Scialata di S. Giovanni di Gerace (RC)

Domenica 9 Giugno Kalabria Experience in collaborazione con Camminare Liberi e Calabria Condivisa è lieta di proporvi questa fantastica esperienza percorso Naturalistico della Scialata (Torrente Levadio).

Si tratta di uno dei percorsi naturali più suggestivi tra quelli esistenti nella provincia di Reggio Calabria. Numerose sono le meraviglie che la natura propone in questo percorso che snoda il suo tracciato tra gigantesche rocce granitiche e boschi secolari fittissimi, in una natura incontaminata ricca di flora, così bella da lasciare senza fiato!

Le bellissime cascate offrono agli amanti dell’avventura l’opportunità di trovare un piacevole refrigerio nelle fresche acque della fiumara, alberi secolari e cielo azzurro fanno da sfondo a quella che si può ben definire un’esperienza unica!

 

DESCRIZIONE:

Parcheggeremo le auto presso il Casello della Forestale Giancè, o in alternativa si potrà raggiungere l’inizio del percorso (se le condizioni della strada sterrata sono buone). Si prosegue, sulla sterrata in lieve discesa, con ampie vedute sulle vallate sottostanti.

Dopo circa 15 minuti si arriva alla fontana Fallari, si scende dolcemente e poco dopo si arriva al ponticello di Fallari e da questo punto in poi il torrente Levadio offre dimostrazione di tutta la sua bellezza, inserendosi tra le sue suggestive cascate e ad angoli di bellezza indescrivibile, tra suggestive cascate e vegetazione rigogliosa e fitta, attraverso un sentiero ben tracciato e caratterizzato da passaggi fatti di ponti e passerelle che renderanno più avventuroso il viaggio. Arrivati alla cascata “Marasà” si prosegue salendo attraverso una delle tante scalette di legno che si trovano sul sentiero per poi arrivare alla cascata “Schiavone”, una delle più belle che si trovano sul percorso, che diviene accidentato per via di massi posti nel letto della fiumara, enormi e disposti in modo tale da formare un grazioso laghetto. L’occasione sarà anche per fare un bel bagno nelle freschissime acque! Si lascia il letto della fiumara, superando uno dei tanti ponti che si trovano sul sentiero e ci si immette in un viottolo in lieve salita, molto sdrucciolevole, sotto una fitta foresta di castagni.

Dopo circa dieci minuti senza nessuna difficoltà, incantevole e affascinante si presenta dall’alto lo “schioppo” di località Scogli, uno dei più belli e accattivanti dell’intero sentiero. Da qui il sentiero si snoda tra una lussureggiante vegetazione di elci, che si alterna a formazioni di farnettoroverella, ontani, castagni, faggi e con la presenza sporadica di aceri montani, allori e pioppi tremoli. Nei pressi della sorgente è situata, un’edicola con la statua della Madonna di Lourdes, mentre a qualche metro della roccia, sgorga in gran quantità l’acqua oligominerale della “Scialata”, qui faremo la nostra pausa pranzo. Terminato il pranzo si rifà il percorso all’indietro per arrivare al punto di partenza.

 

PROGRAMMA:

Ore 09:30 Ritrovo e registrazione partecipanti (EX STAZIONE FERROVIE DELLA CALABRIA – GIOIOSA IONICA) Viale delle Rimembranze
Ore 09:50 Partenza per San Giovanni di Gerace
Ore 10:30 Arrivo al casello Giancè e inizio trekking
Ore 13:30 Pausa Pranzo (loc. La Scialata)
Ore 14:30 Partenza per il rientro
Ore 16:30 Arrivo alle auto e saluti

 

SCHEDA TECNICA

Livello: E (escursionistico)
Difficoltà: Medio/Facile
Lunghezza percorso: 8km A/R
Dislivello: 220mt
Durata complessiva: 5h
Presenza d’acqua: SI alla fine del percorso
Fondo: Sentiero
Numero Limitato: MIN. 15 MAX 20 PARTECIPANTI

 

QUOTA DI PARTECIPAZIONE:

20€ (comprende, guida escursionistica e assicurazione infortuni)

 

ATTREZZATURA CONSIGLIATA:

Scarpe da trekking, borraccia d’acqua (almeno 1,5lt), k-way, indumenti di ricambio, costume, bastoncini Trekk (facoltativo, )occhiali da sole, crema protezione solare, cappellino, barrette energetiche e spuntino pranzo.

 

COME PARTECIPARE?

Inviare un messaggio whatsapp al numero 3470844564 e fornire i propri dati “nome e cognome e Codice fiscale” (per la copertura assicurativa) entro e non oltre il 7 Giugno 20224.

Si ricorda che in caso di condizioni meteo avverse, l’escursione sarà rinviata e comunicata ai prenotati il sabato entro le ore 20:00

 

Il giorno dell’Ascensione Usi, Riti, Credenze in Calabria

Qualche ora prima del canto del gallo, alla sola luce di “’a stiddha d’a matina” le contadine son partite di buonora, camminando lentamente, nella strada che oltrepassa il calvario. Chi ha un paniere incrociato al braccio, chi una falce o un bastone per “annettare” la via, intanto tra una chiacchiera e l’altra, hanno raggiunto una scarpata ripida e pietrosa, un po’ fuori paese, alla quale tornano abitualmente , ogni anno, prima del sorgere del sole del giorno solenne della Ascesa al cielo di Nostro Signore. Tanto cammino, per perpetuare un ancestrale rito, che hanno visto fare alle mamme e alle nonne, e che loro con dedizione continuano, un po’ per buon auspicio, un po’ per superstizione, ma soprattutto in ricordo di quando “cotrareddhe” impazienti aspettavano il giorno della Ascensione per andare al mattino presto dalla mano della mamma assieme alle altre comari e vicine di casa alla ricerca della “fortunella.”

U jornu d’a ‘scensiona” quaranta giorni dopo Pasqua, si ricorda la definitiva salita al cielo di Gesù Risorto e rappresenta simbolicamente l’Esaltazione di Gesù Cristo risorto.

La notte tra “‘a vijilia e ‘u jornu da Scenziona” è una delle tante notte magiche dell’immaginario popolare calabrese, nella quale si possono ottenere presagi, e le piante, come avviene per il 24 giugno, hanno proprietà magiche, benefiche e ben auguranti. Nel giorno dell’Ascensione, infatti, era tradizione recarsi prestissimo, prima dell’alba, per trovare e raccogliere i rametti verdeggianti di alcune piante grasse, comunemente dette “erba dell’ascensione”, “erbicella” “santa erva” oltre che “erba della fortuna”, o semplicemente “’a fortunella”. Solitamente si tratta di piante grasse appartenenti alla famiglia delle Sedum cepacee.

A Catanzaro, la credenza vuole che andasse raccolta in luoghi da dove non si vedeva il mare.

Le donne che portavano avanti questa tradizione tramandano oralmente anche delle formulette magiche e invocazioni da recitare per buon augurio al momento del ritrovamento:

– Bona trovata Santa Erba, quandu Jesu jia ppe terra.  Ti guardau e ti benedissa, ricordati sant’erva chi ti dissa?

Dopo il segno di croce, a ringraziamento del ritrovamento e a concessione di poterla raccogliere, qualcuno continua a recitare:

Eu ti scippu santa erva, quandu Jesu jìa ppe terra, ti guardau e ti benedissa,arricordati cchi ti dissa.

A questo punto “erbiceddha da fortuna” veniva raccolta accuratamente, cercando di sfilarla con tutta la radice, e facendo attenzione nella scelta e raccolta di rametti più lunghi e vividi. Successivamente, veniva riposta in setacci o panieri, per facilitarne il trasporto. I primi raggi del sole festivo esorcizzavano le forze del male che agivano di notte ed illuminavano l’altare della Chiesa invitando ad assistere alla prima messa domenicale. Il sole vivo ricordava, infatti, Gesù Risorto ed asceso al cielo in tutto il suo splendore. Non si era degni di vedere quella luce e perciò l’erba era considerata santa perché, attraverso di essa si poteva volgere lo sguardo a Dio. Prima di portarla in casa o di donarla si preparava a un mazzetto, poi una scrollatina a mezz’aria per liberare l’erba santa dal terriccio, dagli insetti o da altre impurità. C’era chi prima di portarla a casa era solito farla benedire in chiesa alla Messa solenne della Domenica di Ascensione. Poi una volta portata presso le abitazioni, era addobbata con un nastrino rosso o bianco. Legata a una cordicella, veniva appesa in un luogo per lo più in penombra della casa, solitamente al capezzale del letto, al quadro della sacra famiglia o proprio vicino al crocifisso.

Qualcuno disponeva in più punti della casa, anche dove c’erano anziani o bambini.

L’erba della Ascensione era una messaggera, si utilizzava principalmente per ottenere dei presagi. Il rametto della piantina veniva infatti posizionato in testa in giù, e se dopo un po’ di giorni tendeva a salire o fioriva era ben augurante altrimenti se fosse rimasto “a testasutta” o  appassito del tutto avrebbe preannunciato guai in vista, sfortuna, e situazioni avverse. Bisognava aspettare sette, venti, o quaranta giorni a seconda della credenza dei vari paesi, per osservare attraverso il posizionamento che nei giorni ha assunto la “fortunella” per interpretare il presagio.

Oltre all’erba dell’ascensione, nella stessa giornata c’era chi raccoglieva e preparava dei mazzetti con fiori di sambuco (‘u maju) e  di ginestra spinosa (a spina santa).

Una volta preparati i mazzetti con “‘u maju, a spina santa e anche l’erva da fhurtuna” venivano portati in chiesa per la benedizione e poi posizionati e appesi dietro la porta di casa per buon augurio e a protezione dell’abitazione. A Cropani, nella giornata dell’Ascensione, si perpetuava un atto di devozione molto originale. Dopo essersi confessati, ci si ritrovava in paese per la recita del Santo Rosario, rigorosamente con lo sguardo rivolto verso il mare:

Bruttu nemicu, pera de ccà /  ‘un venire nè mo’ e nè mai / mancu all’ura da morte mia / ca iu dicu centu voti

Jesù, Jesù, Jesù ( per cento volte).

 Chi bella jurnata ch’ è chissa /  sagghe ‘ncelu Gesù Cristu /  l’aduramu e lu salutamu  / la grazza ca volimu ci la cercamu  / ci la cercamu vulentieri / ppè li sui sacri misteri.

 E vui tutti celesti siti / tutti li sette l’apariti / tutti li sette l’ addumati / davanti l’Eternu Patre.

A Chiaravalle si tramanda un racconto che cerca di spiegare le doti divinatorie di questa piantina grassa:  Gesù, nel salire al cielo, benedisse questa erba perchè, contrariamente a tutte le altre che volgono la loro cima in basso, questa la rivolse in alto, verso il suo creatore. Da allora crebbe spontanea e rimase, quasi sempreverde, emettendo una miriade di fiorellini piccolissimi e bianchi, tendenti al giallino e vagamente profumati.  Potevano raccoglierla tutti, anche i bambini, ma chi voleva compiere questo atto di devozione doveva comunque essere delegato dal capo famiglia, o da una persona anziana. L’incaricato si levava all’alba e nell’uscire di casa, volgeva gli occhi al cielo dicendo: ”Sì fhice juornu piaciendu a Dio. A nuddhu salutu cchiù prima e’ Tia  Stiddha e’cielu  Curuna e’  Campu , Gloria a Patrhe fhjgghju e Spiritu Santu!”

Tale rito come tanti altri sono stati abbandonati e dimenticati, come i fuochi propiziatori della vigilia dell’Ascensione.

In occasione della festa della Ascesa al Cielo di Ns Signore, in alcuni centri della provincia di Reggio Calabria avveniva la distribuzione del latte prodotto in questa solennità, che un tempo era donato dagli allevatori pastori e “massari” ai poveri e, in genere, o a chiunque ne avesse fatto richiesta.

Tale gesto pare che trovasse la sua origine da una leggenda, in base a cui un pastore nel giorno dell’Ascensione avendo rifiutato di regalare del latte ad una donna povera, che lo aveva richiesto, quando si mise a lavorarlo si accorse che esso non “quagghjava”, come punizione divina per il suo rifiuto e vide così sfumare nel nulla tutta la produzione del latte di quel giorno.  Da quel momento in poi, per consentire una produzione regolare per l’intero anno, il latte che veniva prodotto il giorno dell’Ascensione, come gesto propiziatorio, non doveva più essere lavorato e neppure coagulato, bensì donato interamente ai poveri! Il latte diveniva così un alimento rituale per la festa dell’Ascensione, molto probabilmente perchè simbolo di purezza e veniva assunto come ingrediente basilare di diversi piatti tipici, come le minestre, le paste, (i tagliolini) ,che venivano cucinate nel latte, anzichè nell’acqua, sia in versione salata, che  dolce!

 

Di Andrea Bressi

L’antica abbazia della Madonna della Lìca a Pietrapennata- Palizzi (RC)

Il territorio di Palizzi custodisce innumerevoli gioielli dell’antichità e siti di interesse storico-naturalistico-culturale. Oggi vi portiamo alla scoperta dell’antico monastero di Santa Maria della Lica, che testimonia la forte spiritualità di questi luoghi, un tempo frequentati e pullulanti di popoli e genti ci lasciano in eredità testimonianze antiche e importanti per capire la ricchezza di un territorio che i tempi moderni hanno sprecato, distrutto, dimenticato.

Il santuario di tradizione bizantina, presenta segni murari dell’età normanna e giungono fino al XVII sec. Il suo nome deriva da quello della contrada in cui sorge e pare, anche per l’esistenza nella zona di un tempio dedicato ad Apollo Licio. Fino ai primi del 1800 ad Alica, il giorno 8 maggio di ogni anno, si teneva una fiera di bestiame in onore della Madonna. nella chiesa parrocchiale dello Spirito Santo a Pietrapennata frazione di Palizzi. Purtroppo oggi, l’abazia è in stato di rudere, si tratta di una chiesa e di un monastero incastonati in una vallata amena, e consiste in un complesso architettonico rimaneggiato più volte durante i secoli, con brani murari riferibili a diversi periodi storici, dal più antico, risalente presumibilmente al XII secolo, fino al XVII-XVIII secolo.

La chiesa era un edificio a navata unica, di circa 6×13mt (in un rapporto di uno a due tra larghezza e lunghezza) con abside orientata, e forse praticati in periodo successivo un Prothèsis e un Diaconicòn. Nel XVII secolo è stato addossato al muro meridionale il campanile, si tratta di una costruzione molto slanciata ed elegante, curata nei particolari com’è possibile apprezzare dal doppio ordine e dalla cornice di mattonelle policrome. Quest’ultimo particolare decorativo lo rende molto simile al campanile della chiesa di San Sebastiano dell’Amendolea. un campanile a doppio ordine con una cornice di mattonelle policrome, simile a quello della chiesa di S. Sebastiano di Amendolea e di S. Salvatore di Cataforio.

Tra il secolo XVII e quello successivo, venne costruito, esternamente alla chiesa e ruotato rispetto ad essa, verso nord-est, un altro ambiente che potrebbe riferirsi alla sacrestia, di cui parla Mons. Contestabile nel 1670 come opera da completarsi. Sul porticato addossato alla parete meridionale si notano pochi resti di cui una porzione di arcone che, per la sua struttura muraria, è attribuibile al XII secolo. A circa 9mt dal muro meridionale e ad una quota inferiore di circa 1,5mt, vi sono dei poderosi setti murari.

Molte sono le teorie sull’etimologia del termine Alica, alcune dettate dal grande archeologo e storico “Domenico Minuto” asseriscono che il termine “Alica è Alicia” si trovavano già nel XVII° secolo e sembrano avvalorare la certezza che in quell’epoca nella bovesìa il significato della parola volgare “lega o Liga” era meno nota dell’attuale termine greco “Alìthia” termine che ancora oggi è comune nell’area Ellenofona anche nelle varianti di Alìsia e Alìa che significa appunto “la verità”. Altra ipotesi avanzata è che potesse derivare dal Greco lukòs che significa “bosco” a sottolineare la natura remota del luogo.

Quando la chiesa fu fondata, presumibilmente nel XII secolo, presentava una pianta a navata unica e un’abside finale. Oggi è difficile identificare la collocazione originaria dell’abside sia a causa dell’alta vegetazione sia a causa di un ambiente quadrangolare, costruito presumibilmente tra il XVII e il XVIII secolo, che si è sovrapposto alla struttura che alcuni studiosi ritengono sia stata la sacrestia. Probabilmente prima ancora della costruzione della cosiddetta sacrestia era stato eretto il campanile.

Fino al 1887 questa chiesa ha conservato un bellissimo simulacro di marmo bianco d’alabastro a mezzobusto raffigurante la Madonna con Bambino del XV secolo e attribuita alla scuola del Gagini, che poi fu trasferita e si trova tutt’oggi, nella chiesa parrocchiale dello Spirito Santo di borgo di Pietrapennata. La statua a mezzobusto della madonna pare sia arrivata sin qui dalla Sicilia e sbarcata miracolosamente nella marina di Palizzi, all’alba della battaglia di Lepanto, quando i cristiani sbaragliarono definitivamente i Musulmana in occidente.

Grazie alle ricerche storiche, possiamo certamente dire che la chiesa della Lica in effetti non fosse altro che una grangia dello stesso Monastero di Sant’Ippolito che cambiò il titolo in occasione dell’evento storico di Lepanto e dell’arrivo di questa statua. Anche se alcune fonti storiche, riferiscono che il monaco che fondò il monastero, fosse partito dall’Abbazia di Santa Maria di Tridetti (Staiti). Sembra anche probabile che la chiesa rientri nella cosiddetta “via dei romiti”, un itinerario relativo al passaggio dei monaci dove sorgevano molti ricoveri in cui i religiosi in pellegrinaggio potevano meditare, pregare e anche soggiornare.

 

Di Carmine Verduci

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